RAF MATTIOLI: PICCOLI MOMENTI DI GLORIA
Chi crede all'esoterismo e alle "fatture", potrebbe pensare ci fosse una vera e propria "maledizione" sulla testa di "belli e dannati" giovani attori del cinema italiano degli anni '50. Alcuni deceduti giovanissimi, nel pieno del successo, come Franco Pastorino (il celeberrimo marchesino Eugenio di "Miseria e nobiltà" di Mario Mattòli), altri morti ancora prematuramente e dopo una brillante carriera conclusasi con una parabola discendente, come i "poveri ma belli" Renato Salvatori e Maurizio Arena, o anche un altro bel "fusto", Antonio Cifariello, deceduto in circostanze drammatiche, in un incidente aereo, impegnato come documentarista televisivo dopo aver lasciato il cinema. Tra questi, un posto - certamente poco ambito - occupa anche un'altra sfortunata promessa del cinema italiano scomparsa esattamente sessant'anni fa, il 12 ottobre 1960: Raf Mattioli.
Come i sopracitati giovanotti, anche Mattioli aveva tutte le carte in regola per sfondare nel magico mondo di Cinecittà nel Dopoguerra: giovane, alto, bello, dallo sguardo limpido e malinconico. Raffaele Mattioli - per l'anagrafe - era un ragazzo come tanti: figlio di una benestante famiglia napoletana (nacque a Napoli il 18 ottobre 1936), diploma classico e (forse) una brillante carriera forense, visto che frequentava la Facoltà di Giurisprudenza. La sua vita, però, cambiò all'improvviso, quando venne notato dal regista Alberto Lattuada che lo scelse per il ruolo di coprotagonista in un film divenuto un piccolo capolavoro: "Guendalina", uscito nelle sale nel 1957.
Raf Mattioli con Jacqueline Sassard in "Guendalina". |
Con il ruolo di Oberdan, il serio e timido viareggino che si innamora perdutamente della villeggiante Guendalina (interpretata dalla splendida Jacqueline Sassard), Raf Mattioli si ritrovò catapultato sullo schermo, trasferendosi a Roma e intraprendendo una carriera che sembrava promettere bene. Nel corso della sua breve ascesa, durata solo tre anni, partecipò a film tipici per la gioventù del tempo. Commedie spensierate e divertenti come "Vacanze ad Ischia" (1957) e "Primo amore" (1959) di Mario Camerini, "Giovani mariti" (1958) di Mauro Bolognini o "I ragazzi dei Parioli" (1959) di Sergio Corbucci.
In alto, da sinistra, Raf Mattioli, Franco Interlenghi, Antonio Cifariello e Gérard Blain in "Giovani mariti". In basso, Raf Mattioli con Enio Girolami ne "I ragazzi dei Parioli". |
Pellicole in cui condivise la scena con altri giovani talenti come i sopracitati Cifariello e Arena ma anche Franco Interlenghi ed Enio Girolami.
In alto, Raf Mattioli con Christine Kaufmann in "Primo amore". In basso, con Tina Gloriani in "Estate violenta". |
Ma recitò anche in pellicole differenti, come "Estate violenta" (1959) di Valerio Zurlini, con protagonisti Jean-Louis Trintignant ed Eleonora Rossi Drago - in cui ritrovò Jacqueline Sassard. In quell'ottobre di sessant'anni fa, insomma, Raf Mattioli era quasi un attore affermato, con il suo pubblico di ammiratori (ma soprattutto ammiratrici) e un futuro incoraggiante davanti a sé.
Raf Mattioli con Alessandra Panaro ne "Le baccanti". |
Ma questo sogno era destinato a dissolversi. Quel 12 ottobre, infatti, a quasi ventiquattro anni, Raf Mattioli se ne andò via, a causa di una ischemia, in un hotel di Roma dove si era stabilito da un po'. Nel suo immediato futuro c'erano due progetti: l'uscita nelle sale del film peplum "Le baccanti" di Giorgio Ferroni (di cui erano in corso le riprese) e il matrimonio con la sua fidanzata, colei che diede l'allarme in albergo, non avendo ricevuto più sue notizie dal giorno prima. E quel film, quella sua interpretazione, rimane l'ultima immagine di lui e del suo piccolo contributo dato al cinema italiano. Piccoli "momenti di gloria" che ho voluto ricordare qui sul mio blog per rendere omaggio a Raf Mattioli e alla sua breve carriera.
Tutti i suoi film sono stati visti in Cile 63 anni fa. una perdita dolorosa.
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