TINO BUAZZELLI, "GRANDE" TALENTO
Imponente ed elegante, istrionico e misurato. Che la "presenza" di Tino Buazzelli fosse ingombrante non è un segreto per nessuno. E non per via delle sue caratteristiche fisiche, ma soprattutto per le sue immense doti artistiche che ne hanno fatto un vero "grande" del palcoscenico, anche se la sua popolarità nazionale è legata soprattutto alla televisione, dove approdò fin dai primi anni '50.
Nato a Frascati, ai Castelli Romani, il 13 luglio 1922, Agostino Buazzelli - per l'anagrafe - intraprese giovanissimo la strada della recitazione, in campo amatoriale. Frequentò (diplomandosi nel 1946) la prestigiosa Accademia d'Arte Drammatica di Roma, nella stessa classe di indimenticabili interpreti dello spettacolo come Paolo Panelli, Bice Valori, Nino Manfredi, Luigi Squarzina e Vittorio Gassman. Fu proprio con quest'ultimo, nel 1947, che Buazzelli debuttò per la prima volta sul palcoscenico, nella compagnia che "il mattatore" aveva allora con Evi Maltagliati.
Tino Buazzelli (a sinistra) con Walter Festari al Piccolo Teatro di Milano in "Vita di Galileo". |
Cominciò così la sua fulgida carriera, che proseguì senza sosta fino alla morte, cimentandosi con Shakespeare, Miller, Cocteau, Molière, Goldoni e soprattutto Brecht. Si esibì a Roma, a Milano, a Genova, lavorò con Gino Cervi, Romolo Valli, Giorgio Strehler - sotto la cui direzione, al Piccolo Teatro di Milano, nel 1962-1963, interpretò un memorabile Galileo in "Vita di Galileo" di Brecht -, fino a dirigersi da sé, nell'ultima parte della sua carriera, in altrettante pièce di successo. Contemporaneamente si affacciò al cinema, partecipando a più di venti pellicole (alcune al fianco di Totò), ma sempre in ruoli da comprimario.
La sua notorietà, però, è legata soprattutto al piccolo schermo. Oltre ad apparire in molteplici spot di "Carosello", prese parte a numerosi adattamenti televisivi di opere teatrali, come "Gli spettri" (1954) di Ibsen, per la regia di Mario Ferrero, e "La bottega del caffè" (1973) di Goldoni, per la regia di Edmo Fenoglio. Anche se la sua voce calda e il suo volto enigmatico e riflessivo trovarono felice immedesimazione nei panni di Nero Wolfe, il celeberrimo detective amante della buona cucina e dedito alla coltivazione di orchidee, da lui interpretato nell'omonimo sceneggiato di Giuliana Berlinguer, accanto a Paolo Ferrari - nei panni di Archie Goodwin.
Tino Buazzelli con Paolo Ferrari in "Nero Wolfe". |
Nonostante la fama televisiva, però, Tino Buazzelli rimase fino alla fine un attore di teatro, e proprio sul palcoscenico del Teatro di Roma (dove avrebbe dovuto debuttare ne "La città del sole" di Luciantonio Ruggieri, poi annullato per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute), concluse la sua brillante carriera, prima di volare via, il 20 ottobre 1980, dopo una lunga malattia, a soli cinquantotto anni.
Una cosa però è certa: a quarant'anni dalla sua morte sono davvero in pochi a ricordarsi di lui, salvo chi ha avuto la fortuna e l'onore di vederlo in scena, soprattutto in teatro, o nelle sue più celebri interpretazioni televisive. Tuttavia, nel mio piccolo, avevo il dovere - oltre che il piacere - di ricordare Tino Buazzelli nella sua grandezza d'artista, in corpo ed anima, e spero di averlo fatto nel migliore dei modi.
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