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NIENTEPOPODIMENO CHE...MARIO RIVA!

   
"Domenica è sempre domenica". Il 1° settembre 1960 era un giovedì, eppure sono convinto che per tutti gli italiani la sensazione era una sola: la "domenica" non sarebbe stata più la stessa senza di lui. Quel giorno, infatti, Mario Riva, conduttore amatissimo quanto il suo programma "Il Musichiere", esalò l'ultimo respiro nell'ospedale di Verona, dove era stato ricoverato undici giorni prima a seguito di un assurdo quanto fatale incidente.




Era la fine della sua vita, ma anche la conclusione di ben due decenni straordinari che avevano visto Mario Riva emergere prima come attore, dividendosi tra teatro e cinema, poi come conduttore, in radio e nella neonata televisione, di cui fu un pioniere.
Mariuccio Bonavolontà, per l'anagrafe, nacque a Roma il 26 gennaio 1913, da padre napoletano, compositore, e madre abruzzese. Cominciò a recitare fin da giovanissimo, frequentando una filodrammatica ed esordendo poi come "rumorista" nelle sale di doppiaggio della Fono Roma. Alla fine degli anni '30, Mario Riva giunse alla radio, come attore-conduttore in numerose opere di prosa.


"Billi e Riva".

                                                                                                      

Ma è il Dopoguerra a decretarne il successo. Alla fine degli anni '40, infatti, Mario Riva passò all'avanspettacolo e poi alla rivista, lavorando con Totò e Anna Magnani diretto da Michele Galdieri, per poi passare alla commedia musicale firmata Garinei & Giovannini. E proprio in quello stesso periodo, i due incontri che segnarono la sua vita artistica e personale: quelli con Riccardo Billi e Diana Dei.


Mario Riva con Diana Dei.

                                                                                                                                              


Col primo, Mario Riva diede vita ad un lungo sodalizio - tenuto a battesimo da Remigio Paone - iniziato in radio e portato al successo con riviste come "La bisarca" (1950), "Alta tensione" (1951), "I fanatici" (1952), "La granduchessa e i camerieri" (1955) e "Gli italiani sono fatti così" (1956). Spesso al loro fianco si esibì anche Diana Dei, formosa e simpatica soubrette della quale Riva si innamorò,  iniziando una stabile relazione che destò scandalo (essendo lui già sposato).


  In alto, da sinistra, Mario Riva, Riccardo Billi, Alberto Sorrentino ed Enzo Garinei in "Arrivano i nostri".  In basso, ancora Mario Riva con Riccardo Billi in "Scuola elementare".





E proprio insieme a lei e Billi, Mario Riva apparve anche sul grande schermo, in numerose pellicole dove sostanzialmente riportava in scena sketch e personaggi già collaudati in radio e in teatro. Lavorò con Totò, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Nino Taranto, Walter Chiari, Alberto Bonucci, e venne diretto da registi come Mario Mattòli e Steno. Tra le sue migliori interpretazioni, vi era senz'altro quella di Pilade, bidello di una scuola milanese che per arrotondare lo stipendio si arrangiava con lavoretti extra nel film "Scuola elementare" (1954) di Alberto Lattuada, in cui recitò sempre accanto a Billi (nei panni del maestro Trilli).
Il cinema, però, non gli diede mai il successo che, di lì a poco, arrivò con la televisione. Mario Riva, infatti, capì ben presto le potenzialità del piccolo schermo e dopo aver già presentato programmi radiofonici (come "Oplà", condotto poi da Corrado), si affacciò alla neonata Tv, prima con "Un due tre" (1954) con Riccardo Billi - passando poi il testimone a Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi -, poi con altri programmi sperimentali, come "Duecento al secondo" e "La piazzetta".
Riccardo Billi, tuttavia, preferiva di gran lunga dedicarsi al teatro e al cinema. Proprio per questo a metà degli anni '50, la premiata ditta "Billi e Riva" si sciolse e i due proseguirono per strade diverse.
Ma Riva ci aveva visto lungo, tanto è vero che fu proprio la televisione, più del resto, a consacrarlo al pubblico. Nel dicembre del 1957, infatti, andò in onda la prima puntata de "Il Musichiere": un quiz musicale (ispirato ad una trasmissione statunitense) ideato da Garinei & Giovannini e diretto da Antonello Falqui. In ogni puntata, i due concorrenti in gara dovevano compiere un breve percorso lanciandosi - muniti di scarpe da tennis - dalla propria sedia a dondolo verso una campanella che, una volta suonata, permetteva di aggiudicarsi la risposta.


 "Il Musichiere". In alto, Mario Riva con Lorella De Luca. In basso, con Gorni Kramer sulle sedie a dondolo utilizzate dai concorrenti.




Le canzoni venivano eseguite dall'orchestra diretta da Gorni Kramer, accompagnato da due cantanti: Johnny Dorelli (poi sostituito da Paolo Bacilieri) e Nuccia Bongiovanni. Ad affiancare Riva nelle tre edizioni, dal 1957 al 1960, si alternarono giovani vallette, al tempo attive anche al cinema e in teatro e destinate ad un successo straordinario, come le "belle ma povere" Lorella De Luca e Alessandra Panaro, oppure Patrizia Della Rovere e Carla Gravina. E poi gli ospiti d'onore, annunciati da un "nientepopodimeno che" divenuto proverbiale: da Totò a Gary Cooper, da Marcello Mastroianni a Louis Armstrong, da Jane Russell ai campioni del ciclismo Fausto Coppi e Gino Bartali.


Mario Riva con due ospiti d'onore a "Il Musichiere". A sinistra con Gary Cooper, a destra con Totò.

                                                                        
 L'anima del programma, però, era Mario Riva: col suo volto ovale e sorridente, la sua parlata romanesca, la familiare simpatia, in grado di tenere incollati al video circa venti milioni degli allora neo-abbonati Rai tutti i sabato sera. Emblematico di ciò, il piccolo cameo di Riva nel film di Luigi Zampa "Il vigile", dove il solerte vigile Otello Celletti (Alberto Sordi) veniva salutato dall'attrice Sylva Koscina dalla trasmissione "Il Musichiere", svelando a quei milioni di telespettatori di essere stata "graziata" per via della sua popolarità, riuscendo così a scamparsi una multa salatissima per essersi messa alla guida senza documenti. Ma "Il Musichiere" era anche il programma con cui gli italiani "salutavano" il sabato sera accogliendo la domenica, annunciata dalla sigla di chiusura  citata all'inizio. Un vero tormentone scritto da Garinei & Giovannini insieme a Kramer. Anch'esso iconico, forse più dello stesso programma, che fu un appuntamento fisso per ben novanta puntate fino al maggio 1960.
Mario Riva era dunque ormai una celebrità e nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe accaduto. L'agosto successivo, esattamente il 21, il conduttore era pronto per l'ultima serata de "Il Festival del Musichiere" all'Arena di Verona. Erano le 21:15: mentre erano in corso i preparativi per l'imminente inizio dello spettacolo - trasmesso in diretta televisiva -, Mario Riva cadde su un praticabile alle spalle del palcoscenico, precipitando in una buca coperta da un sacco di tela e facendo un volo di ben tre metri che gli causò molteplici fratture, tra cui quella di una vertebra dorsale. All'inizio non si pensò al peggio. Il programma andò in diretta televisiva condotto da Miranda Martino - improvvisatasi conduttrice, dopo aver partecipato come cantante al Festival nei giorni precedenti -, nello sconcerto del pubblico che si chiedeva dove fosse Riva. Il giorno dopo, i giornali annunciarono la sua caduta e il ricovero all'ospedale di Verona. Si alternarono dispacci e articoli discordanti, che parlavano di riprese e ricadute continue. Ma la situazione era ben più grave. Mario Riva, infatti, ebbe delle complicazioni di natura polmonare e cardiaca. Delirava per la febbre. Il 31 agosto, i giornali annunciarono che le sue condizioni di salute erano irreparabili. Il giorno successivo, l'annuncio dell'avvenuta scomparsa. Accanto a lui la madre, il fratello Aldo, la compagna Diana Dei e il figlio da lei avuto, Antonello, di soli otto anni (divenuto poi regista di programmi televisivi e rinomato chef, scomparso pochi mesi fa). Nei giorni in cui la Capitale gioiva per le vittorie delle diciassettesime Olimpiadi, duecentocinquantamila persone, tra uomini di spettacolo, amici e tanta gente comune, si riunirono nella Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria, in Piazza Euclide, per assistere ai funerali di Mario Riva: momenti di forte commozione e tristezza ne "l'ultimo sabato dell'amico del sabato sera", come dichiarò il cronista del Cinegiornale Luce che documentò quegli attimi. E probabilmente non ho esagerato all'inizio. Forse è vero che da allora in poi la "domenica" non è stata più la stessa. Il suo ricordo, però, quello no. A sessant'anni dalla sua scomparsa, infatti, la sua immagine è ancora viva negli occhi e nel cuore della gente, come nella storia televisiva italiana. Sorridente, affabile e gentile: "nientepopodimeno che" e semplicemente Mario Riva.

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