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 MAURO DE MAURO: MEZZO SECOLO DI  MEZZE " VERITA' "

"La verità ha un solo modo d'essere" diceva Jean-Jacques Rousseau, ed è forse proprio questo il problema. Essa non è affatto negoziabile, non può essere "scelta" ma va semplicemente appurata. Un verbo, quest'ultimo, che poco si sposa col termine verità. Mauro De Mauro lo sapeva molto bene, e alla fine lo ha provato sulla propria pelle. Quella "verità" lui la cercava e probabilmente l'aveva anche trovata quel 16 settembre 1970, quando scomparve nell'oscurità di un' afosa serata palermitana, montando sulla sua auto con tre uomini che lo aspettavano sotto casa sua.




Da allora le verità divennero due: quella sulla sua scomparsa e quella da lui "trovata", quello scoop di cui aveva accennato alla famiglia e ad alcuni suoi colleghi a "L'Ora" di Palermo, il quotidiano per cui lavorava dalla fine degli anni '50: un giornale di sinistra, vicino al Partito comunista, che capì ben presto le sue potenzialità, sorvolando così sui "peccati" di gioventù di De Mauro, ex repubblichino arruolato nella Xa Flottiglia Mas del Principe Junio Valerio Borghese. E proprio quest'ultimo rientra tra le tante "verità" sul perché della sua morte e su ciò che il giornalista aveva scoperto. La prima pista, però, quella seguita all'inizio, fu la misteriosa scomparsa di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni caduto vittima di una esplosione aerea (anche se allora ancora si parlava di incidente) nei cieli di Bascapé, in provincia di Pavia, a pochi chilometri in linea d'aria dall'aeroporto di Linate, dove era diretto. Era il 27 ottobre 1962: quel giorno Mattei era di ritorno dalla Sicilia, dopo una visita a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, dove l'Eni aveva scoperto importanti giacimenti di metano, come a Gela e a Ragusa. Mauro De Mauro, in quell'estate del 1970, era stato contattato dal regista Francesco Rosi per documentare quei giorni siciliani di Mattei, sul quale voleva realizzare un film (che sarebbe stato poi "Il caso Mattei") e il giornalista si stava occupando proprio di quello poco prima della sua scomparsa. Secondo tale ipotesi De Mauro sarebbe quindi stato ucciso per aver scoperto qualcosa sulla morte di Mattei. La seconda pista fu invece quella del Golpe Borghese, il fallito tentativo di colpo di Stato del dicembre 1970 ordito dall'ex capo della Xa Mas, con cui De Mauro era rimasto in ottimi rapporti. Anni dopo, poi, arrivò una terza verità, quella che certificava un dubbio già presente anche nelle precedenti indagini: il coinvolgimento della Mafia, su cui il giornalista aveva spesso indagato. Le dichiarazioni di alcuni pentiti di Cosa Nostra hanno portato al processo (il terzo ed ultimo) con la condanna dei boss Bernardo Provenzano e Totò Riina come autori del rapimento e della sua uccisione, per strangolamento. Processo conclusosi con l'assoluzione di Riina.
Comunque, tra mille indagini, sentenze, prove e depistaggi, quale fosse la verità, quella che "ha un solo modo d'essere", non è ancora completamente chiaro, e dopo mezzo secolo quella "verità" continua a conoscerla soltanto il cielo afoso di Palermo di quella sera, oscuro e misterioso. Proprio come la verità a cui Mauro De Mauro era arrivato.

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