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OTTANT'ANNI PER MARIA GRAZIA BUCCELLA: LA "DOLCE ESUBERANZA" DEL CINEMA ITALIANO

Dolce, ironica e bella. Una bellezza prorompente: quella delle "maggiorate" che andavano tanto di moda tra gli anni '50 e '60. Maria Grazia Buccella, però, alla lodevole età di ottant'anni, rischia di essere dimenticata rispetto a sue illustri colleghe "di taglia", come Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Sicuramente, la sua carriera è stata meno intensa, più breve, ma il suo sguardo limpido e le sue curve sinuose sono riusciti a conquistarsi un posto negli annali del cinema e nel cuore degli italiani. È indubbio, infatti, che la bellezza abbia avuto un ruolo importante nella sua carriera.




Nata a Milano - il 15 agosto 1940 - ma cresciuta a Trento, ha ancora diciassette anni quando viene eletta Miss Venezia Tridentina, arrivando sesta, due anni dopo, nella finale di Miss Universo.
Il suo primo approccio al cinema, in realtà, risale a qualche anno prima, quando  debutta in "La nostra pelle" (1951) di Raymond Bernard, accanto a Paolo Stoppa. È però la vittoria al concorso di bellezza che le spalanca le porte del successo.
Sono proprio le sue doti estetiche a fare di Maria Grazia Buccella un volto noto al pubblico. Inizia già alla fine degli anni '50, comparendo sulle copertine di alcuni dischi del celebre cantante Fred Buscaglione: come "pupa" del "dritto di Chicago", d'altronde, si presta bene. E al cinema, in effetti, i ruoli di Maria Grazia Buccella sono sempre strettamente legati alla sua avvenenza. Con quell'aria stupita, le forme giunoniche e la vocetta stridula ma dolce, diventa ben presto l'icona di donna "bella e scema",  di "oca" simpatica ma poco intelligente. Dopotutto è proprio questo il ruolo che si ritrova a portare sullo schermo ripetutamente, diventando una figura ricorrente della "commedia all'italiana".


Da sinistra: Mario Carotenuto, Maria Grazia Buccella e Loris Gizzi in "La donna degli altri è sempre più bella".


                                                                          

La troviamo nei panni dell' "amica" di un imprenditore romano (Mario Carotenuto), nel film a episodi "La donna degli altri è sempre più bella" (1963) di Marino Girolami, in quelli di una attricetta di belle speranze dalla cotta facile, in viaggio con altre due colleghe in Argentina, al seguito del loro agente (Vittorio Gassman) ne "Il gaucho" (1964) di Dino Risi, o in quelli di Gloria, l'amante "inconsapevole" del marito (Nino Manfredi) della sua migliore amica Marta (Catherine Spaak) nel gustosissimo "Adulterio all'italiana" (1966) di Pasquale Festa Campanile. Oppure ancora nel ruolo di Egle, una delle otto mogli del poligamo Alfredo (Ugo Tognazzi) in "Mènage all'italiana" (1965) di Franco Indovina.


In alto, Maria Grazia Buccella con Catherine Spaak in "Adulterio all'italiana".
In basso, con Ugo Tognazzi in "Mènage all'italiana".



Ma Maria Grazia Buccella prende parte anche a "Il boom" (1963) di Vittorio De Sica, nel piccolo ruolo della segretaria, con Alberto Sordi,  a "L'armata Brancaleone" (1966) di Mario Monicelli, con Vittorio Gassman, e  a  "Caccia alla volpe" (1966), in cui recitò al fianco di Peter Sellers, sempre sotto la direzione di De Sica.



 Maria Grazia Buccella con Peter Sellers in "Caccia alla volpe".

                                                                                                          


Tuttavia, tra le sue interpretazioni migliori spiccano due film: "Ti ho sposato per allegria" (1967), accanto a Monica Vitti e Giorgio Albertazzi - che gli valse un Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista - e "Basta guardarla" (1970), accanto a Carlo Giuffré e Mariangela Melato, entrambi diretti da Luciano Salce.



 In alto, Maria Grazia Buccella con Monica Vitti e Giorgio Albertazzi in "Ti ho sposato per allegria".
                 In basso, con Carlo Giuffré in "Basta guardarla".


                                                         



Sarebbe però sbagliato considerare Maria Grazia Buccella una "bellona" senza qualità. Sebbene infatti negli anni '70 si sia dedicata al nascente filone della "commedia sexy" - posa anche nuda per la rivista Playboy -, sono state le sue capacità recitative a permetterle di costruirsi il "suo" personaggio, attraverso sapienti caratterizzazioni.



   Maria Grazia Buccella e Antonio Allocca ne "I ragazzi della terza C".

                                                                      

Comunque sia, è sempre rimasta legata al cliché della "bambolona", e forse proprio per questo, già dai primi anni '80, la sua presenza è diventata sempre meno frequente. Si contenta di qualche piccola partecipazione, come nel 1988, quando compare in televisione - in un piccolo cameo - nella serie cult "I ragazzi della 3 C": interpreta una piacente signora di cui si invaghisce il professore d'italiano (l'indimenticato Antonio Allocca, grande attore partenopeo) durante la settimana bianca della scuola.

Oggi Maria Grazia Buccella è ormai lontana dai riflettori. Sporadicamente è riapparsa in televisione e recentemente ha anche rilasciato un'intervista in merito alle vicende giudiziarie del produttore  Vittorio Cecchi Gori, col quale negli anni '60 ha avuto una lunga relazione trasformatasi poi in una solida amicizia.
Della sua carriera, però, si parla ben poco ed è un peccato. Perché Maria Grazia Buccella ha avuto sì una vicenda artistica piuttosto breve e legata fortemente al suo aspetto fisico, che le ha permesso di ritagliarsi un posto nel mondo del cinema. È però anche vero che "l'occhio vuole la sua parte" e la bellezza, comunque sia, è un pregio non da poco. Ed è per questo che, in occasione del suo compleanno, ho voluto dedicare un articolo ai successi, al talento e alla  "dolce esuberanza" di questa iconica bellezza del cinema italiano

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