LEO CHIOSSO: "L'ANIMA" DI FRED
Bulli e pupe, scazzottate e sparatorie, fiumi di sangue e whisky. Il tutto, però, sul filo del sorriso: sebbene quello beffardo e malizioso di Fred Buscaglione. Nelle parole di Leo Chiosso c'era tutto questo: un mondo fantasioso che faceva il verso ai gangster d'oltreceano portati al successo dal cinema e dai romanzi polizieschi (di cui lui era accanito lettore). Fu proprio lui a lanciare - grazie anche al contributo di Gino Latilla, che li introdusse alla CETRA - il "mito" Fred Buscaglione nell'Italia degli anni '50, portando un po' di "ritmo" nella musica melodica.
Si conobbero a Torino, prima della Seconda guerra, nel 1936, quando Ferdinando Buscaglione - non ancora diventato "Fred" - iniziava ad esibirsi nei night della città. Chiosso - nato a Chieri l'8 agosto 1920 - scriveva già poesie e frequentava la Facoltà di Giurisprudenza (dove si laureò poco dopo), giocando anche a rugby nella squadra del GUF (Gruppi Universitari Fascisti). Nel frattempo, mentre Fred mieteva i suoi primi successi tra il pubblico sabaudo, Chiosso fece il suo ingresso nel mondo dello spettacolo, prima come attore, poi scrivendo scenette per Angelo Nizza e Riccardo Morbelli, noti autori della rivista e di programmi radiofonici (come il celebre "I Quattro Moschettieri").
Lo scoppio del Conflitto, però, li separò. Entrambi arruolati nell'esercito, vennero fatti prigionieri: Buscaglione venne internato in Sardegna dagli Americani e Chiosso - dopo l'8 settembre - deportato in un campo di concentramento tedesco in Polonia.
Si ritrovarono nel capoluogo piemontese subito dopo la guerra, dando vita ad un sodalizio vincente che produsse canzoni memorabili, come" Tchumbala Bey" - incisa e portata al successo dal loro "padrino" Gino Latilla - "Che bambola!", "Eri piccola", "Che notte", "Il dritto di Chicago": racconti di un finto duro, un gangster innamorato e suonato, spietato e vinto, alcolizzato e romantico. Una perfetta sinfonia tra le parole di Chiosso e la musica di Fred, che impersonava (in doppiopetto gessato e borsalino) un bullo da strapazzo messo perennemente K.O. da amori futili e amicizie sbagliate.
Un sodalizio che, purtroppo, si concluse miseramente all'alba del 3 febbraio 1960, quando Fred Buscaglione andò a scagliarsi con la sua Ford Thunderbird - una "bagnarola" americana tinta di rosa, proprio da gangster - contro un camion carico di tufo, lungo le strade della Capitale. Pochi giorni dopo, uscì nelle sale il film "Noi duri", sceneggiato da Chiosso, diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato da Totò e Buscaglione.
Nonostante l'immenso dolore, Leo Chiosso proseguì la sua carriera. Collaborò con diverse testate giornalistiche, scrisse opere per il teatro e la televisione, come lo sceneggiato "Le avventure di Laura Storm", interpretato da Lauretta Masiero e Aldo Giuffré. Fu anche autore della "censuratissima" "Canzonissima" '62, quella che costò la cacciata dalla Rai a Dario Fo e Franca Rame. Ma scrisse ancora celebri canzoni, come "Parole parole" portata al successo da Mina e la mitica "Torpedo blu" di Giorgio Gaber.
Con il cuore, però, rimase fino alla fine legato al suo compagno d'avventura Fred - dando perfino quel nome a suo figlio, in segno d'affetto -, a quel decennio straordinario trascorso a scimmiottare i gangster, a far ridere e divertire l'Italia della Ricostruzione che "sognava l'America".
E infatti nella sua casa di Pralormo, in provincia di Torino - paese originario dei suoi genitori -, Leo Chiosso passò gli ultimi anni della sua vita a scrivere il libro "Fred Buscaglione. I giorni di Fred", in cui ripercorreva atmosfere e sentimenti, musiche e ricordi della spensierata giovinezza con "Il dritto di Chicago", che venne pubblicato dopo la sua scomparsa, avvenuta il 25 novembre 2006.
Oggi sono trascorsi esattamente cento anni dalla nascita di Leo Chiosso e ritenevo doveroso dedicargli spazio qui sul mio blog. Non solo quale grande paroliere e autore raffinato di storiche pagine dello spettacolo - scenico e musicale - nazionale, ma soprattutto quale "anima" di Fred Buscaglione: un duo swing, il loro, che in musica, gesti e parole ha fatto divertire la generazione post-bellica segnando indiscutibilmente un'epoca a cui, ancora oggi, ripensiamo con nostalgia.
Si conobbero a Torino, prima della Seconda guerra, nel 1936, quando Ferdinando Buscaglione - non ancora diventato "Fred" - iniziava ad esibirsi nei night della città. Chiosso - nato a Chieri l'8 agosto 1920 - scriveva già poesie e frequentava la Facoltà di Giurisprudenza (dove si laureò poco dopo), giocando anche a rugby nella squadra del GUF (Gruppi Universitari Fascisti). Nel frattempo, mentre Fred mieteva i suoi primi successi tra il pubblico sabaudo, Chiosso fece il suo ingresso nel mondo dello spettacolo, prima come attore, poi scrivendo scenette per Angelo Nizza e Riccardo Morbelli, noti autori della rivista e di programmi radiofonici (come il celebre "I Quattro Moschettieri").
Lo scoppio del Conflitto, però, li separò. Entrambi arruolati nell'esercito, vennero fatti prigionieri: Buscaglione venne internato in Sardegna dagli Americani e Chiosso - dopo l'8 settembre - deportato in un campo di concentramento tedesco in Polonia.
Si ritrovarono nel capoluogo piemontese subito dopo la guerra, dando vita ad un sodalizio vincente che produsse canzoni memorabili, come" Tchumbala Bey" - incisa e portata al successo dal loro "padrino" Gino Latilla - "Che bambola!", "Eri piccola", "Che notte", "Il dritto di Chicago": racconti di un finto duro, un gangster innamorato e suonato, spietato e vinto, alcolizzato e romantico. Una perfetta sinfonia tra le parole di Chiosso e la musica di Fred, che impersonava (in doppiopetto gessato e borsalino) un bullo da strapazzo messo perennemente K.O. da amori futili e amicizie sbagliate.
Da sinistra: Gino Latilla, Leo Chiosso e Fred Buscaglione. |
Un sodalizio che, purtroppo, si concluse miseramente all'alba del 3 febbraio 1960, quando Fred Buscaglione andò a scagliarsi con la sua Ford Thunderbird - una "bagnarola" americana tinta di rosa, proprio da gangster - contro un camion carico di tufo, lungo le strade della Capitale. Pochi giorni dopo, uscì nelle sale il film "Noi duri", sceneggiato da Chiosso, diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato da Totò e Buscaglione.
Nonostante l'immenso dolore, Leo Chiosso proseguì la sua carriera. Collaborò con diverse testate giornalistiche, scrisse opere per il teatro e la televisione, come lo sceneggiato "Le avventure di Laura Storm", interpretato da Lauretta Masiero e Aldo Giuffré. Fu anche autore della "censuratissima" "Canzonissima" '62, quella che costò la cacciata dalla Rai a Dario Fo e Franca Rame. Ma scrisse ancora celebri canzoni, come "Parole parole" portata al successo da Mina e la mitica "Torpedo blu" di Giorgio Gaber.
Con il cuore, però, rimase fino alla fine legato al suo compagno d'avventura Fred - dando perfino quel nome a suo figlio, in segno d'affetto -, a quel decennio straordinario trascorso a scimmiottare i gangster, a far ridere e divertire l'Italia della Ricostruzione che "sognava l'America".
E infatti nella sua casa di Pralormo, in provincia di Torino - paese originario dei suoi genitori -, Leo Chiosso passò gli ultimi anni della sua vita a scrivere il libro "Fred Buscaglione. I giorni di Fred", in cui ripercorreva atmosfere e sentimenti, musiche e ricordi della spensierata giovinezza con "Il dritto di Chicago", che venne pubblicato dopo la sua scomparsa, avvenuta il 25 novembre 2006.
Oggi sono trascorsi esattamente cento anni dalla nascita di Leo Chiosso e ritenevo doveroso dedicargli spazio qui sul mio blog. Non solo quale grande paroliere e autore raffinato di storiche pagine dello spettacolo - scenico e musicale - nazionale, ma soprattutto quale "anima" di Fred Buscaglione: un duo swing, il loro, che in musica, gesti e parole ha fatto divertire la generazione post-bellica segnando indiscutibilmente un'epoca a cui, ancora oggi, ripensiamo con nostalgia.
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