MARISA VERNATI, SEDUCENTE SPLENDORE
Un fisico statuario, una bellezza appariscente e un talento che meritava di certo molta più considerazione. Quella di Marisa Vernati fu una carriera breve, forse effimera, ma nulla di così poco "vistoso" - in termini artistici oltre che fisici - da non risaltare all'occhio dello spettatore. Dopotutto, una bellezza come la sua non passava di certo inosservata: alta, bionda, due gambe bellissime, aveva tutte le carte in regola per sfondare nel mondo dello spettacolo. Fu anche per questo che, neanche maggiorenne - nacque a Roma il 21 giugno 1920 -, sua zia, la soprano Luisa Tetrazzini, la spinse a tentare la carriera cinematografica.
Esordì nel 1937 con un piccolo ruolo in "Sono stato io!" di Raffaello Matarazzo. Grazie alle sue doti fisiche, la Vernati riuscì ben presto a trovare il suo posto nel cinema, interpretando quasi sempre donne fatali e seduttrici in commedie e melodrammi come "Melodie eterne" (1940) di Carmine Gallone, "Perdizione" (1942) di Carlo Campogalliani e "Le signorine della villa accanto" (1942) di Gian Paolo Rosmino. Tuttavia, nonostante le indubbie qualità e l'approvazione da parte del pubblico, la sua carriera non prese mai il volo, relegandola sempre al ruolo della ragazza maliziosa, a volte sbarazzina a volte superficiale. Ebbe comunque modo anche di dimostrare le sue doti di attrice "brillante" nel film "Abbasso la miseria!" (1945) di Gennaro Righelli, in cui interpretava una vivace ed esuberante popolana arricchitasi con la "borsa nera"- mostrandosi all'altezza di una straordinaria Anna Magnani, protagonista della pellicola. Ma Marisa Vernati si esibì anche nel teatro di rivista, dove lavorò come soubrette accanto a Tino Scotti ("Mi piaci...così"), Fanfulla ("Orchestra verde") e Nino Taranto ("Nuvole").
Da sinistra, Marisa Vernati, Otello Toso e Peppino De Filippo ne "Le signorine della villa accanto".
Nel 1947, però, dopo il matrimonio con il medico persiano Alexander Aghebabian, abbandonò la carriera seguendolo per un periodo in Turchia - dove il marito doveva trasferirsi per lavoro.
Marisa Vernati con Anna Magnani in "Abbasso la miseria!".
Rientrata in Italia provò a ricominciare la sua attività. Tornò al cinema e in teatro - dove ottenne un discreto successo accanto ad Emma Gramatica ne "Gli alberi muoiono in piedi", nel 1952-, e condusse anche il celebre varietà radiofonico "Rosso e nero", affiancando Corrado Mantoni. Ciononostante, nella seconda metà degli anni '50 decise di abbandonare definitivamente le scene.
Da allora il nome di Marisa Vernati scomparve dalle cronache cinefile, per riapparirvici trent'anni dopo, il 1° febbraio 1988, quando lasciò questo mondo in punta di piedi: lontana da quei riflettori che, dopotutto, non le diedero mai la "luce" che meritava.
Ebbene, spero con questo articolo di averne ravvivato la memoria e di aver restituito un po' di "splendore" alla seducente bellezza e al talento di questa dimenticata artista italiana.
Un fisico statuario, una bellezza appariscente e un talento che meritava di certo molta più considerazione. Quella di Marisa Vernati fu una carriera breve, forse effimera, ma nulla di così poco "vistoso" - in termini artistici oltre che fisici - da non risaltare all'occhio dello spettatore. Dopotutto, una bellezza come la sua non passava di certo inosservata: alta, bionda, due gambe bellissime, aveva tutte le carte in regola per sfondare nel mondo dello spettacolo. Fu anche per questo che, neanche maggiorenne - nacque a Roma il 21 giugno 1920 -, sua zia, la soprano Luisa Tetrazzini, la spinse a tentare la carriera cinematografica.
Esordì nel 1937 con un piccolo ruolo in "Sono stato io!" di Raffaello Matarazzo. Grazie alle sue doti fisiche, la Vernati riuscì ben presto a trovare il suo posto nel cinema, interpretando quasi sempre donne fatali e seduttrici in commedie e melodrammi come "Melodie eterne" (1940) di Carmine Gallone, "Perdizione" (1942) di Carlo Campogalliani e "Le signorine della villa accanto" (1942) di Gian Paolo Rosmino. Tuttavia, nonostante le indubbie qualità e l'approvazione da parte del pubblico, la sua carriera non prese mai il volo, relegandola sempre al ruolo della ragazza maliziosa, a volte sbarazzina a volte superficiale. Ebbe comunque modo anche di dimostrare le sue doti di attrice "brillante" nel film "Abbasso la miseria!" (1945) di Gennaro Righelli, in cui interpretava una vivace ed esuberante popolana arricchitasi con la "borsa nera"- mostrandosi all'altezza di una straordinaria Anna Magnani, protagonista della pellicola. Ma Marisa Vernati si esibì anche nel teatro di rivista, dove lavorò come soubrette accanto a Tino Scotti ("Mi piaci...così"), Fanfulla ("Orchestra verde") e Nino Taranto ("Nuvole").
Da sinistra, Marisa Vernati, Otello Toso e Peppino De Filippo ne "Le signorine della villa accanto".
Nel 1947, però, dopo il matrimonio con il medico persiano Alexander Aghebabian, abbandonò la carriera seguendolo per un periodo in Turchia - dove il marito doveva trasferirsi per lavoro.
Marisa Vernati con Anna Magnani in "Abbasso la miseria!".
Rientrata in Italia provò a ricominciare la sua attività. Tornò al cinema e in teatro - dove ottenne un discreto successo accanto ad Emma Gramatica ne "Gli alberi muoiono in piedi", nel 1952-, e condusse anche il celebre varietà radiofonico "Rosso e nero", affiancando Corrado Mantoni. Ciononostante, nella seconda metà degli anni '50 decise di abbandonare definitivamente le scene.
Da allora il nome di Marisa Vernati scomparve dalle cronache cinefile, per riapparirvici trent'anni dopo, il 1° febbraio 1988, quando lasciò questo mondo in punta di piedi: lontana da quei riflettori che, dopotutto, non le diedero mai la "luce" che meritava.
Ebbene, spero con questo articolo di averne ravvivato la memoria e di aver restituito un po' di "splendore" alla seducente bellezza e al talento di questa dimenticata artista italiana.
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