MARIO PISU, CLASSE E SOBRIETA'
Fratello maggiore del più noto Raffele Pisu - attore comico e volto storico della televisione - Mario Pisu nacque a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio, il 21 maggio 1910. Iniziò la sua carriera negli anni '30, calcando il palcoscenico accanto a nomi come Evi Maltagliati, Andreina Pagnani, Paolo Stoppa e Rina Morelli. Nello stesso periodo conobbe e sposò l'attrice Lilli Trucchi, dalla quale ebbe il figlio Silverio - attore bambino, musicista e poi direttore di doppiaggio, morto nel 2004.
Contemporaneamente approdò anche sul grande schermo, ma la vera ascesa cominciò all'indomani della Seconda guerra. Per quanto riguarda il teatro, fu Luchino Visconti a rilanciarlo: nel 1945, gli affidò la lettura del prologo in "Antigone" di Jean Anouilh, mentre dieci anni dopo lo scritturò nella sua versione dello "Zio Vanja" di Checov. Ma fu soprattutto grazie al cinema che Mario Pisu ottenne grande visibilità.
Alto, distinto, simpatico e signorile, apparve complessivamente in una ottantina di pellicole tra gli anni '30 e gli anni '70, intensificando la sua presenza soprattutto a partire dagli anni '50.
Sicuramente memorabili restano le sue interpretazioni nei due capolavori felliniani, "8 1/2" (1963) e "Giulietta degli spiriti" (1965), in cui interpreta il marito della protagonista.
Ma lavorò anche con Mario Monicelli, Luigi Zampa, Renato Castellani, Mario Camerini, recitò in alcuni film accanto a Totò (da "Totò all'inferno" a "Tòtò sexy"), per poi prendere parte a capolavori della commedia all'italiana come "Scusi, lei è favorevole o contrario?" (1966) di Alberto Sordi e "Adulterio all'italiana" (1966) di Pasquale Festa Campanile, accanto a Nino Manfredi e Catherine Spaak.
Inoltre, ebbe anche una intensa attività televisiva, prendendo parte a numerosissimi sceneggiati
come "I promessi sposi" (1967) di Sandro Bolchi e il "Circolo Pickwick"(1968) di Ugo Gregoretti, nel ruolo del protagonista Samuel Pickwick.
Non trascurabile neanche la sua carriera di doppiatore: collaborò con la C.D.C. e la A.R.S., prestando la propria voce - calda ed intensa - a volti hollywoodiani come Walter Pidgeon e John Wayne, ma doppiò anche attori italiani come Raf Vallone in "Anna" di Alberto Lattuada e Saro Urzì nel ruolo del "Brusco" in alcuni film della serie su "Don Camillo e Peppone".
Ma ci fu anche un momento oscuro. Nel 1973, mentre si trovava di passaggio a Bologna, venne arrestato con l'accusa di frode fiscale - non aveva compilato il modulo Vanoni - e scontò un mese di reclusione in carcere. Dopo la brutta esperienza - raccontata con ironia nel libro "Fisco e manette: conta, perquisa, sbarre". - tornò di nuovo al suo lavoro, tra cinema e teatro, fino alla sua prematura scomparsa, avvenuta in ospedale a Velletri, alle porte di Roma, il 17 luglio 1976, a causa di una emorragia cerebrale.
Come già detto, probabilmente Mario Pisu non è passato alla storia come avrebbe dovuto. Nonostante mille esperienze, nonostante partecipazioni significative a pellicole e sceneggiati entrati nella leggenda, la sua arte - caratterizzata da una recitazione sobria e da una classe innata - rischia di cadere facilmente nel dimenticatoio. Proprio per questo, a centodieci anni dalla sua nascita, ho voluto dedicargli questo piccolo omaggio, nella speranza di restituire degna visibilità a questo illustre interprete della scena italiana.
Eleganza e misura. Penso basti questo a sintetizzare appieno l'uomo e l'artista Mario Pisu, grande interprete del nostro spettacolo forse poco ricordato oggi, nonostante una fulgida carriera che lo ha visto spaziare dal teatro alla televisione passando per il cinema. La sua vita artistica è stata intensa sì, ma molto discreta, con una presenza costante che non ha mai, però, brillato per protagonismo, nonostante siano molteplici i ruoli, soprattutto cinematografici, che lo hanno visto partecipe di pellicole importanti.
Fratello maggiore del più noto Raffele Pisu - attore comico e volto storico della televisione - Mario Pisu nacque a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio, il 21 maggio 1910. Iniziò la sua carriera negli anni '30, calcando il palcoscenico accanto a nomi come Evi Maltagliati, Andreina Pagnani, Paolo Stoppa e Rina Morelli. Nello stesso periodo conobbe e sposò l'attrice Lilli Trucchi, dalla quale ebbe il figlio Silverio - attore bambino, musicista e poi direttore di doppiaggio, morto nel 2004.
Contemporaneamente approdò anche sul grande schermo, ma la vera ascesa cominciò all'indomani della Seconda guerra. Per quanto riguarda il teatro, fu Luchino Visconti a rilanciarlo: nel 1945, gli affidò la lettura del prologo in "Antigone" di Jean Anouilh, mentre dieci anni dopo lo scritturò nella sua versione dello "Zio Vanja" di Checov. Ma fu soprattutto grazie al cinema che Mario Pisu ottenne grande visibilità.
In alto, Mario Pisu con Barbara Steele in "8 1/2". In basso, con Giulietta Masina in "Giulietta degli spiriti". |
Alto, distinto, simpatico e signorile, apparve complessivamente in una ottantina di pellicole tra gli anni '30 e gli anni '70, intensificando la sua presenza soprattutto a partire dagli anni '50.
Sicuramente memorabili restano le sue interpretazioni nei due capolavori felliniani, "8 1/2" (1963) e "Giulietta degli spiriti" (1965), in cui interpreta il marito della protagonista.
Da sinistra, Macario, Mario Pisu e Totò in "Totò sexy". |
Ma lavorò anche con Mario Monicelli, Luigi Zampa, Renato Castellani, Mario Camerini, recitò in alcuni film accanto a Totò (da "Totò all'inferno" a "Tòtò sexy"), per poi prendere parte a capolavori della commedia all'italiana come "Scusi, lei è favorevole o contrario?" (1966) di Alberto Sordi e "Adulterio all'italiana" (1966) di Pasquale Festa Campanile, accanto a Nino Manfredi e Catherine Spaak.
Mario Pisu e Alberto Sordi in "Scusi, lei è favorevole o contrario?". In basso, Mario Pisu e Catherine Spaak in "Adulterio all'italiana". |
Inoltre, ebbe anche una intensa attività televisiva, prendendo parte a numerosissimi sceneggiati
come "I promessi sposi" (1967) di Sandro Bolchi e il "Circolo Pickwick"(1968) di Ugo Gregoretti, nel ruolo del protagonista Samuel Pickwick.
Non trascurabile neanche la sua carriera di doppiatore: collaborò con la C.D.C. e la A.R.S., prestando la propria voce - calda ed intensa - a volti hollywoodiani come Walter Pidgeon e John Wayne, ma doppiò anche attori italiani come Raf Vallone in "Anna" di Alberto Lattuada e Saro Urzì nel ruolo del "Brusco" in alcuni film della serie su "Don Camillo e Peppone".
Da sinistra, Antonio Meschini, Leopoldo Trieste e Mario Pisu ne "Il Circolo Pickwick". |
Ma ci fu anche un momento oscuro. Nel 1973, mentre si trovava di passaggio a Bologna, venne arrestato con l'accusa di frode fiscale - non aveva compilato il modulo Vanoni - e scontò un mese di reclusione in carcere. Dopo la brutta esperienza - raccontata con ironia nel libro "Fisco e manette: conta, perquisa, sbarre". - tornò di nuovo al suo lavoro, tra cinema e teatro, fino alla sua prematura scomparsa, avvenuta in ospedale a Velletri, alle porte di Roma, il 17 luglio 1976, a causa di una emorragia cerebrale.
Come già detto, probabilmente Mario Pisu non è passato alla storia come avrebbe dovuto. Nonostante mille esperienze, nonostante partecipazioni significative a pellicole e sceneggiati entrati nella leggenda, la sua arte - caratterizzata da una recitazione sobria e da una classe innata - rischia di cadere facilmente nel dimenticatoio. Proprio per questo, a centodieci anni dalla sua nascita, ho voluto dedicargli questo piccolo omaggio, nella speranza di restituire degna visibilità a questo illustre interprete della scena italiana.
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