Passa ai contenuti principali
 LUCIA MANNUCCI, LA "SIGNORINA" CETRA



"Una nuvola di capelli biondi e un sorriso bellissimo". Se a questa definizione - creata da suo marito Virgilio Savona, ricordando il loro primo incontro - aggiungiamo anche la dolcezza e il brio delle
 sue "corde" ecco che Lucia Mannucci, la "gentil voce" dell'indimenticato Quartetto Cetra, appare l'istantanea di un tempo perduto: "l'immagine" della spensieratezza e della gioia di un Paese
che voleva lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare dopo gli anni bui della guerra.




Anni in cui la giovane Lucia intraprese la sua carriera artistica a Milano, città in cui si trasferì dalla sua Bologna - dove nacque il 18 maggio 1920. Frequentò la scuola "Arte del movimento" diretta da Carla Strauss e successivamente venne assunta dall'EIAR. Come solista si esibì in numerosi concerti in radio e a teatro, collaborando con artisti quali Gorni Kramer e Natalino Otto, ma nello stesso periodo conobbe anche il suo futuro marito, Virgilio Savona, col quale convolò a nozze nel 1944, dando vita ad un sodalizio artistico e sentimentale. Virgilio Savona, infatti, era compositore e pianista di un noto gruppo musicale, il Quartetto Egie, composto da Giovanni "Tata" Giacobetti, Felice Chiusano ed Enrico De Angelis.



  Il Quartetto Cetra. Da sinistra, Tata Giacobetti, Virgilio Savona, Lucia Mannucci e Felice Chiusano.

              



Nel 1947, dopo l'uscita di scena di quest'ultimo, Lucia Mannucci prese il suo posto. Nacque così il Quartetto Cetra, il complesso più longevo nella storia della musica italiana, portando un po' di brio
nella musica melodica del Dopoguerra, mescolando jazz e ironia, gorgheggi e mimica, con risultati strabilianti. Lucia Mannucci, quale unica voce femminile, rimase indelebilmente impressa nella mente del pubblico, dosando eleganza, humor e simpatia, in perfetta sintonia con gli altri membri del gruppo, dando vita a interpretazioni magiche e ironiche al tempo stesso, come gli stessi brani ancora oggi cantati e conosciuti da tutti: da "Un bacio a mezzanotte" a "Nella vecchia fattoria", da "Ba ba baciami piccina" a "Vecchia America".
Una carriera che vide la Mannucci e i suoi boys dividersi tra radio, teatro e rivista musicale (lavorarono con Garinei & Giovannini in "Gran Baldoria" e "Gran Baraonda"), cinema (apparvero in alcune pellicole tra cui due gustosissime commedie di Marino Girolami) ma soprattutto televisione. Indimenticabile il varietà "Biblioteca di Studio Uno" (1964) in cui interpretavano in chiave comico-musicale alcuni classici della letteratura, come "I tre moschettieri"  e "Il conte di Montecristo".


  
           Da sinistra: Tata Giacobetti, Virgilio Savona e Lucia Mannucci ne "Il conte di Montecristo".


                         
Con gli anni '70, però, le cose cominciarono a cambiare. Swing e jazz erano ormai un genere superato in confronto alle nuove tendenze musicali. Fu così che, nonostante il Quartetto Cetra continuasse la propria attività, Lucia Mannucci e Virgilio Savona intrapresero una strada parallela. Si dedicarono allo studio e alla ricerca nel campo della musica popolare, incidendo anche dei dischi di musica per l'infanzia, come "Filastrocche in cielo e in terra" (1972). La loro attività proseguì anche dopo lo scioglimento del Quartetto Cetra, avvenuto nel 1988 con la scomparsa di Tata Giacobetti, seguita due anni dopo da quella di Felice Chiusano.



 Lucia Mannucci col marito Virgilio Savona negli anni '90.

                                         


Lucia Mannucci e Virgilio Savona rimasero così gli unici superstiti di quel quartetto che aveva dato "ritmo"  all'operosa Italia degli anni '50. Continuarono a mantenerne vivo il ricordo, lontano però da una televisione in cui ormai non si riconoscevano più. Continuarono ancora a fare musica, ad incidere dischi. L'ultimo, "Capricci" - una raccolta di brani incisi in casa -, uscì nel 2007. Due anni dopo, anche Virgilio Savona se ne andò. Lucia Mannucci, invece, riuscì ancora a resistere qualche tempo volando via il 7 marzo 2012, con la stessa "leggerezza" della sua voce.
Ed il mio omaggio più grande, a cento anni dalla sua nascita, va proprio a quella voce - considerata tra le più grandi - che ancora oggi ci ronza nelle orecchie, insieme a quelle melodie, scanzonate e spensierate proprio come i Cetra e la loro "signorina".

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...