EDUARDO: L'UOMO, L'ANIMA E IL TEATRO
"Era de maggio", precisamente il 24 maggio 1900, quando a Napoli venne alla luce Eduardo. Non aggiungo altro, perché avrete sicuramente capito. Dire Eduardo e dire Napoli basta per immaginarsi
fiumi di inchiostro, storie e personaggi che si insinuano nelle pieghe della storia dello spettacolo nazionale. E sottolineo nazionale, perché Eduardo non significa soltanto Napoli, ma significa anche
Italia. Le sue commedie fanno parte della nostra storia, come quelle frasi, diventante ormai modi di dire, insegnamenti preziosi: da "Te piace 'o presepio ?" a "I figli so' figli!", da "Ha da
passà 'a nuttata" a "Gli esami non finiscono mai". Questa dà proprio il titolo alla sua ultima commedia: l'exploit finale di una proficua carriera incominciata cinquant'anni prima.
Eduardo De Filippo, infatti, cominciò a scrivere i primi testi negli anni '20. Successivamente, insieme ai suoi fratelli, Titina e Peppino - tutti figli di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, da cui presero il cognome - iniziò a frequentare la compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta.
La svolta, però, arrivò nel 1931, quando inaugurarono una propria compagnia, "I De Filippo", che debuttò con quello che diventerà un vero classico: "Natale in casa Cupiello".
La compagnia ottenne un successo dopo l'altro, ma alla base di quel sodalizio c'era un equilibrio precario, dovuto alla inconciliabilità dei caratteri di Eduardo e Peppino. Le liti tra i due - entrambi forti personalità - erano all'ordine del giorno, e a Titina - quale sorella maggiore - spettava sempre il ruolo della pacificatrice. Nel 1944, però, al Teatro Diana di Napoli ci fu quel famoso litigio che segnò la rottura di ogni rapporto tra i fratelli, conclusosi con l'uscita di Peppino dalla compagnia. Tuttavia, i fratelli De Filippo si ritrovarono a lavorare insieme anche sul grande schermo, dove soprattutto Peppino ebbe grande successo e popolarità.
Anche Eduardo, però, ebbe una significativa carriera cinematografica. Partecipò a numerosissimi film, passando dal neorealismo rosa de "Le ragazze di piazza di Spagna" (1952) di Emmer, accanto a Lucia Bosè e Marcello Mastroianni, alla commedia fantasy "Fantasmi a Roma" (1961) di Pietrangeli, accanto ancora a Mastroianni, Vittorio Gassman e Belinda Lee. Ma, soprattutto, diresse se stesso, Peppino e Titina in film come "Ragazze da marito" (1952) - con Delia Scala e Anna Maria Ferrero - ed anche l'amico Totò in "Napoli Milionaria" (1950).
Quest'ultima pellicola, ovviamente, è tratta da una delle commedie più celebri, proprio quella con la quale inaugurò la sua nuova compagnia, fondata nel 1945 dopo la separazione da Peppino: "Il Teatro di Eduardo". Da quel momento, il "Maestro" sfornò una dietro l'altra le sue opere più belle, da "Filumena Marturano" - consacrazione artistica della sorella Titina - a "Le voci di dentro", da "Sabato, domenica e lunedì" - scritta apposta per Pupella Maggio - a "Il sindaco del rione Sanità", solo per citare le più note.
E fu proprio con quelle stesse commedie che Eduardo approdò anche in televisione. Nonostante il piccolo schermo, come è risaputo, non fosse il suo habitat naturale, fu proprio quello a garantire la diffusione capillare delle sue opere, nonché la fama dei suoi interpreti, da lui personalmente scelti
e "istruiti" a dovere: dalle sue "muse" storiche - Titina prima, Pupella Maggio e Regina Bianchi poi -
a giovani talenti come suo figlio Luca, Lina Sastri e Marisa Laurito.
Nel frattempo, tra un successo e l'altro, tra mille riconoscimenti - il Premio dell'Accademia dei Lincei, due lauree honoris causa e la nomina a Senatore a Vita nel 1981 -, passarono anche gli anni e la fatica cominciò a farsi sentire. Tuttavia, sempre più "segnato", in volto e nell'animo, ancor più magro del solito, continuò la sua missione, mettendo in scena "quello che gli altri, nella vita, recitano male", fino alla fine, sopraggiunta il 31 ottobre 1984 quando, ormai unico superstite de "I De Filippo" - Titina era morta nel 1963, Peppino nel 1980 - , lasciò che il sipario si chiudesse definitivamente alle sue spalle: questa volta però con qualche applauso in meno e qualche lacrima in più.
Ma si può parlare di vera morte? Io credo di no. In primo luogo perché se ancora oggi - a centoventi anni dalla sua nascita - siamo qui a parlarne, vuol dire che la sua presenza è ancora viva. E poi perché, "l'uomo" Eduardo è indubbiamente morto, ma la sua "anima" no. Quella, invece, continua ad aleggiare da un teatro all'altro, sui palcoscenici e dietro le quinte. Ma, soprattutto, continua a vivere in tutti noi, attraverso il "suo" teatro e i suoi personaggi, patrimonio inestimabile della cultura e dell'arte italiane.
"Era de maggio", precisamente il 24 maggio 1900, quando a Napoli venne alla luce Eduardo. Non aggiungo altro, perché avrete sicuramente capito. Dire Eduardo e dire Napoli basta per immaginarsi
fiumi di inchiostro, storie e personaggi che si insinuano nelle pieghe della storia dello spettacolo nazionale. E sottolineo nazionale, perché Eduardo non significa soltanto Napoli, ma significa anche
Italia. Le sue commedie fanno parte della nostra storia, come quelle frasi, diventante ormai modi di dire, insegnamenti preziosi: da "Te piace 'o presepio ?" a "I figli so' figli!", da "Ha da
passà 'a nuttata" a "Gli esami non finiscono mai". Questa dà proprio il titolo alla sua ultima commedia: l'exploit finale di una proficua carriera incominciata cinquant'anni prima.
Eduardo De Filippo, infatti, cominciò a scrivere i primi testi negli anni '20. Successivamente, insieme ai suoi fratelli, Titina e Peppino - tutti figli di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, da cui presero il cognome - iniziò a frequentare la compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta.
La svolta, però, arrivò nel 1931, quando inaugurarono una propria compagnia, "I De Filippo", che debuttò con quello che diventerà un vero classico: "Natale in casa Cupiello".
Da sinistra, Eduardo, Titina e Peppino ai tempi de "I De Filippo". |
La compagnia ottenne un successo dopo l'altro, ma alla base di quel sodalizio c'era un equilibrio precario, dovuto alla inconciliabilità dei caratteri di Eduardo e Peppino. Le liti tra i due - entrambi forti personalità - erano all'ordine del giorno, e a Titina - quale sorella maggiore - spettava sempre il ruolo della pacificatrice. Nel 1944, però, al Teatro Diana di Napoli ci fu quel famoso litigio che segnò la rottura di ogni rapporto tra i fratelli, conclusosi con l'uscita di Peppino dalla compagnia. Tuttavia, i fratelli De Filippo si ritrovarono a lavorare insieme anche sul grande schermo, dove soprattutto Peppino ebbe grande successo e popolarità.
Anche Eduardo, però, ebbe una significativa carriera cinematografica. Partecipò a numerosissimi film, passando dal neorealismo rosa de "Le ragazze di piazza di Spagna" (1952) di Emmer, accanto a Lucia Bosè e Marcello Mastroianni, alla commedia fantasy "Fantasmi a Roma" (1961) di Pietrangeli, accanto ancora a Mastroianni, Vittorio Gassman e Belinda Lee. Ma, soprattutto, diresse se stesso, Peppino e Titina in film come "Ragazze da marito" (1952) - con Delia Scala e Anna Maria Ferrero - ed anche l'amico Totò in "Napoli Milionaria" (1950).
Quest'ultima pellicola, ovviamente, è tratta da una delle commedie più celebri, proprio quella con la quale inaugurò la sua nuova compagnia, fondata nel 1945 dopo la separazione da Peppino: "Il Teatro di Eduardo". Da quel momento, il "Maestro" sfornò una dietro l'altra le sue opere più belle, da "Filumena Marturano" - consacrazione artistica della sorella Titina - a "Le voci di dentro", da "Sabato, domenica e lunedì" - scritta apposta per Pupella Maggio - a "Il sindaco del rione Sanità", solo per citare le più note.
In alto, Eduardo De Filippo con Regina Bianchi in "Filumena Marturano". In basso, con Pupella Maggio in "Natale in casa Cupiello". |
E fu proprio con quelle stesse commedie che Eduardo approdò anche in televisione. Nonostante il piccolo schermo, come è risaputo, non fosse il suo habitat naturale, fu proprio quello a garantire la diffusione capillare delle sue opere, nonché la fama dei suoi interpreti, da lui personalmente scelti
e "istruiti" a dovere: dalle sue "muse" storiche - Titina prima, Pupella Maggio e Regina Bianchi poi -
a giovani talenti come suo figlio Luca, Lina Sastri e Marisa Laurito.
Nel frattempo, tra un successo e l'altro, tra mille riconoscimenti - il Premio dell'Accademia dei Lincei, due lauree honoris causa e la nomina a Senatore a Vita nel 1981 -, passarono anche gli anni e la fatica cominciò a farsi sentire. Tuttavia, sempre più "segnato", in volto e nell'animo, ancor più magro del solito, continuò la sua missione, mettendo in scena "quello che gli altri, nella vita, recitano male", fino alla fine, sopraggiunta il 31 ottobre 1984 quando, ormai unico superstite de "I De Filippo" - Titina era morta nel 1963, Peppino nel 1980 - , lasciò che il sipario si chiudesse definitivamente alle sue spalle: questa volta però con qualche applauso in meno e qualche lacrima in più.
Ma si può parlare di vera morte? Io credo di no. In primo luogo perché se ancora oggi - a centoventi anni dalla sua nascita - siamo qui a parlarne, vuol dire che la sua presenza è ancora viva. E poi perché, "l'uomo" Eduardo è indubbiamente morto, ma la sua "anima" no. Quella, invece, continua ad aleggiare da un teatro all'altro, sui palcoscenici e dietro le quinte. Ma, soprattutto, continua a vivere in tutti noi, attraverso il "suo" teatro e i suoi personaggi, patrimonio inestimabile della cultura e dell'arte italiane.
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