ANTONIO CIFARIELLO: BELLO E DIMENTICATO
Lui apparteneva a quella schiera di attori che hanno fatto grande il cinema degli anni cinquanta. Giovani belli e affascinanti simbolo di un'Italia "fresca" e spensierata.
Antonio Cifariello, infatti, era uno di quei "bravi ragazzi" protagonisti di pellicole gustose in cui si mescolavano sentimento e commedia, ironia e realtà. Pellicole che potrebbero apparire sciocche ed ingenue, ma che rappresentano appieno lo spirito di quella società. La sua carriera fu breve ma intensa, concentrata tra la prima metà degli anni '50 e la prima metà dei '60, periodo in cui Cifariello lasciò il lavoro d'attore per dedicarsi al giornalismo come documentarista della Rai, compiendo numerosi viaggi in giro per il mondo. E, ironia del destino, fu proprio in uno di quei viaggi che trovò la morte prematuramente, a soli trentotto anni.
La sua vicenda artistica iniziò per caso, nella sua Napoli - dove nacque il 19 maggio 1930.
Antonio Cifariello era figlio di un artista: il famoso scultore Filippo Cifariello, suicidatosi quando
lui aveva solo sei anni. La sua vita, però, era ben lontana dalle luci della ribalta. Frequentava il liceo, faceva sport e proprio al circolo canottieri di cui era socio venne notato dal regista Mario Baffico
in cerca proprio di un giovane col fisico da vogatore. Era il 1949: fu così che Antonio Cifariello fece il suo ingresso nel cinema, con lo pseudonimo di Fabio Montale, nel film "La sposa non vestiva di bianco" - uscito nelle sale nel 1952. Nel frattempo, si trasferì a Roma dove, oltre ad iscriversi alla Facoltà di Medicina - senza tuttavia portare a termine gli studi -, frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi nel 1952. Da quel momento la sua carriera prese il volo, vedendolo apparire in oltre quaranta pellicole in poco più di un decennio.
Alto, bruno, bello e aitante, divenne l'archetipo del seduttore di estrazione popolare, un po' strafottente ma in fondo onesto e lavoratore, cucendosi addosso la maschera del giovane rubacuori. Tra i primi ruoli noti si ricordano i film ad episodi "L'amore in città" (1953) - nell'episodio "Agenzia matrimoniale" - diretto da Federico Fellini - e "Villa Borghese" (1953) - nell'episodio "Serve e soldati"- di Gianni Franciolini.
Antonio Cifariello e Rossana Podestà in "Le ragazze di San Frediano".
Ma, senza dubbio, Antonio Cifariello è soprattutto ricordato al fianco delle più belle attrici del tempo: Giovanna Ralli ne "Le signorine dello 04" di Gianni Franciolini, Silvana Pampanini ne "La bella di Roma" di Luigi Comencini, e l'esuberante Sophia Loren di "Pane, amore e..." di Dino Risi - tutte pellicole del 1955.
E come non citare "Le ragazze di San Frediano" (1954) di Valerio Zurlini - tratto dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini -, in cui interpreta Bob, prestante tombeur de femmes all'italiana che arriva a frequentare contemporaneamente cinque ragazze - tra cui ancora Giovanna Ralli, Giulia Rubini e Rossana Podestà.
A titolo di "storia", opportuno anche citare "Racconti romani" (1955), sempre di Franciolini - tratto dall'omonima opera di Alberto Moravia -, in cui compaiono anche altri due grandi "seduttori" del tempo, Maurizio Arena e Franco Fabrizi.
Da sinistra, Giancarlo Costa, Franco Fabrizi, Maurizio Arena e Antonio Cifariello in "Racconti romani".
Tuttavia, come si può notare, si ritrovò a vestire sempre gli stessi panni che, a lungo andare, cominciarono ad andargli stretti. Nel frattempo, Antonio Cifariello aveva anche conosciuto l'attrice Patrizia Della Rovere (nota soprattutto come valletta ne "Il Musichiere" del 1959, condotto da Mario Riva) che sposò nel 1954 e dalla quale ebbe il figlio Fabio, nato nel 1960. La loro unione, però, si concluse ben presto con la separazione consensuale, poco prima del cambio di rotta dell'attore.
Antonio Cifariello con Patrizia Della Rovere.
Nella prima metà degli anni '60, infatti, Antonio Cifariello, stanco di essere l'idolo delle ragazzine che si accalcavano nei cinema pur di ammirarlo, decise di abbandonare la recitazione.
Cominciò così una nuova vita, dedicandosi al giornalismo come documentarista per la Rai. Con la sua cinepresa raccontò - attraverso numerosi reportage - usi, costumi, fatti e persone muovendosi con disinvoltura intorno al globo: dall'Europa agli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina, dal Vietnam all'Africa. Con coraggio e determinazione, Cifariello dimostrò ben presto di essere nato reporter. Quella che però sembrava essere la sua vera strada si interruppe troppo presto e in maniera tragica.
Il 12 dicembre 1968, mentre si trovava nello Zambia, in Africa, per raccontare la situazione del lavoro italiano nel continente nero, l'aereo con cui stava sorvolando il paese precipitò con tutto il suo equipaggio non molto lontano dall'aeroporto di Lusaka.
Si concluse così, in maniera misera, la vita e la carriera di uno dei brillanti giovani del cinema del Dopoguerra, quasi tutti caduti nell'oblio, come i cosiddetti "poveri ma belli", il sopracitato Maurizio Arena e Renato Salvatori - anch'essi scomparsi prematuramente e dopo una parabola artistica conclusasi in maniera poco onorevole. E proprio come già fatto con questi ultimi precedentemente, a novant'anni dalla sua nascita, ho voluto ricordare anche Antonio Cifariello: uomo bello ma sfortunato, reporter attento ed attore ingiustamente dimenticato.
Lui apparteneva a quella schiera di attori che hanno fatto grande il cinema degli anni cinquanta. Giovani belli e affascinanti simbolo di un'Italia "fresca" e spensierata.
Antonio Cifariello, infatti, era uno di quei "bravi ragazzi" protagonisti di pellicole gustose in cui si mescolavano sentimento e commedia, ironia e realtà. Pellicole che potrebbero apparire sciocche ed ingenue, ma che rappresentano appieno lo spirito di quella società. La sua carriera fu breve ma intensa, concentrata tra la prima metà degli anni '50 e la prima metà dei '60, periodo in cui Cifariello lasciò il lavoro d'attore per dedicarsi al giornalismo come documentarista della Rai, compiendo numerosi viaggi in giro per il mondo. E, ironia del destino, fu proprio in uno di quei viaggi che trovò la morte prematuramente, a soli trentotto anni.
La sua vicenda artistica iniziò per caso, nella sua Napoli - dove nacque il 19 maggio 1930.
Antonio Cifariello era figlio di un artista: il famoso scultore Filippo Cifariello, suicidatosi quando
lui aveva solo sei anni. La sua vita, però, era ben lontana dalle luci della ribalta. Frequentava il liceo, faceva sport e proprio al circolo canottieri di cui era socio venne notato dal regista Mario Baffico
in cerca proprio di un giovane col fisico da vogatore. Era il 1949: fu così che Antonio Cifariello fece il suo ingresso nel cinema, con lo pseudonimo di Fabio Montale, nel film "La sposa non vestiva di bianco" - uscito nelle sale nel 1952. Nel frattempo, si trasferì a Roma dove, oltre ad iscriversi alla Facoltà di Medicina - senza tuttavia portare a termine gli studi -, frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi nel 1952. Da quel momento la sua carriera prese il volo, vedendolo apparire in oltre quaranta pellicole in poco più di un decennio.
In alto, Antonio Cifariello con Giovanna Ralli in "Le signorine dello 04".
In basso, con Silvana Pampanini ne "La bella di Roma".
Alto, bruno, bello e aitante, divenne l'archetipo del seduttore di estrazione popolare, un po' strafottente ma in fondo onesto e lavoratore, cucendosi addosso la maschera del giovane rubacuori. Tra i primi ruoli noti si ricordano i film ad episodi "L'amore in città" (1953) - nell'episodio "Agenzia matrimoniale" - diretto da Federico Fellini - e "Villa Borghese" (1953) - nell'episodio "Serve e soldati"- di Gianni Franciolini.
Antonio Cifariello e Rossana Podestà in "Le ragazze di San Frediano".
Ma, senza dubbio, Antonio Cifariello è soprattutto ricordato al fianco delle più belle attrici del tempo: Giovanna Ralli ne "Le signorine dello 04" di Gianni Franciolini, Silvana Pampanini ne "La bella di Roma" di Luigi Comencini, e l'esuberante Sophia Loren di "Pane, amore e..." di Dino Risi - tutte pellicole del 1955.
E come non citare "Le ragazze di San Frediano" (1954) di Valerio Zurlini - tratto dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini -, in cui interpreta Bob, prestante tombeur de femmes all'italiana che arriva a frequentare contemporaneamente cinque ragazze - tra cui ancora Giovanna Ralli, Giulia Rubini e Rossana Podestà.
Antonio Cifariello con Sophia Loren in "Pane, amore e...".
Da sinistra, Giancarlo Costa, Franco Fabrizi, Maurizio Arena e Antonio Cifariello in "Racconti romani".
Tuttavia, come si può notare, si ritrovò a vestire sempre gli stessi panni che, a lungo andare, cominciarono ad andargli stretti. Nel frattempo, Antonio Cifariello aveva anche conosciuto l'attrice Patrizia Della Rovere (nota soprattutto come valletta ne "Il Musichiere" del 1959, condotto da Mario Riva) che sposò nel 1954 e dalla quale ebbe il figlio Fabio, nato nel 1960. La loro unione, però, si concluse ben presto con la separazione consensuale, poco prima del cambio di rotta dell'attore.
Antonio Cifariello con Patrizia Della Rovere.
Nella prima metà degli anni '60, infatti, Antonio Cifariello, stanco di essere l'idolo delle ragazzine che si accalcavano nei cinema pur di ammirarlo, decise di abbandonare la recitazione.
Cominciò così una nuova vita, dedicandosi al giornalismo come documentarista per la Rai. Con la sua cinepresa raccontò - attraverso numerosi reportage - usi, costumi, fatti e persone muovendosi con disinvoltura intorno al globo: dall'Europa agli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina, dal Vietnam all'Africa. Con coraggio e determinazione, Cifariello dimostrò ben presto di essere nato reporter. Quella che però sembrava essere la sua vera strada si interruppe troppo presto e in maniera tragica.
Il 12 dicembre 1968, mentre si trovava nello Zambia, in Africa, per raccontare la situazione del lavoro italiano nel continente nero, l'aereo con cui stava sorvolando il paese precipitò con tutto il suo equipaggio non molto lontano dall'aeroporto di Lusaka.
Si concluse così, in maniera misera, la vita e la carriera di uno dei brillanti giovani del cinema del Dopoguerra, quasi tutti caduti nell'oblio, come i cosiddetti "poveri ma belli", il sopracitato Maurizio Arena e Renato Salvatori - anch'essi scomparsi prematuramente e dopo una parabola artistica conclusasi in maniera poco onorevole. E proprio come già fatto con questi ultimi precedentemente, a novant'anni dalla sua nascita, ho voluto ricordare anche Antonio Cifariello: uomo bello ma sfortunato, reporter attento ed attore ingiustamente dimenticato.
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