GIOVANNI ONORATO: "L'ILLUSTRE" DIMENTICATO
Siciliano, di Palermo - dove nacque il 7 febbraio 1910 -, Onorato si formò in teatro, calcando il palcoscenico fin dagli anni '30 con diverse compagnie, tra cui quella di Michele Abbruzzo.
Sul grande schermo esordì nel 1937, con una piccola parte ne "Il dottor Antonio" di Enrico Guazzoni. Da lì, per circa vent'anni, Giovanni Onorato, col suo volto austero e corrucciato e lo sguardo penetrante, divenne un caratterista ricorrente del cinema, prendendo parte anche a produzioni importanti, come "Tombolo, paradiso nero" (1947), accanto ad Aldo Fabrizi, oppure "Torna!" (1954), con Amedeo Nazzari.
Nonostante abbia partecipato a circa cinquanta film - nei ruoli più disparati ma mai di primo piano -, Onorato è soprattutto ricordato come uno degli scagnozzi del sindaco Peppone (Gino Cervi) nei primi tre film della celebre serie nata dai racconti di Guareschi. Proprio uno di questi film ("Don Camillo e l'onorevole Peppone"), fu uno dei suoi ultimi impegni, accanto alla pièce teatrale "Quando la luna è blu" (1954), diretta da Luigi Cimara, in cui interpretava il ruolo di Michele 'O Neill che ebbe un gran plauso dalla critica. La sua carriera si concluse sul finire degli anni '50, poco prima della sua scomparsa - avvenuta il 23 febbraio 1960. La sua arte, però, proseguì grazie alla sua discendenza. Onorato, infatti, fu il capostipite di una gloriosa famiglia di artisti.
Dal matrimonio con un'altra attrice e doppiatrice italiana, Graziella Ceri, nacquero infatti Glauco - celeberrimo attore e doppiatore -, Marco - direttore della fotografia - e Maria Virginia - attrice e doppiatrice -, tutti comparsi più e più volte sulle cronache cinefile del ventesimo secolo.
Egli infatti è citato e ricordato un po' ovunque soprattutto per via della sua prole, come è giusto che sia. Io, però, per quanto siano pochissime le informazioni disponibili, ho voluto ricordare il piccolo contributo dato al cinema e al teatro italiano da questo "illustre" caratterista e brillante interprete troppo dimenticato.
Forse il suo nome è noto più per la sua progenie che per la personale attività artistica. Eppure, Giovanni Onorato, attore italiano scomparso esattamente sessant'anni fa, ha avuto una carriera di tutto rispetto: attore teatrale, doppiatore ma anche attore cinematografico, noto soprattutto per aver partecipato alla saga di "Don Camillo".
Siciliano, di Palermo - dove nacque il 7 febbraio 1910 -, Onorato si formò in teatro, calcando il palcoscenico fin dagli anni '30 con diverse compagnie, tra cui quella di Michele Abbruzzo.
Sul grande schermo esordì nel 1937, con una piccola parte ne "Il dottor Antonio" di Enrico Guazzoni. Da lì, per circa vent'anni, Giovanni Onorato, col suo volto austero e corrucciato e lo sguardo penetrante, divenne un caratterista ricorrente del cinema, prendendo parte anche a produzioni importanti, come "Tombolo, paradiso nero" (1947), accanto ad Aldo Fabrizi, oppure "Torna!" (1954), con Amedeo Nazzari.
Da sinistra: Giovanni Onorato, Gino Cervi e Saro Urzì in "Don Camillo". |
Nonostante abbia partecipato a circa cinquanta film - nei ruoli più disparati ma mai di primo piano -, Onorato è soprattutto ricordato come uno degli scagnozzi del sindaco Peppone (Gino Cervi) nei primi tre film della celebre serie nata dai racconti di Guareschi. Proprio uno di questi film ("Don Camillo e l'onorevole Peppone"), fu uno dei suoi ultimi impegni, accanto alla pièce teatrale "Quando la luna è blu" (1954), diretta da Luigi Cimara, in cui interpretava il ruolo di Michele 'O Neill che ebbe un gran plauso dalla critica. La sua carriera si concluse sul finire degli anni '50, poco prima della sua scomparsa - avvenuta il 23 febbraio 1960. La sua arte, però, proseguì grazie alla sua discendenza. Onorato, infatti, fu il capostipite di una gloriosa famiglia di artisti.
Dal matrimonio con un'altra attrice e doppiatrice italiana, Graziella Ceri, nacquero infatti Glauco - celeberrimo attore e doppiatore -, Marco - direttore della fotografia - e Maria Virginia - attrice e doppiatrice -, tutti comparsi più e più volte sulle cronache cinefile del ventesimo secolo.
Egli infatti è citato e ricordato un po' ovunque soprattutto per via della sua prole, come è giusto che sia. Io, però, per quanto siano pochissime le informazioni disponibili, ho voluto ricordare il piccolo contributo dato al cinema e al teatro italiano da questo "illustre" caratterista e brillante interprete troppo dimenticato.
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