ADDIO A KIRK DOUGLAS: EROE MITICO, LEGGENDA IMMORTALE
Per tutti noi ha rappresentato l'eroe: forte, invincibile, in grado di spuntarla sempre in ogni avversità. Questa volta, però, Kirk Douglas - indiscussa leggenda hollywoodiana - ha dovuto deporre le armi, dopo una battaglia durata centotré anni. E la sua vita è stata "cinematografica" dentro e fuori lo schermo. Una vita di riscatto, la sua, cominciata ad Amsterdam, nello stato di New York, il 9 dicembre 1916, da una famiglia di ebrei russi. Proprio lì, nella sua famiglia Kirk Douglas (che in realtà si chiamava Issur Danielovitch) cominciò la sua battaglia: si mise a lavorare per mantenersi agli studi, si laureò in Lettere e riuscì, per merito, ad entrare all'American Academy of Dramatic Arts di New York.
Dopo aver esordito in teatro a Broadway, all'indomani della seconda guerra mondiale, Douglas debuttò sul grande schermo nel 1946 nel film "Lo strano amore di Marta Ivers" di Lewis Mileston.
Il successo, però, arrivò col ruolo di un boxeur ne "Il grande campione" (1949) e con quello di un giornalista senza scrupoli ne "L'asso nella manica" (1951). Col suo sguardo azzurro ma duro, il fisico atletico e l'aria da "invincibile", tra gli anni '50 e gli anni '60 - il suo periodo d'oro - divenne protagonista di numerosissimi film "eroici" che lo consacrarono al successo internazionale: da "20.000 leghe sotto i mari" (1954) a "L'uomo senza paura" (1955), da "Sfida all'O.K. Corral" (1957) al celebre "Spartacus" (1960) di Stanley Kubrick (da lui stesso prodotto). Recitò anche in Italia, in "Ulisse" di Mario Camerini, nel 1954, accanto a Silvana Mangano. Continuerà ancora a recitare tra gli anni '60 e '90, per poi diradare gradualmente le sue apparizioni.
Ma la sua carriera di "eroe", proseguì anche fuori dallo schermo. Nel 1991, un incidente in elicottero sembrò abbatterlo, ma riuscì ancora a vincere. Cinque anni dopo, nel 1996, si riprese anche da un ictus che lo aveva colpito, scuotendolo fino a fargli avere davvero paura - guarda caso lo stesso anno in cui, dopo esser sempre arrivato ad un passo dal riceverlo (per ben tre volte), gli venne conferito l'Oscar alla carriera. Un riconoscimento importante per Douglas che, nonostante tutto, continuò a recitare ancora, fino al 2004, quando partecipò alla sua ultima pellicola prima di ritirarsi per limiti fisici ed anagrafici. La sua "temerarietà", però, tornò sotto nuove vesti: come promotore di iniziative filantropiche e umanitarie. Gli ultimi sforzi di un grande combattente che, proprio ieri, ha gettato la spugna dopo anni e anni di lotte. Ma, si sa, l'arte consacra all'eternità. Proprio per questo Kirk Douglas, l'irriducibile eroe, resterà per sempre con noi, da mito a leggenda immortale.
Per tutti noi ha rappresentato l'eroe: forte, invincibile, in grado di spuntarla sempre in ogni avversità. Questa volta, però, Kirk Douglas - indiscussa leggenda hollywoodiana - ha dovuto deporre le armi, dopo una battaglia durata centotré anni. E la sua vita è stata "cinematografica" dentro e fuori lo schermo. Una vita di riscatto, la sua, cominciata ad Amsterdam, nello stato di New York, il 9 dicembre 1916, da una famiglia di ebrei russi. Proprio lì, nella sua famiglia Kirk Douglas (che in realtà si chiamava Issur Danielovitch) cominciò la sua battaglia: si mise a lavorare per mantenersi agli studi, si laureò in Lettere e riuscì, per merito, ad entrare all'American Academy of Dramatic Arts di New York.
Dopo aver esordito in teatro a Broadway, all'indomani della seconda guerra mondiale, Douglas debuttò sul grande schermo nel 1946 nel film "Lo strano amore di Marta Ivers" di Lewis Mileston.
Il successo, però, arrivò col ruolo di un boxeur ne "Il grande campione" (1949) e con quello di un giornalista senza scrupoli ne "L'asso nella manica" (1951). Col suo sguardo azzurro ma duro, il fisico atletico e l'aria da "invincibile", tra gli anni '50 e gli anni '60 - il suo periodo d'oro - divenne protagonista di numerosissimi film "eroici" che lo consacrarono al successo internazionale: da "20.000 leghe sotto i mari" (1954) a "L'uomo senza paura" (1955), da "Sfida all'O.K. Corral" (1957) al celebre "Spartacus" (1960) di Stanley Kubrick (da lui stesso prodotto). Recitò anche in Italia, in "Ulisse" di Mario Camerini, nel 1954, accanto a Silvana Mangano. Continuerà ancora a recitare tra gli anni '60 e '90, per poi diradare gradualmente le sue apparizioni.
Ma la sua carriera di "eroe", proseguì anche fuori dallo schermo. Nel 1991, un incidente in elicottero sembrò abbatterlo, ma riuscì ancora a vincere. Cinque anni dopo, nel 1996, si riprese anche da un ictus che lo aveva colpito, scuotendolo fino a fargli avere davvero paura - guarda caso lo stesso anno in cui, dopo esser sempre arrivato ad un passo dal riceverlo (per ben tre volte), gli venne conferito l'Oscar alla carriera. Un riconoscimento importante per Douglas che, nonostante tutto, continuò a recitare ancora, fino al 2004, quando partecipò alla sua ultima pellicola prima di ritirarsi per limiti fisici ed anagrafici. La sua "temerarietà", però, tornò sotto nuove vesti: come promotore di iniziative filantropiche e umanitarie. Gli ultimi sforzi di un grande combattente che, proprio ieri, ha gettato la spugna dopo anni e anni di lotte. Ma, si sa, l'arte consacra all'eternità. Proprio per questo Kirk Douglas, l'irriducibile eroe, resterà per sempre con noi, da mito a leggenda immortale.
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