RENATO CAROSONE, "NAPULITAN" SWING
Pianista eccezionale, innovatore ricercato, autore di brani indimenticabili che hanno fatto ballare l'Italia del Dopoguerra, affranta ma pronta a ricominciare al ritmo di swing e rock and roll.
Renato Carosone contribuì alla rinascita della musica napoletana negli anni '50, aggiungendo un po' di "brio" alla tradizione melodica partenopea, varcando i confini nazionali ed approdando oltreoceano con grandissimo successo.
Ma si sa, tutto questo è possibile soltanto se uno il ritmo lo ha nel sangue, e lui lo aveva.
Era ancora un bambino quando, nella sua casa nei pressi di Piazza Mercato, a Napoli - dove nacque il 3 gennaio 1920 -, suonava benissimo il vecchio pianoforte appartenuto a sua madre (scomparsa prematuramente). Grazie alla passione per la musica del padre, Renato continuò a perfezionare la tecnica: prima diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella, poi con l'ingaggio in una compagnia di varietà che lo portò nell'allora Africa italiana: Massau, Asmara, Addis Abeba, videro il suo talento accrescersi e migliorarsi, tornando in Italia (dopo la fine della guerra) con maggior consapevolezza e grande forza di volontà. Cominciò a esibirsi tra Napoli e Roma in diversi locali. La svolta nel 1949, con la nascita del trio composto dal chitarrista olandese Peter Van Wood e dall'indimenticato batterista Gegè Di Giacomo, nipote del poeta Salvatore. Il loro debutto allo "Shaker Club" di Napoli fu solo il primo di una serie di grandi successi. Nell'arco di dieci anni, tra l'incontro col paroliere Nisa, Nicola Salerno - autore dei brani più noti -, la fuoriuscita di Van Wood dal gruppo e l'ingresso di nuovi musicisti, Renato Carosone divenne uno dei cantanti più apprezzati e famosi al mondo.
Pianista eccezionale, innovatore ricercato, autore di brani indimenticabili che hanno fatto ballare l'Italia del Dopoguerra, affranta ma pronta a ricominciare al ritmo di swing e rock and roll.
Renato Carosone contribuì alla rinascita della musica napoletana negli anni '50, aggiungendo un po' di "brio" alla tradizione melodica partenopea, varcando i confini nazionali ed approdando oltreoceano con grandissimo successo.
Ma si sa, tutto questo è possibile soltanto se uno il ritmo lo ha nel sangue, e lui lo aveva.
Era ancora un bambino quando, nella sua casa nei pressi di Piazza Mercato, a Napoli - dove nacque il 3 gennaio 1920 -, suonava benissimo il vecchio pianoforte appartenuto a sua madre (scomparsa prematuramente). Grazie alla passione per la musica del padre, Renato continuò a perfezionare la tecnica: prima diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella, poi con l'ingaggio in una compagnia di varietà che lo portò nell'allora Africa italiana: Massau, Asmara, Addis Abeba, videro il suo talento accrescersi e migliorarsi, tornando in Italia (dopo la fine della guerra) con maggior consapevolezza e grande forza di volontà. Cominciò a esibirsi tra Napoli e Roma in diversi locali. La svolta nel 1949, con la nascita del trio composto dal chitarrista olandese Peter Van Wood e dall'indimenticato batterista Gegè Di Giacomo, nipote del poeta Salvatore. Il loro debutto allo "Shaker Club" di Napoli fu solo il primo di una serie di grandi successi. Nell'arco di dieci anni, tra l'incontro col paroliere Nisa, Nicola Salerno - autore dei brani più noti -, la fuoriuscita di Van Wood dal gruppo e l'ingresso di nuovi musicisti, Renato Carosone divenne uno dei cantanti più apprezzati e famosi al mondo.
Renato Carosone con Gegè Di Giacomo. |
Le sue canzoni "condite" in salsa swing, melodiche ma veloci, dolci ma scanzonate, ottennero un successo straordinario anche in America senza bisogno di essere tradotte. "Maruzzella", "Torero", "Caravan petrol", " 'O sarracino", "Pigliate 'na pastiglia" e l'indimenticabile "Tu vuò fa l'americano" - eseguita da Carosone e il suo complesso nel film "Totò, Peppino e le fanatiche", accanto al Principe De Curtis -, entrarono immediatamente nella storia della musica, così come le sue personali rivisitazione di altri brani napoletani, come "Lazzarella" e "Io, mammeta e tu" di Pazzaglia e Modugno, oppure "Anema e core".
Nel 1959 poi, nella trasmissione televisiva "Serata di gala", l'improvviso annuncio del suo ritiro dalle scene, per tener fede alla promessa di farlo "nel momento di massimo successo". Nessuno mai capì la vera ragione, si parlò anche di un voto fatto alla Madonna. Fatto sta che per quindici anni Carosone sparì, per dedicarsi al suo amato piano e ad un'altra sua grande passione, la pittura.
Nel 1975, però, tornò dal suo pubblico, chiamato da Sergio Bernardini alla "Bussola" di Viareggio, il noto locale della Versilia dove aveva suonato già vent'anni prima, in occasione della sua inaugurazione.
Ricominciò così ad esibirsi in televisione, ad incidere dischi, donando nuovamente quell'allegria che aveva il sapore di un'Italia diversa e più "felice". Lui, però, era sempre lo stesso: ironico, elegante e discreto. E proprio con la medesima discrezione, il 20 maggio 2001, disse addio al suo piano e al suo pubblico, morendo nel sonno nella sua casa romana.
La sua musica, però, quella non è morta affatto. A cento anni dalla sua nascita, Renato Carosone continua a vivere in quelle note che hanno dato "animo" alle melodie napoletane, ancora oggi ascoltate, omaggiate ed amate in tutto il mondo.
Carosone e il suo complesso. |
Nel 1959 poi, nella trasmissione televisiva "Serata di gala", l'improvviso annuncio del suo ritiro dalle scene, per tener fede alla promessa di farlo "nel momento di massimo successo". Nessuno mai capì la vera ragione, si parlò anche di un voto fatto alla Madonna. Fatto sta che per quindici anni Carosone sparì, per dedicarsi al suo amato piano e ad un'altra sua grande passione, la pittura.
Nel 1975, però, tornò dal suo pubblico, chiamato da Sergio Bernardini alla "Bussola" di Viareggio, il noto locale della Versilia dove aveva suonato già vent'anni prima, in occasione della sua inaugurazione.
Ricominciò così ad esibirsi in televisione, ad incidere dischi, donando nuovamente quell'allegria che aveva il sapore di un'Italia diversa e più "felice". Lui, però, era sempre lo stesso: ironico, elegante e discreto. E proprio con la medesima discrezione, il 20 maggio 2001, disse addio al suo piano e al suo pubblico, morendo nel sonno nella sua casa romana.
La sua musica, però, quella non è morta affatto. A cento anni dalla sua nascita, Renato Carosone continua a vivere in quelle note che hanno dato "animo" alle melodie napoletane, ancora oggi ascoltate, omaggiate ed amate in tutto il mondo.
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