PEPPINO DE FILIPPO, IRONIA SOPRAFFINA
E poi il povero barbiere Peppino che in combutta con Antonio, disoccupato e scansafatiche , inscena un finto rapimento pur di spillare qualche soldo alla tirchia moglie di lui, Teresa (Titina De Filippo), per darsi ai bagordi in città in "Totò, Peppino e i fuorilegge" - ruolo che gli valse un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista.
Ma Peppino De Filippo ebbe anche una grande popolarità televisiva. Nel 1966, infatti, condusse il programma abbinato alla Lotteria Italia "Scala reale", in cui introdusse il personaggio del celebre "Gaetano Pappagone": parodia di un campagnolo ingenuo e sprovveduto, ignorante ma simpatico, al servizio del "Cummentatore Pupino Di Filippo". Una sorta di suo alter ego che, tra un "ecque quà" e una "piriché?", conquistò grandi e piccini, divenendo anche protagonista di una fortunata serie di fumetti.
La sua carriera proseguì lungo tutto il corso degli anni '70. Nel 1979, già malato e affaticato, interpretò il suo ultimo film, "Giallo napoletano", diretto da Sergio Corbucci: un thriller di stampo umoristico, nel ruolo del padre del protagonista, un suonatore ambulante affetto da poliomelite, interpretato da Marcello Mastroianni. Tra il dicembre dello stesso anno e il gennaio successivo, Peppino De Filippo condusse anche il suo ultimo programma televisivo "Buonasera con...", accompagnato dal figlio Luigi.
Pochi giorni dopo, il 27 gennaio 1980, Peppino De Filippo abbandonò la scena e la vita a causa di un tumore che ormai lo aveva consumato, pur consentendogli di lavorare fino all'ultimo.
Ebbene, ritenevo giusto, a quarant'anni dalla sua scomparsa, rendere omaggio al talento e all'estro di questo validissimo artista, poliedrico, versatile e dotato di quell'ironia sopraffina che ha contribuito a far "grande" lo spettacolo italiano.
La sua bravura, il suo talento sono stati spesso snobbati. Rispetto al fratello Eduardo, Peppino De Filippo è venuto sempre "dopo", e oggi rischia di essere ricordato poco e senza merito. Perché il più piccolo dei fratelli De Filippo era senza dubbio quello più versatile, istrionico. Una lunga carriera divisa tra teatro, cinema e televisione. Un nome, il suo, legato soprattutto ai leggendari film con Totò e al personaggio di "Pappagone", ma la sua vita artistica l'ha visto passare dalla commedia napoletana al teatro impegnato, dalla compagnia "I De Filippo" ad una propria, dal cinema al varietà televisivo.
Nato a Napoli il 24 agosto 1903, Peppino (Giuseppe il suo vero nome) era l'ultimo dei tre figli di Eduardo Scarpetta - celebre commediografo napoletano - e Luisa De Filippo, assieme a Titina ed Eduardo.
Fin da bambino respirò aria di teatro. Esordì giovanissimo sul palcoscenico (al pari dei fratelli) per poi entrare nella celebre compagnia di Vincenzo Scarpetta (suo fratellastro). Nel 1931, insieme ai fratelli, fondò la Compagnia Teatro Umoristico: i De Filippo, esordendo con la più nota commedia eduardiana, "Natale in casa Cupiello", in cui lui interpretava la parte di "Nennillo", il figlio di Luca Cupiello. Insieme a Eduardo e Titina, Peppino calcò i palcoscenico di tutta Italia, con grandiosi successi.
Eduardo e Peppino, però, avevo entrambi un carattere molto forte, ed era difficile lavorare insieme. Molte furono le discussioni tra i due, fino al noto litigio, avvenuto al Teatro Diana di Napoli nel 1944, che segnò l'uscita dalla compagnia di Peppino.
La sua defezione, però, non fu affatto un male. Peppino infatti intraprese una carriera artistica solitaria, aprendo una propria compagnia, scrivendo testi di suo pugno e sperimentando anche generi diversi dalla classica commedia napoletana.
Si cimentò con Moliére, con Pirandello, mettendo in luce la sua grande versatilità. Dote, questa, che emergerà notevolmente sul grande schermo. A partire dagli anni '30 e fino agli anni '70, Peppino De Filippo prese parte ad oltre novanta pellicole recitando accanto ai più grandi artisti del tempo: da Aldo Fabrizi a Vittorio De Sica, da Alberto Sordi a Vittorio Gassman, da Anna Magnani a Lea Padovani.
Venne diretto dai più grandi registi: Steno, Luigi Zampa, Mario Monicelli, Camillo Mastrocinque, Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Bonnard e perfino Federico Fellini. Il Maestro riminese, infatti, dopo averlo diretto in "Luci del varietà " (come aiuto regista di Lattuada), lo volle come protagonista de "Le tentazioni del dottor Antonio", episodio del film "Boccaccio '70", in cui De Filippo interpreta magistralmente il ruolo di un "bacchettone", moralista integerrimo, turbato da una prosperosa Anita Ekberg - dipinta su un manifesto pubblicitario - che diventa il suo incubo notturno e diurno.
La sua popolarità sul grande schermo è però dovuta al fortunato sodalizio con Totò. Nel ruolo della povera "vittima" - serio, misurato e perennemente vessato dal "cattivo" Principe De Curtis - girò ben sedici film, alcuni divenuti vere e propri cult, come "Totò, Peppino e la... malafemmina", in cui interpretano i fratelli Caponi, possidenti meridionali "sbarcati" a Milano (perché, a loro dire, da Napoli a Milano ci volevano tre giorni di mare) alla ricerca del nipote (Teddy Reno), promettente studente di medicina, perdutosi dietro le gambe di una ballerina della rivista (Dorian Gray) - alla quale scriveranno un'esilarante lettera. Ma indimenticabili sono anche il tipografo Lo Turco (De Filippo) e il portiere Bonocore (Totò), falsari per caso insieme al pittore Cardone (Giacomo Furia), che stampano false banconote da diecimila lire, riuscendo invano a spacciarne una ne "La banda degli onesti".
Fin da bambino respirò aria di teatro. Esordì giovanissimo sul palcoscenico (al pari dei fratelli) per poi entrare nella celebre compagnia di Vincenzo Scarpetta (suo fratellastro). Nel 1931, insieme ai fratelli, fondò la Compagnia Teatro Umoristico: i De Filippo, esordendo con la più nota commedia eduardiana, "Natale in casa Cupiello", in cui lui interpretava la parte di "Nennillo", il figlio di Luca Cupiello. Insieme a Eduardo e Titina, Peppino calcò i palcoscenico di tutta Italia, con grandiosi successi.
Eduardo e Peppino, però, avevo entrambi un carattere molto forte, ed era difficile lavorare insieme. Molte furono le discussioni tra i due, fino al noto litigio, avvenuto al Teatro Diana di Napoli nel 1944, che segnò l'uscita dalla compagnia di Peppino.
Un giovane Peppino De Filippo (a destra) con i fratelli Eduardo e Titina. |
La sua defezione, però, non fu affatto un male. Peppino infatti intraprese una carriera artistica solitaria, aprendo una propria compagnia, scrivendo testi di suo pugno e sperimentando anche generi diversi dalla classica commedia napoletana.
Si cimentò con Moliére, con Pirandello, mettendo in luce la sua grande versatilità. Dote, questa, che emergerà notevolmente sul grande schermo. A partire dagli anni '30 e fino agli anni '70, Peppino De Filippo prese parte ad oltre novanta pellicole recitando accanto ai più grandi artisti del tempo: da Aldo Fabrizi a Vittorio De Sica, da Alberto Sordi a Vittorio Gassman, da Anna Magnani a Lea Padovani.
A sinistra, Peppino De Filippo con Aldo Fabrizi ne "I due compari". A destra, con Turi Pandolfini e Alberto Sordi in "Un giorno in pretura". |
Venne diretto dai più grandi registi: Steno, Luigi Zampa, Mario Monicelli, Camillo Mastrocinque, Carlo Ludovico Bragaglia, Mario Bonnard e perfino Federico Fellini. Il Maestro riminese, infatti, dopo averlo diretto in "Luci del varietà " (come aiuto regista di Lattuada), lo volle come protagonista de "Le tentazioni del dottor Antonio", episodio del film "Boccaccio '70", in cui De Filippo interpreta magistralmente il ruolo di un "bacchettone", moralista integerrimo, turbato da una prosperosa Anita Ekberg - dipinta su un manifesto pubblicitario - che diventa il suo incubo notturno e diurno.
Peppino De Filippo con Anita Ekberg (sul manifesto) ne "Le tentazioni del dottor Antonio". |
La sua popolarità sul grande schermo è però dovuta al fortunato sodalizio con Totò. Nel ruolo della povera "vittima" - serio, misurato e perennemente vessato dal "cattivo" Principe De Curtis - girò ben sedici film, alcuni divenuti vere e propri cult, come "Totò, Peppino e la... malafemmina", in cui interpretano i fratelli Caponi, possidenti meridionali "sbarcati" a Milano (perché, a loro dire, da Napoli a Milano ci volevano tre giorni di mare) alla ricerca del nipote (Teddy Reno), promettente studente di medicina, perdutosi dietro le gambe di una ballerina della rivista (Dorian Gray) - alla quale scriveranno un'esilarante lettera. Ma indimenticabili sono anche il tipografo Lo Turco (De Filippo) e il portiere Bonocore (Totò), falsari per caso insieme al pittore Cardone (Giacomo Furia), che stampano false banconote da diecimila lire, riuscendo invano a spacciarne una ne "La banda degli onesti".
Peppino De Filippo con Totò e Dorian Gray in "Totò, Peppino e la... malafemmina". |
E poi il povero barbiere Peppino che in combutta con Antonio, disoccupato e scansafatiche , inscena un finto rapimento pur di spillare qualche soldo alla tirchia moglie di lui, Teresa (Titina De Filippo), per darsi ai bagordi in città in "Totò, Peppino e i fuorilegge" - ruolo che gli valse un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista.
A sinistra, Peppino De Filippo con Totò e Giacomo Furia ne "La banda degli onesti". A destra, con Totò e Titina De Filippo in "Totò, Peppino e i fuorilegge". |
Ma Peppino De Filippo ebbe anche una grande popolarità televisiva. Nel 1966, infatti, condusse il programma abbinato alla Lotteria Italia "Scala reale", in cui introdusse il personaggio del celebre "Gaetano Pappagone": parodia di un campagnolo ingenuo e sprovveduto, ignorante ma simpatico, al servizio del "Cummentatore Pupino Di Filippo". Una sorta di suo alter ego che, tra un "ecque quà" e una "piriché?", conquistò grandi e piccini, divenendo anche protagonista di una fortunata serie di fumetti.
Peppino De Filippo nei panni di Gaetano Pappagone. |
La sua carriera proseguì lungo tutto il corso degli anni '70. Nel 1979, già malato e affaticato, interpretò il suo ultimo film, "Giallo napoletano", diretto da Sergio Corbucci: un thriller di stampo umoristico, nel ruolo del padre del protagonista, un suonatore ambulante affetto da poliomelite, interpretato da Marcello Mastroianni. Tra il dicembre dello stesso anno e il gennaio successivo, Peppino De Filippo condusse anche il suo ultimo programma televisivo "Buonasera con...", accompagnato dal figlio Luigi.
Peppino De Filippo con Renato Pozzetto in "Giallo napoletano". |
Pochi giorni dopo, il 27 gennaio 1980, Peppino De Filippo abbandonò la scena e la vita a causa di un tumore che ormai lo aveva consumato, pur consentendogli di lavorare fino all'ultimo.
Ebbene, ritenevo giusto, a quarant'anni dalla sua scomparsa, rendere omaggio al talento e all'estro di questo validissimo artista, poliedrico, versatile e dotato di quell'ironia sopraffina che ha contribuito a far "grande" lo spettacolo italiano.
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