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PUPELLA MAGGIO, IMMENSA "EREDE"

 Sono passati vent'anni dalla sua scomparsa: pochi per averne piena consapevolezza, forse, ma troppi per abituarsi all'idea della fine di un'epoca. Pupella Maggio, indimenticabile artista del teatro napoletano, se ne andava l'8 dicembre del 1999, poco prima della fine del secolo che l'aveva vista assoluta protagonista sulla scena teatrale, ma anche amabile interprete sul grande schermo.
Inconsciamente, forse aveva intuito qualcosa: immaginava che nel nuovo millennio non ci sarebbe stato più spazio per lei ed il suo mondo, il teatro. Quel palcoscenico che il 24 aprile del 1910 l'aveva vista nascere.



E sì, perché Pupella Maggio era l'unica che poteva dire di essere "nata e cresciuta" su un palcoscenico. I suoi genitori, Domenico "Mimì" Maggio e Antonietta Gravante, erano brillanti attori (anch'essi figli d'arte) e Pupella nacque nel camerino del Teatro Orfeo di Napoli.
Esordì sul palcoscenico a soli due anni, legata in una scatola a impersonare una bambola. Da lì Giustina - questo il suo vero nome - diventò "Pupella", cominciando a lavorare nella compagnia paterna assieme agli altri sette dei sedici fratelli che come lei seguirono le orme dei genitori, tra cui Dante, Rosalia e Beniamino.
La sua carriera, però, prese il volo soltanto nei primi anni '50, quando entrò nella "Scarpettiana", la compagnia di Eduardo De Filippo, che la lanciò nel mondo del teatro come grande attrice, soprattutto dopo l'interpretazione di Rosa in "Sabato, domenica e lunedì", ruolo scritto dal Maestro proprio per lei.


                                    Pupella Maggio con Eduardo De Filippo in "Natale in casa Cupiello" (1977).


Con la scomparsa della sorella di Eduardo - Titina -, Pupella Maggio diede gran prova del suo talento con ruoli come Filumena Marturano e Concetta di "Natale in casa Cupiello". Proprio quest'ultimo ruolo la riporterà accanto ad Eduardo nel 1977, nella nuova edizione televisiva della commedia. Nel 1960, infatti, la Maggio, per via di incomprensioni, aveva abbandonato la compagnia e aveva recitato accanto a Paolo Stoppa e Rina Morelli ne "L'Arialda" di Giovanni Testori, diretta da Luchino Visconti.


                                             Pupella Maggio con Alberto Sordi ne "Il medico della mutua".


Negli anni '80 invece, in piena maturità, si cimentò con Beckett, Shakespeare e Brecht diretta da Antonio Calenda, grazie al quale, nel 1983, riuscì a riunirsi con i fratelli Beniamino e Rosalia nello spettacolo " 'Na sera 'e Maggio".



 In alto, Pupella Maggio con Nando Orfei in "Amarcord";
In basso, con Jacques Perrin in "Nuovo Cinema Paradiso".



                                             
Ma, seppur in misura minore, Pupella Maggio ottenne discreta popolarità anche sul grande schermo, dove esordì nei primi anni '50, portando in scena preziose caratterizzazioni che ottennero anche importanti riconoscimenti: nel 1969 vinse un Nastro d'Argento per il ruolo della signora Parise, prima mutuata del dottor Tersilli (Alberto Sordi), ne "Il medico della mutua" di Luigi Zampa, mentre nel 1973 e nel 1989 ottenne una candidatura rispettivamente ai Nastri d'Argento e ai David di Donatello per "Amarcord" di Fellini e "Nuovo Cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore.



                                     Pupella Maggio con i fratelli Beniamino e Rosalia in " 'Na sera 'e Maggio".


Fu proprio il cinema il suo ultimo impegno, nel 1990, prima del suo addio alle scene ad ormai ottant'anni. Sentiva di aver dato tutto e di non poter dare di più. O, forse, davvero credeva che da lì a pochi anni non ci sarebbe stato più posto per chi come lei era cresciuta su quel palcoscenico su cui ormai stava calando il sipario. Dopotutto, quel pomeriggio del giorno dell'Immacolata di due decenni fa, quando un'emorragia cerebrale se la portò via per sempre, quel sipario si chiuse davvero: proprio alla vigilia di quel nuovo millennio che destava tanta curiosità quanto timore. Lo stesso millennio in cui noi  oggi stiamo vivendo ed in cui ci sarà sempre spazio per quest'immensa artista, "erede" di un secolo d'arte viva e vitale.

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