ALESSANDRA PANARO: LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO
Se si pensa a lei viene in mente una sola parola: delicata. Lineamenti perfetti, morbidi e appena accennati, capelli biondi, occhi grandi e teneri, e un sorriso che rimanda a un'allegria e a una spensieratezza che non c'è più. Alessandra Panaro è stata il simbolo di quella "delicata spensieratezza" del cinema del Dopoguerra, fatto di gioia, fiducia nel futuro e grandi speranze.
La sua giovane e bella presenza ha reso indimenticabili decine di pellicole divenute il simbolo dell'Italia del tempo.
Nata a Roma il 14 dicembre del 1939, la Panaro esordì sul grande schermo nel 1954 nel film di Mino Roli "Il barcaiolo di Amalfi". Dopo aver partecipato ad altri film, raggiunse la popolarità nazionale
tra il 1956 e il 1958, grazie alla fortunata trilogia di Dino Risi, "Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari". Nella memoria di tutti, Alessandra Panaro è semplicemente Annamaria, la sorella di Salvatore (Renato Salvatori) innamorata del migliore amico di lui, Romolo (Maurizio Arena), fratello della sua migliore amica Marisa (Lorella De Luca): un magnifico "intreccio" di sentimenti sotto il sole cocente di una estate romana trascorsa tra scorribande in piazza Navona e "tuffi" nel "biondo Tevere" all'ombra di Castel Sant'Angelo.
In alto, Alessandra Panaro con Renato Salvatori (a sinistra) e Maurizio Arena in "Poveri ma belli".
In basso, con Lorella De Luca e Renato Salvatori in "Belle ma povere".
Insieme alla collega Lorella De Luca, nello stesso periodo partecipò come valletta a "Il Musichiere" di Mario Riva, che - in riferimento ai film di Risi - le aveva ribattezzate "le cognatine".
Ma per tutta l'Italia, Alessandra Panaro divenne ben presto "la fidanzatina", dolce e ingenua, continuando ad interpretare quel ruolo in altri film di successo come "Lazzarella" (1957) - ispirata alla famosa canzone di Domenico Modugno - di Carlo Ludovico Bragaglia, in cui era la protagonista, e "Cerasella" (1959) di Raffaello Matarazzo, entrambi accanto a Mario Girotti (il futuro Terence Hill).
Alessandra Panaro (a destra ) con Lorella De Luca e Mario Riva
Ma la Panaro recitò anche accanto al grande Totò ( In "Destinazione Piovarolo" (1955) e "Totò, Peppino e le fanatiche" (1958)) e in film di maggior spessore, come "Amore e chiacchiere" (1958) di Alessandro Blasetti e il capolavoro di Luchino Visconti "Rocco e i suoi fratelli" (1960).
In alto, Alessandra Panaro con Mario Girotti (Terence Hill) in "Lazzarella".
In basso, con Max Cartier in "Rocco e i suoi fratelli".
A partire dai primi anni '60 recitò soprattutto in film di genere avventuroso, peplum e western.
Nel 1966 abbandonò la carriera a seguito del matrimonio con il banchiere Jean-Pierre Sabet, trasferendosi a Ginevra e dedicandosi alla famiglia. Dopo la morte di Sabet, nel 1983, sposò in seconde nozze l'attore Giancarlo Sbragia rientrando in Italia.
Rimasta vedova per la seconda volta, si stabilì definitivamente in Svizzera alla fine degli anni '90.
Dopo anni di lontananza, quest'anno era riapparsa sul grande schermo nel film di Gianfrancesco Lazotti "La notte è piccola per noi", accanto a Philippe Leroy, uscito nelle sale proprio pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 1° maggio.
Chi segue assiduamente questo blog sa che in quell'occasione le regalai un piccolo omaggio qui, rammaricandomi per non essere riuscito a dedicarle un ampio spazio per il suo compleanno "tondo". Oggi, infatti, Alessandra Panaro avrebbe compiuto ottant'anni. Ebbene, se è vero che l'arte rende immortali, mi sia concesso di onorare con questo articolo la bellezza, la grazia e la bravura della "ragazza della porta accanto" di tutti gli italiani: simbolo del candore e della dolcezza di un'epoca svanita.
Se si pensa a lei viene in mente una sola parola: delicata. Lineamenti perfetti, morbidi e appena accennati, capelli biondi, occhi grandi e teneri, e un sorriso che rimanda a un'allegria e a una spensieratezza che non c'è più. Alessandra Panaro è stata il simbolo di quella "delicata spensieratezza" del cinema del Dopoguerra, fatto di gioia, fiducia nel futuro e grandi speranze.
La sua giovane e bella presenza ha reso indimenticabili decine di pellicole divenute il simbolo dell'Italia del tempo.
Nata a Roma il 14 dicembre del 1939, la Panaro esordì sul grande schermo nel 1954 nel film di Mino Roli "Il barcaiolo di Amalfi". Dopo aver partecipato ad altri film, raggiunse la popolarità nazionale
tra il 1956 e il 1958, grazie alla fortunata trilogia di Dino Risi, "Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari". Nella memoria di tutti, Alessandra Panaro è semplicemente Annamaria, la sorella di Salvatore (Renato Salvatori) innamorata del migliore amico di lui, Romolo (Maurizio Arena), fratello della sua migliore amica Marisa (Lorella De Luca): un magnifico "intreccio" di sentimenti sotto il sole cocente di una estate romana trascorsa tra scorribande in piazza Navona e "tuffi" nel "biondo Tevere" all'ombra di Castel Sant'Angelo.
In alto, Alessandra Panaro con Renato Salvatori (a sinistra) e Maurizio Arena in "Poveri ma belli".
In basso, con Lorella De Luca e Renato Salvatori in "Belle ma povere".
Insieme alla collega Lorella De Luca, nello stesso periodo partecipò come valletta a "Il Musichiere" di Mario Riva, che - in riferimento ai film di Risi - le aveva ribattezzate "le cognatine".
Ma per tutta l'Italia, Alessandra Panaro divenne ben presto "la fidanzatina", dolce e ingenua, continuando ad interpretare quel ruolo in altri film di successo come "Lazzarella" (1957) - ispirata alla famosa canzone di Domenico Modugno - di Carlo Ludovico Bragaglia, in cui era la protagonista, e "Cerasella" (1959) di Raffaello Matarazzo, entrambi accanto a Mario Girotti (il futuro Terence Hill).
Alessandra Panaro (a destra ) con Lorella De Luca e Mario Riva
Ma la Panaro recitò anche accanto al grande Totò ( In "Destinazione Piovarolo" (1955) e "Totò, Peppino e le fanatiche" (1958)) e in film di maggior spessore, come "Amore e chiacchiere" (1958) di Alessandro Blasetti e il capolavoro di Luchino Visconti "Rocco e i suoi fratelli" (1960).
In alto, Alessandra Panaro con Mario Girotti (Terence Hill) in "Lazzarella".
In basso, con Max Cartier in "Rocco e i suoi fratelli".
A partire dai primi anni '60 recitò soprattutto in film di genere avventuroso, peplum e western.
Nel 1966 abbandonò la carriera a seguito del matrimonio con il banchiere Jean-Pierre Sabet, trasferendosi a Ginevra e dedicandosi alla famiglia. Dopo la morte di Sabet, nel 1983, sposò in seconde nozze l'attore Giancarlo Sbragia rientrando in Italia.
Rimasta vedova per la seconda volta, si stabilì definitivamente in Svizzera alla fine degli anni '90.
Dopo anni di lontananza, quest'anno era riapparsa sul grande schermo nel film di Gianfrancesco Lazotti "La notte è piccola per noi", accanto a Philippe Leroy, uscito nelle sale proprio pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 1° maggio.
Chi segue assiduamente questo blog sa che in quell'occasione le regalai un piccolo omaggio qui, rammaricandomi per non essere riuscito a dedicarle un ampio spazio per il suo compleanno "tondo". Oggi, infatti, Alessandra Panaro avrebbe compiuto ottant'anni. Ebbene, se è vero che l'arte rende immortali, mi sia concesso di onorare con questo articolo la bellezza, la grazia e la bravura della "ragazza della porta accanto" di tutti gli italiani: simbolo del candore e della dolcezza di un'epoca svanita.
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