ADRIANA BENETTI, DOLCE INGENUITA'
Con i suoi occhioni, grandi e languidi, ed il suo viso candido ci ha regalato indimenticabili "primi piani" del nostro cinema. Adriana Benetti, giovane attrice degli anni '40, lasciò un segno nella filmografia nazionale per poi scomparire nel nulla, dopo poco più di venti pellicole, alla fine del decennio successivo.
Nata a Ferrara il 5 dicembre del 1919, la Benetti si formò professionalmente a Roma, frequentando il Centro sperimentale di cinematografia. Diplomatasi nel 1941, esordì nello stesso anno sul grande schermo grazie al Maestro De Sica che la volle con sé nel film "Teresa Venerdì", in cui interpretava la giovane protagonista, un'orfanella timida ed onesta.
Adriana Benetti con Vittorio De Sica in "Teresa Venerdì".
Il ruolo della giovane dolce e sprovveduta divenne per la Benetti una sorta di "alter ego" dal quale non riuscì mai a separarsi. Bruna, piccola di statura e con quell'aria malinconica, divenne per tutti la "fidanzatina", interpretando per circa dieci anni lo stereotipo della fanciulla bisognosa d'amore e comprensione in film di grande successo come "Quattro passi fra le nuvole" (1942) di Alessandro Blasetti, accanto a Gino Cervi, e "Avanti c'è posto..." (1942) di Mario Bonnard, con Aldo Fabrizi. Sempre accanto a quest'ultimo interpretò invece una povera ragazza costretta a prostituirsi per vivere durante la guerra in "Tombolo, paradiso nero" (1947), di Giorgio Ferroni.
Nei primi anni '50, la sua presenza sul grande schermo cominciò a diradarsi. Partecipò ancora ad alcune pellicole, come "47 morto che parla" (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia, accanto a Totò, o "Le diciottenni" (1955) di Mario Mattoli, recitando anche in alcune produzioni spagnole ed argentine, ma la sua popolarità andò via via calando.
Adriana Benetti con John Kitzmiller in "Tombolo, paradiso nero".
Con la riservatezza e l'umiltà che sempre la contraddistinsero - sul set e nella vita - Adriana Benetti fece perdere ogni traccia di sé alla fine degli anni '50, allontanandosi dai riflettori e dalle cronache mondane. Le stesse che, nel 1947, l'avevano vista protagonista di uno "scandalo" - considerando l'idea che di lei si era fatto il pubblico - quando posò in bikini per la rivista "Tempo illustrato".
Dopo circa settant'anni, il suo nome comparve nuovamente sulla stampa il 24 febbraio del 2016, quando sua figlia ne annunciò l'avvenuta scomparsa.
Oggi, a cento anni dalla sua nascita, il nome di Adriana Benetti non dirà nulla a nessuno, eccetto qualche cinefilo incallito come il sottoscritto. Proprio per questo ho ritenuto giusto omaggiare la bravura, la bellezza e la genuinità di questa "dolce" artista, interprete di quell'ingenuità tipica di un tempo (e di un cinema) ormai perduto.
Con i suoi occhioni, grandi e languidi, ed il suo viso candido ci ha regalato indimenticabili "primi piani" del nostro cinema. Adriana Benetti, giovane attrice degli anni '40, lasciò un segno nella filmografia nazionale per poi scomparire nel nulla, dopo poco più di venti pellicole, alla fine del decennio successivo.
Nata a Ferrara il 5 dicembre del 1919, la Benetti si formò professionalmente a Roma, frequentando il Centro sperimentale di cinematografia. Diplomatasi nel 1941, esordì nello stesso anno sul grande schermo grazie al Maestro De Sica che la volle con sé nel film "Teresa Venerdì", in cui interpretava la giovane protagonista, un'orfanella timida ed onesta.
Adriana Benetti con Vittorio De Sica in "Teresa Venerdì".
Il ruolo della giovane dolce e sprovveduta divenne per la Benetti una sorta di "alter ego" dal quale non riuscì mai a separarsi. Bruna, piccola di statura e con quell'aria malinconica, divenne per tutti la "fidanzatina", interpretando per circa dieci anni lo stereotipo della fanciulla bisognosa d'amore e comprensione in film di grande successo come "Quattro passi fra le nuvole" (1942) di Alessandro Blasetti, accanto a Gino Cervi, e "Avanti c'è posto..." (1942) di Mario Bonnard, con Aldo Fabrizi. Sempre accanto a quest'ultimo interpretò invece una povera ragazza costretta a prostituirsi per vivere durante la guerra in "Tombolo, paradiso nero" (1947), di Giorgio Ferroni.
In alto, Adriana Benetti con Gino Cervi in "Quattro passi fra le nuvole";
In basso, con Aldo Fabrizi in "Avanti c'è posto...".
Nei primi anni '50, la sua presenza sul grande schermo cominciò a diradarsi. Partecipò ancora ad alcune pellicole, come "47 morto che parla" (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia, accanto a Totò, o "Le diciottenni" (1955) di Mario Mattoli, recitando anche in alcune produzioni spagnole ed argentine, ma la sua popolarità andò via via calando.
Adriana Benetti con John Kitzmiller in "Tombolo, paradiso nero".
Con la riservatezza e l'umiltà che sempre la contraddistinsero - sul set e nella vita - Adriana Benetti fece perdere ogni traccia di sé alla fine degli anni '50, allontanandosi dai riflettori e dalle cronache mondane. Le stesse che, nel 1947, l'avevano vista protagonista di uno "scandalo" - considerando l'idea che di lei si era fatto il pubblico - quando posò in bikini per la rivista "Tempo illustrato".
Dopo circa settant'anni, il suo nome comparve nuovamente sulla stampa il 24 febbraio del 2016, quando sua figlia ne annunciò l'avvenuta scomparsa.
Oggi, a cento anni dalla sua nascita, il nome di Adriana Benetti non dirà nulla a nessuno, eccetto qualche cinefilo incallito come il sottoscritto. Proprio per questo ho ritenuto giusto omaggiare la bravura, la bellezza e la genuinità di questa "dolce" artista, interprete di quell'ingenuità tipica di un tempo (e di un cinema) ormai perduto.
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