SARO URZI': IL "BRACCIO DESTRO" DI PEPPONE
Non bisogna per forza svolgere ruoli di primo piano per diventare "qualcuno" nel cinema. A volte bastano piccole parti, caratterizzazioni anche apparentemente poco importanti, per guadagnarsi un posto nel cuore dello spettatore e un plauso dalla critica. Saro Urzì faceva parte sicuramente di questi: un attore impiegato quasi esclusivamente come caratterista ma in grado di dar vita a personaggi straordinari, ancora oggi ricordati da tutti.
Siciliano - di Catania, dove nacque il 24 febbraio 1913 - , Saro Urzì (Rosario per l'anagrafe) cominciò a lavorare giovanissimo, dilettandosi a fare qualsiasi cosa, persino l'acrobata. Trasferitosi a Roma in cerca di fortuna, cominciò a frequentare Cinecittà, rendendosi disponibile come comparsa o controfigura. Così diede inizio alla sua carriera, caratterizzando alcune pellicole, anche di gran successo come "Campo de' fiori" (1943) di Mario Bonnard, accanto ad Aldo Fabrizi ed Anna Magnani. Trampolino di lancio per la sua carriera fu l'incontro col regista Pietro Germi che, intuite le sue capacità, gli assegnò il ruolo del "maresciallo Grifò" ne "In nome della legge" (1949), interpretazione che gli valse un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista. Da allora la sua carriera fu una continua ascesa.
Grazie al suo aspetto caricaturale - grassoccio, pelato, dallo sguardo ora severo ora comprensivo - divenne una presenza frequente nel cinema italiano. Lo troviamo ancora accanto a Germi ne "Il ferroviere" (1956), in "Un maledetto imbroglio" (1959), ma recitò anche in altre pellicole di successo come "Pane, amore e gelosia" (1954) di Luigi Comencini, accanto a Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida.
Ma Saro Urzì è anche noto per aver interpretato il ruolo del "Brusco" nella serie di film su "Don Camillo e Peppone" ispirata ai racconti di Guareschi e interpretata da Gino Cervi e Fernandel.
E ancora con Germi però che raggiunge un gran successo, nel 1964 con "Sedotta e abbandonata", dove la magistrale interpretazione di "don Ascalone" gli valse un prix come miglior attore al Festival di Cannes e un altro Nastro d'argento.
Inoltre lui stesso interpretò - in chiave ironica - un "padrino" siciliano nel film parodia dell'opera di Coppola, "Il figlioccio del padrino" (1973) di Mariano Laurenti, accanto ad un esilarante Franco Franchi. Il suo ultimo film fu "Giovannino" di Paolo Nuzzi, nel 1976. Solo tre anni più tardi, il 1° novembre del 1979, Saro Urzì se ne andò improvvisamente, stroncato da un ictus cerebrale, a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli - città in cui viveva la figlia e in cui fu seppellito.
A quarant'anni esatti da allora, ho ritenuto doveroso ricordare questo artista di grande talento, affinché la sua bravura possa essere opportunamente onorata. Però, nonostante la sua carriera annoveri oltre ottanta film, per me Saro Urzì resta soprattutto uno dei mitici interpreti delle avventure "guareschiane". Credo infatti che, le sue doti artistiche, sia drammatiche che comiche, possano essere amabilmente sintetizzate nel personaggio del "Brusco". A mio avviso, il "braccio destro" del sindaco Peppone, irriducibile "rosso" dedito alla lotta proletaria ma anche buon uomo che sa di trovare in don Camillo una parola di conforto, rimane la perfetta sintesi delle sue immense doti artistiche.
Siciliano - di Catania, dove nacque il 24 febbraio 1913 - , Saro Urzì (Rosario per l'anagrafe) cominciò a lavorare giovanissimo, dilettandosi a fare qualsiasi cosa, persino l'acrobata. Trasferitosi a Roma in cerca di fortuna, cominciò a frequentare Cinecittà, rendendosi disponibile come comparsa o controfigura. Così diede inizio alla sua carriera, caratterizzando alcune pellicole, anche di gran successo come "Campo de' fiori" (1943) di Mario Bonnard, accanto ad Aldo Fabrizi ed Anna Magnani. Trampolino di lancio per la sua carriera fu l'incontro col regista Pietro Germi che, intuite le sue capacità, gli assegnò il ruolo del "maresciallo Grifò" ne "In nome della legge" (1949), interpretazione che gli valse un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista. Da allora la sua carriera fu una continua ascesa.
A sinistra, Saro Urzì con Massimo Girotti ne "In nome della legge". A destra, con Pietro Germi ne "Il ferroviere". |
Grazie al suo aspetto caricaturale - grassoccio, pelato, dallo sguardo ora severo ora comprensivo - divenne una presenza frequente nel cinema italiano. Lo troviamo ancora accanto a Germi ne "Il ferroviere" (1956), in "Un maledetto imbroglio" (1959), ma recitò anche in altre pellicole di successo come "Pane, amore e gelosia" (1954) di Luigi Comencini, accanto a Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida.
Da sinistra, Fernandel, Giovanni Onorato, Gino Cervi e Saro Urzì in "Don Camillo". |
Ma Saro Urzì è anche noto per aver interpretato il ruolo del "Brusco" nella serie di film su "Don Camillo e Peppone" ispirata ai racconti di Guareschi e interpretata da Gino Cervi e Fernandel.
E ancora con Germi però che raggiunge un gran successo, nel 1964 con "Sedotta e abbandonata", dove la magistrale interpretazione di "don Ascalone" gli valse un prix come miglior attore al Festival di Cannes e un altro Nastro d'argento.
Saro Urzì (al centro) con Aldo Puglisi e Stefania Sandrelli in "Sedotta e abbandonata". |
Continuò a recitare ancora negli anni '70, prendendo anche parte ad una grande produzione internazionale "Il padrino" (1972) di Francis Ford Coppola: qui interpretava il padre di Apollonia, la prima moglie di Michael Corleone (Al Pacino), il figlio del "padrino" (Marlon Brando).
Da sinistra, Angelo Infanti, Franco Citti, Al Pacino e Saro Urzì ne "Il padrino". |
Inoltre lui stesso interpretò - in chiave ironica - un "padrino" siciliano nel film parodia dell'opera di Coppola, "Il figlioccio del padrino" (1973) di Mariano Laurenti, accanto ad un esilarante Franco Franchi. Il suo ultimo film fu "Giovannino" di Paolo Nuzzi, nel 1976. Solo tre anni più tardi, il 1° novembre del 1979, Saro Urzì se ne andò improvvisamente, stroncato da un ictus cerebrale, a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli - città in cui viveva la figlia e in cui fu seppellito.
A quarant'anni esatti da allora, ho ritenuto doveroso ricordare questo artista di grande talento, affinché la sua bravura possa essere opportunamente onorata. Però, nonostante la sua carriera annoveri oltre ottanta film, per me Saro Urzì resta soprattutto uno dei mitici interpreti delle avventure "guareschiane". Credo infatti che, le sue doti artistiche, sia drammatiche che comiche, possano essere amabilmente sintetizzate nel personaggio del "Brusco". A mio avviso, il "braccio destro" del sindaco Peppone, irriducibile "rosso" dedito alla lotta proletaria ma anche buon uomo che sa di trovare in don Camillo una parola di conforto, rimane la perfetta sintesi delle sue immense doti artistiche.
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