MAURIZIO ARENA, IL PRINCIPE FUSTO
Alto, moro, bello. Un fisico scolpito e il sorriso "piacione". Maurizio Arena, giovane divo degli anni '50, scompariva esattamente quarant'anni fa, quando ormai da tempo aveva diradato la sua presenza sul grande schermo.
Se ne andò, per un attacco cardiaco, nella notte tra il 20 e il 21 novembre del 1979, nella sua sontuosa villa a Casal Palocco, alla periferia di Roma, dove da qualche tempo svolgeva l'attività di guaritore. Era da poco riapparso in televisione, nella trasmissione Rai "Acquario" condotta da Maurizio Costanzo, per parlare della sua nuova "vita".
La sua vita precedente, invece, era quella di un giovanotto aitante che, dal popolare quartiere della Garbatella, a Roma - dove nacque il 26 dicembre 1933 -, era approdato nel mondo del cinema dopo aver svolto diversi mestieri.
Il suo esordio risale ai primi anni '50 ma Maurizio Di Lorenzo, in arte Arena, raggiunse la popolarità nazionale con il ruolo di Romolo Toccaceli nella celebre trilogia di Dino Risi, "Poveri ma belli" (1956), "Belle ma povere" (1957) e "Poveri milionari" (1959), accanto a Renato Salvatori e alle "fidanzate d'Italia" Lorella De Luca e Alessandra Panaro.
Da lì, la sua carriera prese il volo, partecipando a un numero notevole di commedie di successo, interpretando sempre lo stereotipo del giovane scansafatiche e "latin-lover".
Maurizio Arena con Eloisa Cianni in "Amore e guai...".
La carriera di Arena, infatti, subì un duro colpo a metà degli anni '60. Dopo il fallimento per ben due volte come regista (nel 1960 con "Il principe fusto" e nel 1967 con "Gli altri, gli altri...e noi"), rimasto troppo legato al ruolo di "giovane mascalzone" fu difficile per lui ottenere ruoli di primo piano, specialmente col passare degli anni. Ingrassato, parzialmente calvo, Maurizio Arena non era più il giovane di belle speranze che tutti conoscevano.
Maurizio Arena con Beatrice di Savoia.
Forse un po' amareggiato, deluso da un cinema che non aveva più nulla da offrirgli, continuò la sua carriera d'attore quasi in sordina, prendendo parte a piccole produzioni di serie B come caratterista.
Maurizio Arena negli anni '70.
Concluse la sua vita quasi in solitudine, nella sua villa di Casal Palocco, un tempo assediata da fotografi in cerca di uno "scoop" e adesso dai suoi "pazienti", speranzosi di poter curare o lenire i propri mali.
Ma, ironia del destino, Arena non riuscì a far nulla per se stesso, volando via a soli quarantacinque anni, ormai deluso da quel "mondo" - quello in celluloide - di cui non si sentiva più parte.
Per noi appassionati di quel cinema, però, Maurizio Arena resta un indimenticabile protagonista di quelle pellicole piene di gioia, speranza e buoni sentimenti di cui il "Principe fusto", sbruffone dal cuore d'oro, fu amabile ed indimenticabile interprete.
Se ne andò, per un attacco cardiaco, nella notte tra il 20 e il 21 novembre del 1979, nella sua sontuosa villa a Casal Palocco, alla periferia di Roma, dove da qualche tempo svolgeva l'attività di guaritore. Era da poco riapparso in televisione, nella trasmissione Rai "Acquario" condotta da Maurizio Costanzo, per parlare della sua nuova "vita".
La sua vita precedente, invece, era quella di un giovanotto aitante che, dal popolare quartiere della Garbatella, a Roma - dove nacque il 26 dicembre 1933 -, era approdato nel mondo del cinema dopo aver svolto diversi mestieri.
Il suo esordio risale ai primi anni '50 ma Maurizio Di Lorenzo, in arte Arena, raggiunse la popolarità nazionale con il ruolo di Romolo Toccaceli nella celebre trilogia di Dino Risi, "Poveri ma belli" (1956), "Belle ma povere" (1957) e "Poveri milionari" (1959), accanto a Renato Salvatori e alle "fidanzate d'Italia" Lorella De Luca e Alessandra Panaro.
In alto, Maurizio Arena con Renato Salvatori in "Poveri ma belli".
In basso, con Alessandra Panaro ( a sinistra) e Lorella De Luca in "Belle ma povere".
Maurizio Arena con Anna Maria Ferrero in "Totò e Carolina".
Il suo volto, inoltre, cominciò ad essere il più "paparazzato" della "dolce vita" romana. Arena conduceva una vita molto libertina, spesa in giro per locali notturni, a bordo di auto di lusso e in compagnia di belle donne. Molti i flirt a lui attribuiti. Il più celebre resta senz'altro quello con Beatrice di Savoia, la figlia di re Umberto II, con la quale, nel 1967, ebbe una breve relazione amorosa che lo fece ritornare protagonista delle cronache mondane in un periodo non facile.
Maurizio Arena con Eloisa Cianni in "Amore e guai...".
La carriera di Arena, infatti, subì un duro colpo a metà degli anni '60. Dopo il fallimento per ben due volte come regista (nel 1960 con "Il principe fusto" e nel 1967 con "Gli altri, gli altri...e noi"), rimasto troppo legato al ruolo di "giovane mascalzone" fu difficile per lui ottenere ruoli di primo piano, specialmente col passare degli anni. Ingrassato, parzialmente calvo, Maurizio Arena non era più il giovane di belle speranze che tutti conoscevano.
Maurizio Arena con Beatrice di Savoia.
Forse un po' amareggiato, deluso da un cinema che non aveva più nulla da offrirgli, continuò la sua carriera d'attore quasi in sordina, prendendo parte a piccole produzioni di serie B come caratterista.
Maurizio Arena negli anni '70.
Concluse la sua vita quasi in solitudine, nella sua villa di Casal Palocco, un tempo assediata da fotografi in cerca di uno "scoop" e adesso dai suoi "pazienti", speranzosi di poter curare o lenire i propri mali.
Ma, ironia del destino, Arena non riuscì a far nulla per se stesso, volando via a soli quarantacinque anni, ormai deluso da quel "mondo" - quello in celluloide - di cui non si sentiva più parte.
Per noi appassionati di quel cinema, però, Maurizio Arena resta un indimenticabile protagonista di quelle pellicole piene di gioia, speranza e buoni sentimenti di cui il "Principe fusto", sbruffone dal cuore d'oro, fu amabile ed indimenticabile interprete.
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