JACK KEROUAC: UNA VITA "ON THE ROAD"
È passato mezzo secolo dalla sua scomparsa, ma quelle inquietudini, quegli interrogativi e quei dubbi che hanno pervaso la sua letteratura rappresentano ancora oggi la nostra quotidianità.
Il 21 ottobre del 1969 Jack Kerouac abbandonò questa vita, portato via da quella cirrosi epatica che pose fine alle sue tribolazioni.
Nato a Lowell, in Massachusetts, il 12 marzo del 1922, Kerouac trovò nella scrittura la sua valvola di sfogo. I suoi dolori (la prematura scomparsa del fratello e poi del padre), le sue travagliate relazioni amorose, i suoi dubbi esistenziali, permeano tutte le sue opere, entrate ormai nella storia della letteratura mondiale.
La sua carriera letteraria cominciò negli anni '40, ma il suo primo grande successo fu il romanzo "Sulla strada" ("On the road"), pubblicato nel 1957 e diventato un classico della letteratura americana nonché "manifesto" della cosiddetta "Beat generation" di cui lui è considerato pioniere.
Il tema del viaggio, come ricerca di se stessi, della libertà, della estraneazione dalla realtà,
è al centro di questa opera e di molte altre che raccontano le sue continue peregrinazioni in giro per gli Stati Uniti, conclusesi sempre con il ritorno nella sua città natale.
"I vagabondi dei Dharma" (1958) , "I sotterranei" (1958), "Big Sur" (1962) e "Vanità di Duluoz" (1968) sono i suoi scritti più celebri.
Al centro delle sue opere Kerouac mette in luce il bisogno dell'uomo di evadere dalle ristrettezze imposte dalla società, di ritrovare la propria dimensione spirituale, di vivere una vita lontano dalla imposizioni di una società falsa ed ipocrita com'era l'America (ma anche l'Europa) del tempo.
E sebbene queste "evasioni" lo spingano ad andare oltre i limiti (ad esempio abusando d'alcol e droga), il bisogno scaturisce dalla profonda esigenza di libertà comune a ciascun essere umano.
E se ci facciamo caso, quelle stesse domande, quegli stessi dubbi e quella medesima voglia di libertà continuano a caratterizzare ancora oggi la nostra società.
Probabilmente, rileggendo le pagine di Kerouac cinquant'anni dopo, ci accorgeremo che non è poi cambiato molto da allora. E forse quella vita "on the road", sulla strada, alla ricerca della felicità, fa ancora gola a molti di noi che, proprio come Jack, non hanno mai smesso di sognare.
È passato mezzo secolo dalla sua scomparsa, ma quelle inquietudini, quegli interrogativi e quei dubbi che hanno pervaso la sua letteratura rappresentano ancora oggi la nostra quotidianità.
Il 21 ottobre del 1969 Jack Kerouac abbandonò questa vita, portato via da quella cirrosi epatica che pose fine alle sue tribolazioni.
Nato a Lowell, in Massachusetts, il 12 marzo del 1922, Kerouac trovò nella scrittura la sua valvola di sfogo. I suoi dolori (la prematura scomparsa del fratello e poi del padre), le sue travagliate relazioni amorose, i suoi dubbi esistenziali, permeano tutte le sue opere, entrate ormai nella storia della letteratura mondiale.
La sua carriera letteraria cominciò negli anni '40, ma il suo primo grande successo fu il romanzo "Sulla strada" ("On the road"), pubblicato nel 1957 e diventato un classico della letteratura americana nonché "manifesto" della cosiddetta "Beat generation" di cui lui è considerato pioniere.
Il tema del viaggio, come ricerca di se stessi, della libertà, della estraneazione dalla realtà,
è al centro di questa opera e di molte altre che raccontano le sue continue peregrinazioni in giro per gli Stati Uniti, conclusesi sempre con il ritorno nella sua città natale.
"I vagabondi dei Dharma" (1958) , "I sotterranei" (1958), "Big Sur" (1962) e "Vanità di Duluoz" (1968) sono i suoi scritti più celebri.
Al centro delle sue opere Kerouac mette in luce il bisogno dell'uomo di evadere dalle ristrettezze imposte dalla società, di ritrovare la propria dimensione spirituale, di vivere una vita lontano dalla imposizioni di una società falsa ed ipocrita com'era l'America (ma anche l'Europa) del tempo.
E sebbene queste "evasioni" lo spingano ad andare oltre i limiti (ad esempio abusando d'alcol e droga), il bisogno scaturisce dalla profonda esigenza di libertà comune a ciascun essere umano.
E se ci facciamo caso, quelle stesse domande, quegli stessi dubbi e quella medesima voglia di libertà continuano a caratterizzare ancora oggi la nostra società.
Probabilmente, rileggendo le pagine di Kerouac cinquant'anni dopo, ci accorgeremo che non è poi cambiato molto da allora. E forse quella vita "on the road", sulla strada, alla ricerca della felicità, fa ancora gola a molti di noi che, proprio come Jack, non hanno mai smesso di sognare.
Commenti
Posta un commento