BUD SPENCER, IL "GIGANTE BUONO"
Era alto, grande e grosso, quasi se non più del suo cuore, pieno di buoni sentimenti svelati da quel suo sorriso da bambino. Bud Spencer, con la sua imponente figura e i suoi occhi da finto burbero, ha dominato il cinema italiano tra gli anni '70 e '80, contribuendo al prestigio del western all'italiana. Tutti lo ricordiamo così: impolverato, "incazzoso" e manesco, al fianco del suo grande compagno di avventure, Terence Hill, in pellicole entrate ormai nel cuore di tutti noi.
Bud Spencer, però, non fu soltanto questo. La sua vita - conclusasi ormai tre anni fa lasciando un grande vuoto - fu ricca di viaggi, esperienze e soddisfazioni.
Cominciamo col dire che il suo vero nome era Carlo Pedersoli e che nacque a Napoli il 31 ottobre 1929. Abitava nel quartiere di Santa Lucia, nello stesso palazzo dello scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo, col quale frequentò anche la stessa scuola. Appena undicenne, però, si trasferì con la famiglia a Roma. Qui, dopo il diploma, si iscrisse all'università, alla Facoltà di Chimica, e nel frattempo cominciò a praticare sport, in particolare il nuoto.
Alla fine della guerra la sua famiglia si trasferì nuovamente, in Sud America, a Rio De Janeiro. Abbandonati gli studi, cominciò a lavorare, svolgendo i mestieri più disparati e lavorando anche presso l'ambasciata italiana.
Bud Spencer e Terence Hill. In alto in "Lo chiamavano Trinità";
in basso in "Nati con la camicia".
Tornato in Italia, riprese gli studi, laureandosi in Giurisprudenza, ed entrò a far parte come nuotatore della S.S. Lazio Nuoto vincendo diversi campionati di nuoto in stile libero e staffetta, e entrando nella storia come il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 metri in stile libero nel 1950.
Inoltre, partecipò anche alle Olimpiadi di Melbourne, Helsinki e Roma.
Il suo primo approccio al cinema, invece, risale agli anni '50, quando, per via del suo fisico prestante, venne scelto per alcuni ruoli, come una comparsata nel colossal "Quo vadis" (1951) di Mervyn LeRoy o come antagonista di Alberto Sordi in "Un eroe dei nostri tempi" (1955), di Mario Monicelli.
Bud Spencer e Enzo Cannavale in "Piedone l'africano".
La svolta, però, arrivò quasi per caso, nel 1967. In quegli anni era rientrato in Italia, dopo un periodo trascorso nuovamente in Sud America, si era dedicato alla realizzazione di alcuni documentari per la Rai e aveva anche scritto alcune canzoni per grandi artisti, come Ornella Vanoni e Nico Fidenco. Il regista Giuseppe Colizzi stava cercando un attore da affiancare a Terence Hill (fino ad allora ancora conosciuto come Mario Girotti) nel suo film d'esordio, il western "Dio perdona...io no!".
Fu così che Carlo Pedersoli, si fece crescere la barba e divenne Bud Spencer (omaggio a Spencer Tracy e alla birra "Bud"), dando vita a quel sodalizio che portò alla realizzazione di sedici memorabili pellicole girate in tandem dal duo cinematografico più famoso del mondo. Sodalizio premiato nel 2010 con la consegna del David di Donatello alla carriera.
"I quattro dell'Ave Maria" (1968)"Lo chiamavano Trinità..." (1970)"...continuavano a chiamarlo Trinità" (1971) "...più forte ragazzi!" (1972) "...altrimenti ci arrabbiamo!" (1974) "Nati con la camicia" (1983) sono solo alcuni dei film più celebri girati dalla coppia, la cui collaborazione si interruppe nel 1994, con l'ultimo film "Botte di Natale".
Bud Spencer e Philip Michael Thomas in "Detective extralarge".
La loro amicizia, però, sincera e profonda, non ha mai avuto interruzioni anzi, col passare del tempo
si è rafforzata ancora di più, come dichiarato da loro stessi. Sebbene si sia definito sempre un personaggio e non un attore, Bud Spencer ha proseguito parallelamente una carriera da solista, anch'essa di prestigio.
Indimenticabile il ruolo del commissario Rizzo detto "Piedone", nei quattro film diretti dal regista Steno. Ma non mancano anche le partecipazioni a film d'autore, come "Quattro mosche di velluto grigio" (1971) di Dario Argento e "Cantando dietro i paraventi" (2003) di Ermanno Olmi.
Sulla falsa riga della serie di film su "Piedone", è opportuno ricordare anche alcune serie televisive come "Big Man" e "Detective Extralarge" oppure il suo ultimo lavoro, la fiction Mediaset "I delitti del cuoco", in cui interpretava un commissario di polizia in pensione che, nel tempo libero dalla sua attività di ristoratore, aiutava nelle indagini il suo amico poliziotto, interpretato da Enrico Silvestrin.
Bud Spencer e Jun Ichikawa in "Cantando dietro i paraventi".
Correva l'anno 2010: solo sei anni più tardi - il 27 giugno del 2016 - Bud Spencer se ne andò via,
lasciando sgomenti parenti, amici e tutto il pubblico che lo aveva profondamente amato.
Oggi, a novant'anni dalla sua nascita, possiamo però affermare con certezza che Bud Spencer è ancora qui con noi. I suoi film - con o senza Terence Hill - restano indelebili nella memoria.
Come sono presenti e vivi la sua grassa risata, il suo volto bonario e il frastuono dei suoi cazzotti e del famoso "piccione", la botta in testa da lui inventata per tramortire la "vittima" di turno.
Ma guai a parlare di violenza: si trattava di trovate comiche, surreali ed esilaranti, in grado di far ridere adulti e bambini che ancora oggi continuano a divertirsi guardando le gesta di quel "Gigante buono" che, con dolcezza e ironia, ha dato lustro ed onore al cinema italiano nel mondo.
Era alto, grande e grosso, quasi se non più del suo cuore, pieno di buoni sentimenti svelati da quel suo sorriso da bambino. Bud Spencer, con la sua imponente figura e i suoi occhi da finto burbero, ha dominato il cinema italiano tra gli anni '70 e '80, contribuendo al prestigio del western all'italiana. Tutti lo ricordiamo così: impolverato, "incazzoso" e manesco, al fianco del suo grande compagno di avventure, Terence Hill, in pellicole entrate ormai nel cuore di tutti noi.
Bud Spencer, però, non fu soltanto questo. La sua vita - conclusasi ormai tre anni fa lasciando un grande vuoto - fu ricca di viaggi, esperienze e soddisfazioni.
Cominciamo col dire che il suo vero nome era Carlo Pedersoli e che nacque a Napoli il 31 ottobre 1929. Abitava nel quartiere di Santa Lucia, nello stesso palazzo dello scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo, col quale frequentò anche la stessa scuola. Appena undicenne, però, si trasferì con la famiglia a Roma. Qui, dopo il diploma, si iscrisse all'università, alla Facoltà di Chimica, e nel frattempo cominciò a praticare sport, in particolare il nuoto.
Alla fine della guerra la sua famiglia si trasferì nuovamente, in Sud America, a Rio De Janeiro. Abbandonati gli studi, cominciò a lavorare, svolgendo i mestieri più disparati e lavorando anche presso l'ambasciata italiana.
Bud Spencer e Terence Hill. In alto in "Lo chiamavano Trinità";
in basso in "Nati con la camicia".
Tornato in Italia, riprese gli studi, laureandosi in Giurisprudenza, ed entrò a far parte come nuotatore della S.S. Lazio Nuoto vincendo diversi campionati di nuoto in stile libero e staffetta, e entrando nella storia come il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 metri in stile libero nel 1950.
Inoltre, partecipò anche alle Olimpiadi di Melbourne, Helsinki e Roma.
Il suo primo approccio al cinema, invece, risale agli anni '50, quando, per via del suo fisico prestante, venne scelto per alcuni ruoli, come una comparsata nel colossal "Quo vadis" (1951) di Mervyn LeRoy o come antagonista di Alberto Sordi in "Un eroe dei nostri tempi" (1955), di Mario Monicelli.
Bud Spencer e Enzo Cannavale in "Piedone l'africano".
La svolta, però, arrivò quasi per caso, nel 1967. In quegli anni era rientrato in Italia, dopo un periodo trascorso nuovamente in Sud America, si era dedicato alla realizzazione di alcuni documentari per la Rai e aveva anche scritto alcune canzoni per grandi artisti, come Ornella Vanoni e Nico Fidenco. Il regista Giuseppe Colizzi stava cercando un attore da affiancare a Terence Hill (fino ad allora ancora conosciuto come Mario Girotti) nel suo film d'esordio, il western "Dio perdona...io no!".
Fu così che Carlo Pedersoli, si fece crescere la barba e divenne Bud Spencer (omaggio a Spencer Tracy e alla birra "Bud"), dando vita a quel sodalizio che portò alla realizzazione di sedici memorabili pellicole girate in tandem dal duo cinematografico più famoso del mondo. Sodalizio premiato nel 2010 con la consegna del David di Donatello alla carriera.
"I quattro dell'Ave Maria" (1968)"Lo chiamavano Trinità..." (1970)"...continuavano a chiamarlo Trinità" (1971) "...più forte ragazzi!" (1972) "...altrimenti ci arrabbiamo!" (1974) "Nati con la camicia" (1983) sono solo alcuni dei film più celebri girati dalla coppia, la cui collaborazione si interruppe nel 1994, con l'ultimo film "Botte di Natale".
Bud Spencer e Philip Michael Thomas in "Detective extralarge".
La loro amicizia, però, sincera e profonda, non ha mai avuto interruzioni anzi, col passare del tempo
si è rafforzata ancora di più, come dichiarato da loro stessi. Sebbene si sia definito sempre un personaggio e non un attore, Bud Spencer ha proseguito parallelamente una carriera da solista, anch'essa di prestigio.
Indimenticabile il ruolo del commissario Rizzo detto "Piedone", nei quattro film diretti dal regista Steno. Ma non mancano anche le partecipazioni a film d'autore, come "Quattro mosche di velluto grigio" (1971) di Dario Argento e "Cantando dietro i paraventi" (2003) di Ermanno Olmi.
Sulla falsa riga della serie di film su "Piedone", è opportuno ricordare anche alcune serie televisive come "Big Man" e "Detective Extralarge" oppure il suo ultimo lavoro, la fiction Mediaset "I delitti del cuoco", in cui interpretava un commissario di polizia in pensione che, nel tempo libero dalla sua attività di ristoratore, aiutava nelle indagini il suo amico poliziotto, interpretato da Enrico Silvestrin.
Bud Spencer e Jun Ichikawa in "Cantando dietro i paraventi".
Correva l'anno 2010: solo sei anni più tardi - il 27 giugno del 2016 - Bud Spencer se ne andò via,
lasciando sgomenti parenti, amici e tutto il pubblico che lo aveva profondamente amato.
Oggi, a novant'anni dalla sua nascita, possiamo però affermare con certezza che Bud Spencer è ancora qui con noi. I suoi film - con o senza Terence Hill - restano indelebili nella memoria.
Come sono presenti e vivi la sua grassa risata, il suo volto bonario e il frastuono dei suoi cazzotti e del famoso "piccione", la botta in testa da lui inventata per tramortire la "vittima" di turno.
Ma guai a parlare di violenza: si trattava di trovate comiche, surreali ed esilaranti, in grado di far ridere adulti e bambini che ancora oggi continuano a divertirsi guardando le gesta di quel "Gigante buono" che, con dolcezza e ironia, ha dato lustro ed onore al cinema italiano nel mondo.
Commenti
Posta un commento