RICCARDO CUCCIOLLA: LA VOCE DI "SIMONE", LO SGUARDO DI "SACCO"
Sono molti gli attori - al cinema e alla televisione - rimasti legati per sempre al proprio ruolo più celebre: penso a Sean Connery con "007", a Gino Cervi con "l'ispettore Maigret", oppure a Julie Andrews con "Mary Poppins".
La stessa cosa è accaduta ad un grande attore italiano grazie all'interpretazione di un personaggio realmente esistito: Nicola Sacco, l'anarchico italiano che - insieme al connazionale Bartolomeo Vanzetti - il 23 agosto del 1927, negli Stati Uniti, venne giustiziato sulla sedia elettrica.
L'attore di cui parlo è Riccardo Cucciolla, scomparso esattamente vent'anni fa, il 17 settembre del 1999. La sua popolarità è dovuta proprio a quel ruolo che gli valse il Prix per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes del 1971.
La sua carriera, però, fu molto più ampia, divisa tra televisione e cinema, tra recitazione e doppiaggio. Nato a Bari il 5 settembre del 1924, Riccardo Cucciolla cominciò a recitare da ragazzo in una filodrammatica. Trasferitosi a Roma - dopo un'intensa attività radiofonica -, esordì sul piccolo schermo nel 1959, nel film "Notte sull'Atlantico", per poi prendere parte a diversi film Tv e sceneggiati, tra cui "L'isola del tesoro"(1959), "Giallo club"(1961) e "Francesco d'Assisi" (1966).
Il suo primo esordio cinematografico risale invece al 1953, con una piccola parte nel film "La domenica della buona gente" di Anton Giulio Majano. Da lì, Cucciolla prenderà parte a una decina di film, tra gli anni '50 e '60, anche se pochi sono stati i ruoli rilevanti, come quello di Giuseppe Sanna in "Italiani brava gente", di Giuseppe De Santis, nel 1965, oppure quello di Gelindo Cervi nel film di Giovanni Puccini ,"I sette fratelli Cervi", nel 1968, accanto a Gian Maria Volonté e Carla Gravina.
La notorietà, però, come già detto, arrivò soltanto con il ruolo di Nicola Sacco in "Sacco e Vanzetti", di Giuliano Montaldo, del 1972, ancora accanto a Gian Maria Volonté (nel ruolo di Bartolomeo Vanzetti). Il suo volto scavato, gli occhi fortemente espressivi e la sua interpretazione viva e "sentita" gli spalancarono le porte del cinema.
Da allora, infatti, prese parte a molte pellicole di successo come "Notte sulla città" (1972) di Jean-Pierre Melville, "La violenza: quinto potere" (1972) e "Il delitto Matteotti" (1973) di Florestano Vancini, "Borsalino and Co." (1974) di Jacques Deray (1974), "Cani arrabbiati" (1974) di Mario Bava e "Antonio Gramsci - I giorni del carcere" (1977) di Lino del Fra - in cui interpreta il ruolo del fondatore del Pci.
Ma Riccardo Cucciolla ebbe anche un' intensa attività da doppiatore. Oltre ad essere stato voce narrante in diversi film (come "Il compagno don Camillo" di Comencini e "I vitelloni" di Fellini), prestò la propria voce a molti attori stranieri, tra cui Roger Moore, Henry Fonda e Peter O' Toole.
Ma, soprattutto, fu direttore di doppiaggio in molte produzione di fama internazionale, come "Novecento" (1976) di Bernardo Bertolucci e "C'era una volta in America" (1984) di Sergio Leone. Tra gli anni '80 e '90 continuò a partecipare a diverse pellicole e, soprattutto, a molte produzioni televisive, tra cui "Il maresciallo Rocca" (Rai) e "La dottoressa Giò" (Mediaset).
Riccardo Cucciolla, però, nonostante la popolarità nella seconda parte della sua carriera, è rimasto sempre nell'ombra. Uomo riservato e avverso a stare "sotto i riflettori", mantenne sempre il più stretto riserbo sulla propria vita. E proprio con lo stesso riserbo, in punta di piedi, se ne andò vent'anni fa, all'ospedale San Pietro di Roma - città in cui viveva - dopo l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Ho ritenuto doveroso ricordare Riccardo Cucciolla, un'artista che - forse anche per via della sua grande modestia - rischia di finire nel dimenticatoio, come molti altri grandi interpreti del nostro cinema. A mio modesto parere, per sintetizzare in poche parole la sua grande maestria, basterebbe fare riferimento a due delle sue - a mio avviso - migliori performance: l'interpretazione di "Nicola Sacco" e il doppiaggio di "Simone Parondi" (Renato Salvatori) nel film di Luchino Visconti, "Rocco e i suoi fratelli", del 1960.
Ecco, per me, Riccardo Cucciolla - in base alle sue qualità vocali e recitative - può benissimo essere ricordato semplicemente come la voce di "Simone" e lo sguardo di "Sacco".
Sono molti gli attori - al cinema e alla televisione - rimasti legati per sempre al proprio ruolo più celebre: penso a Sean Connery con "007", a Gino Cervi con "l'ispettore Maigret", oppure a Julie Andrews con "Mary Poppins".
La stessa cosa è accaduta ad un grande attore italiano grazie all'interpretazione di un personaggio realmente esistito: Nicola Sacco, l'anarchico italiano che - insieme al connazionale Bartolomeo Vanzetti - il 23 agosto del 1927, negli Stati Uniti, venne giustiziato sulla sedia elettrica.
L'attore di cui parlo è Riccardo Cucciolla, scomparso esattamente vent'anni fa, il 17 settembre del 1999. La sua popolarità è dovuta proprio a quel ruolo che gli valse il Prix per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes del 1971.
La sua carriera, però, fu molto più ampia, divisa tra televisione e cinema, tra recitazione e doppiaggio. Nato a Bari il 5 settembre del 1924, Riccardo Cucciolla cominciò a recitare da ragazzo in una filodrammatica. Trasferitosi a Roma - dopo un'intensa attività radiofonica -, esordì sul piccolo schermo nel 1959, nel film "Notte sull'Atlantico", per poi prendere parte a diversi film Tv e sceneggiati, tra cui "L'isola del tesoro"(1959), "Giallo club"(1961) e "Francesco d'Assisi" (1966).
Riccardo Cucciolla accanto a Gian Maria Volonté in "Sacco e Vanzetti". |
Il suo primo esordio cinematografico risale invece al 1953, con una piccola parte nel film "La domenica della buona gente" di Anton Giulio Majano. Da lì, Cucciolla prenderà parte a una decina di film, tra gli anni '50 e '60, anche se pochi sono stati i ruoli rilevanti, come quello di Giuseppe Sanna in "Italiani brava gente", di Giuseppe De Santis, nel 1965, oppure quello di Gelindo Cervi nel film di Giovanni Puccini ,"I sette fratelli Cervi", nel 1968, accanto a Gian Maria Volonté e Carla Gravina.
La notorietà, però, come già detto, arrivò soltanto con il ruolo di Nicola Sacco in "Sacco e Vanzetti", di Giuliano Montaldo, del 1972, ancora accanto a Gian Maria Volonté (nel ruolo di Bartolomeo Vanzetti). Il suo volto scavato, gli occhi fortemente espressivi e la sua interpretazione viva e "sentita" gli spalancarono le porte del cinema.
Riccardo Cucciolla in "Italiani brava gente". |
Da allora, infatti, prese parte a molte pellicole di successo come "Notte sulla città" (1972) di Jean-Pierre Melville, "La violenza: quinto potere" (1972) e "Il delitto Matteotti" (1973) di Florestano Vancini, "Borsalino and Co." (1974) di Jacques Deray (1974), "Cani arrabbiati" (1974) di Mario Bava e "Antonio Gramsci - I giorni del carcere" (1977) di Lino del Fra - in cui interpreta il ruolo del fondatore del Pci.
Renato Salvatori (a sinistra) con Alain Delon in "Rocco e i suoi fratelli". Nel film, l'attore toscano veniva doppiato da Riccardo Cucciolla. |
Ma Riccardo Cucciolla ebbe anche un' intensa attività da doppiatore. Oltre ad essere stato voce narrante in diversi film (come "Il compagno don Camillo" di Comencini e "I vitelloni" di Fellini), prestò la propria voce a molti attori stranieri, tra cui Roger Moore, Henry Fonda e Peter O' Toole.
Ma, soprattutto, fu direttore di doppiaggio in molte produzione di fama internazionale, come "Novecento" (1976) di Bernardo Bertolucci e "C'era una volta in America" (1984) di Sergio Leone. Tra gli anni '80 e '90 continuò a partecipare a diverse pellicole e, soprattutto, a molte produzioni televisive, tra cui "Il maresciallo Rocca" (Rai) e "La dottoressa Giò" (Mediaset).
Riccardo Cucciolla, però, nonostante la popolarità nella seconda parte della sua carriera, è rimasto sempre nell'ombra. Uomo riservato e avverso a stare "sotto i riflettori", mantenne sempre il più stretto riserbo sulla propria vita. E proprio con lo stesso riserbo, in punta di piedi, se ne andò vent'anni fa, all'ospedale San Pietro di Roma - città in cui viveva - dopo l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Ho ritenuto doveroso ricordare Riccardo Cucciolla, un'artista che - forse anche per via della sua grande modestia - rischia di finire nel dimenticatoio, come molti altri grandi interpreti del nostro cinema. A mio modesto parere, per sintetizzare in poche parole la sua grande maestria, basterebbe fare riferimento a due delle sue - a mio avviso - migliori performance: l'interpretazione di "Nicola Sacco" e il doppiaggio di "Simone Parondi" (Renato Salvatori) nel film di Luchino Visconti, "Rocco e i suoi fratelli", del 1960.
Ecco, per me, Riccardo Cucciolla - in base alle sue qualità vocali e recitative - può benissimo essere ricordato semplicemente come la voce di "Simone" e lo sguardo di "Sacco".
Commenti
Posta un commento