GIANCARLO VIVE!
I capelli scompigliati, un sorriso di speranza e due occhi pieni di vita, celati dietro un paio di occhiali, che hanno sempre cercato la verità.
Giancarlo Siani, per tutti, è rimasto così, come nelle sue ultime foto: giovane, combattivo e pieno di speranze. Un ragazzo sincero, che amava scrivere e sognava di fare il giornalista.
Ci sarebbe riuscito. Dopo una lunga gavetta, su diversi giornali locali, nel 1985 lavorava da ben due anni alla redazione di Torre Annunziata de "Il Mattino".
Nell'estate di quell'anno, dopo articoli e inchieste che fecero luce sulle attività criminali della città vesuviana, era stato trasferito alla sede di Napoli del quotidiano, allora diretto da Pasquale Nonno.
E quella sera del 23 settembre 1985, quando due killer arrestarono la sua vita a soli ventisei anni, stava proprio tornando dal suo lavoro, dalla sua scrivania e dalla sua Olivetti M80.
In due anni di lavoro alla redazione di Torre, fatti di fogli battuti a macchina, taccuini sgualciti e scarpe consumate alla ricerca di notizie, Giancarlo aveva svelato l'intero tessuto criminoso facente capo ai due clan dei Gionta e dei Nuvoletta, e le profonde collusioni con la politica e l'imprenditoria locale, in merito alla gestione degli appalti pubblici per la ricostruzione post-terremoto del 1980.
Le inchieste di Siani erano minuziose, scavavano a fondo. Scoprì che il clan dei Nuvoletta voleva spodestare quello dei Gionta e prendere il controllo dell'area.
E quando il boss Valentino Gionta fu arrestato, Siani venne a sapere che la cattura era stata "servita" dagli stessi Nuvoletta, e lo scrisse, in un articolo pubblicato il 10 giugno del 1985. Fu la sua condanna a morte. Tre mesi dopo, mentre stava rientrando a casa con la sua Citroën Mehari, Giancarlo Siani venne fermato sotto casa, nei pressi di piazza Leonardo, nel quartiere Vomero, e inchiodato al volante con dieci colpi sparati da due pistole calibro 7,65.
Per scoprire la verità toccò aspettare dodici anni, quando la Corte d'Assise di Napoli condannò all'ergastolo come mandanti i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, Luigi Baccante
e come esecutori materiali Ciro Cappucci e Armando Del Core - condanne tutte confermate in Cassazione.
E per tutti noi, da quella sera, il tempo si è fermato. Giancarlo Siani è rimasto quel giovane ragazzo pieno di speranze. Ma in realtà non è così. Oggi, 19 settembre, festa di San Gennaro,
Giancarlo ha compiuto sessant'anni. Sì, li ha compiuti, perché Giancarlo Siani è ancora qui. Giancarlo continua a scrivere in tutti quelli che amano farlo come lui, continua a sognare
in chi come lui crede in un mondo diverso, continua a ridere nel ricordo di chi lo ha amato e conosciuto. Giancarlo ha compiuto sessant'anni, Giancarlo vive!
I capelli scompigliati, un sorriso di speranza e due occhi pieni di vita, celati dietro un paio di occhiali, che hanno sempre cercato la verità.
Giancarlo Siani, per tutti, è rimasto così, come nelle sue ultime foto: giovane, combattivo e pieno di speranze. Un ragazzo sincero, che amava scrivere e sognava di fare il giornalista.
Ci sarebbe riuscito. Dopo una lunga gavetta, su diversi giornali locali, nel 1985 lavorava da ben due anni alla redazione di Torre Annunziata de "Il Mattino".
Nell'estate di quell'anno, dopo articoli e inchieste che fecero luce sulle attività criminali della città vesuviana, era stato trasferito alla sede di Napoli del quotidiano, allora diretto da Pasquale Nonno.
E quella sera del 23 settembre 1985, quando due killer arrestarono la sua vita a soli ventisei anni, stava proprio tornando dal suo lavoro, dalla sua scrivania e dalla sua Olivetti M80.
In due anni di lavoro alla redazione di Torre, fatti di fogli battuti a macchina, taccuini sgualciti e scarpe consumate alla ricerca di notizie, Giancarlo aveva svelato l'intero tessuto criminoso facente capo ai due clan dei Gionta e dei Nuvoletta, e le profonde collusioni con la politica e l'imprenditoria locale, in merito alla gestione degli appalti pubblici per la ricostruzione post-terremoto del 1980.
Le inchieste di Siani erano minuziose, scavavano a fondo. Scoprì che il clan dei Nuvoletta voleva spodestare quello dei Gionta e prendere il controllo dell'area.
E quando il boss Valentino Gionta fu arrestato, Siani venne a sapere che la cattura era stata "servita" dagli stessi Nuvoletta, e lo scrisse, in un articolo pubblicato il 10 giugno del 1985. Fu la sua condanna a morte. Tre mesi dopo, mentre stava rientrando a casa con la sua Citroën Mehari, Giancarlo Siani venne fermato sotto casa, nei pressi di piazza Leonardo, nel quartiere Vomero, e inchiodato al volante con dieci colpi sparati da due pistole calibro 7,65.
Per scoprire la verità toccò aspettare dodici anni, quando la Corte d'Assise di Napoli condannò all'ergastolo come mandanti i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, Luigi Baccante
e come esecutori materiali Ciro Cappucci e Armando Del Core - condanne tutte confermate in Cassazione.
E per tutti noi, da quella sera, il tempo si è fermato. Giancarlo Siani è rimasto quel giovane ragazzo pieno di speranze. Ma in realtà non è così. Oggi, 19 settembre, festa di San Gennaro,
Giancarlo ha compiuto sessant'anni. Sì, li ha compiuti, perché Giancarlo Siani è ancora qui. Giancarlo continua a scrivere in tutti quelli che amano farlo come lui, continua a sognare
in chi come lui crede in un mondo diverso, continua a ridere nel ricordo di chi lo ha amato e conosciuto. Giancarlo ha compiuto sessant'anni, Giancarlo vive!
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