L'ULTIMA "VOLATA" DI FELICE GIMONDI
Si può anche non essere appassionati di ciclismo e conoscitori di questo sport, ma non si possono non conoscere delle vere e proprie leggende che, a colpi di pedale, hanno fatto sognare generazioni di italiani, sorprendendoli con le loro imprese. Penso a Gino Bartali e Fausto Coppi o a Marco Pantani: grandi uomini, prima ancora che ciclisti, che - in epoche diverse - sono riusciti a dar gloria al proprio Paese. E in posizione intermedia a questi - parlando di periodi temporali - si colloca un altro grande campione, Felice Gimondi, ciclista detentore di vittorie e tappe impegnative tra gli anni '60 e '70, scomparso ieri a Giardini-Naxos, in Sicilia, a causa di un malore, mentre stava facendo un bagno in mare.
Nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 29 settembre del 1942, cominciò a gareggiare alla fine degli anni '50. Dopo alcuni successi da dilettante, passò professionista nel 1965. Con la sua prima squadra, la Salvarani, vinse il Tour de France nel 1965, due volte il Giro d'Italia (1967 e 1969) ed anche la Vuelta a España, nel 1968, divenendo così il primo italiano dei sette corridori europei ad aver vinto tutti i grandi "Giri".
Nel 1972 passò alla Bianchi, con cui conquistò nuovamente la "maglia rosa" nel 1976. Tra le gare di un giorno vinse invece un campionato del mondo su strada nel 1973, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia. Nel corso delle sue imprese, rimane indelebile e storica la sua rivalità con il campione belga Eddy Merckx col quale gareggiò più volte - spesso classificandosi alle sue "spalle". I due però costruirono ben presto un rapporto di reciproca stima ed amicizia che proseguì anche dopo la fine della loro attività.
Felice Gimondi concluse la sua carriera col Giro dell'Emilia, nel 1979, mentre l'anno prima aveva partecipato per l'ultima volta al Giro d'Italia, piazzandosi undicesimo.
Dopo essersi ritirato, nel 1988 divenne direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e nel 2000 presidente della Mercatone Uno-Albacom, la squadra del "Pirata".
E proprio insieme al "Pirata" Pantani, a Ginettaccio Bartali e all'Airone Coppi, anche Felice Gimondi ha raggiunto ora il grande Tempio dei Cieli. Mi piace immaginarli tutti insieme: Bartali e Coppi affiancati che fanno finta di superarsi ma in realtà non ne hanno il coraggio, Marco Pantani che gli sta dietro di buona lena, pieno di rispetto e ammirazione, e dietro di loro ecco arrivare Gimondi, con una
spettacolare "volata" delle sue, pronto a riunirsi con chi, prima e dopo di lui, ha portato in alto il Tricolore.
Si può anche non essere appassionati di ciclismo e conoscitori di questo sport, ma non si possono non conoscere delle vere e proprie leggende che, a colpi di pedale, hanno fatto sognare generazioni di italiani, sorprendendoli con le loro imprese. Penso a Gino Bartali e Fausto Coppi o a Marco Pantani: grandi uomini, prima ancora che ciclisti, che - in epoche diverse - sono riusciti a dar gloria al proprio Paese. E in posizione intermedia a questi - parlando di periodi temporali - si colloca un altro grande campione, Felice Gimondi, ciclista detentore di vittorie e tappe impegnative tra gli anni '60 e '70, scomparso ieri a Giardini-Naxos, in Sicilia, a causa di un malore, mentre stava facendo un bagno in mare.
Nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 29 settembre del 1942, cominciò a gareggiare alla fine degli anni '50. Dopo alcuni successi da dilettante, passò professionista nel 1965. Con la sua prima squadra, la Salvarani, vinse il Tour de France nel 1965, due volte il Giro d'Italia (1967 e 1969) ed anche la Vuelta a España, nel 1968, divenendo così il primo italiano dei sette corridori europei ad aver vinto tutti i grandi "Giri".
Nel 1972 passò alla Bianchi, con cui conquistò nuovamente la "maglia rosa" nel 1976. Tra le gare di un giorno vinse invece un campionato del mondo su strada nel 1973, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia. Nel corso delle sue imprese, rimane indelebile e storica la sua rivalità con il campione belga Eddy Merckx col quale gareggiò più volte - spesso classificandosi alle sue "spalle". I due però costruirono ben presto un rapporto di reciproca stima ed amicizia che proseguì anche dopo la fine della loro attività.
Felice Gimondi concluse la sua carriera col Giro dell'Emilia, nel 1979, mentre l'anno prima aveva partecipato per l'ultima volta al Giro d'Italia, piazzandosi undicesimo.
Dopo essersi ritirato, nel 1988 divenne direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e nel 2000 presidente della Mercatone Uno-Albacom, la squadra del "Pirata".
E proprio insieme al "Pirata" Pantani, a Ginettaccio Bartali e all'Airone Coppi, anche Felice Gimondi ha raggiunto ora il grande Tempio dei Cieli. Mi piace immaginarli tutti insieme: Bartali e Coppi affiancati che fanno finta di superarsi ma in realtà non ne hanno il coraggio, Marco Pantani che gli sta dietro di buona lena, pieno di rispetto e ammirazione, e dietro di loro ecco arrivare Gimondi, con una
spettacolare "volata" delle sue, pronto a riunirsi con chi, prima e dopo di lui, ha portato in alto il Tricolore.
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