20 LUGLIO 1969: " UN PICCOLO PASSO", GRANDI SPERANZE
"Fly me to the moon" - fammi volare sulla luna - cantava Frank Sinatra. Varcare i confini del cielo, esplorare l'Universo e arrivare fin lì, su quell'astro bianco, rotondo, lucente (anche se non di luce propria), che per millenni ha ispirato poeti, guidato i naviganti e consolato gli innamorati. Ma "volare sulla luna", fino a cinquant'anni fa, sembrava davvero un sogno. Una frase poetica, buona per le canzonette che gli innamorati ascoltavano (al chiaro di luna) sussurandosi parole d'amore.
Lei se ne stava lì: bella, misteriosa, "buciarda" com'era, secondo Peppino Di Capri, la luna che biancheggia sui Faraglioni nelle notti capresi.
Da quel 20 luglio del 1969, invece, la luna si fece conoscere dall'uomo. In quella calda notte, "volare sulla luna", divenne possibile.
Con la missione Apollo 11, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti trasformarono un sogno in realtà. L'astronauta americano Neil Armstrong diventò ufficialmente il primo uomo ad aver messo piede sul nostro satellite, seguito poco dopo da Buzz Aldrin.
Il terzo membro della missione, Michael Collins, invece, rimase sulla navicella, in orbita.
L'evento venne trasmesso in diretta televisiva mondiale. In Italia, i televisori erano ancora pochi, ma tutti, tutti coloro che c'erano ricordano quella notte straordinaria. Chi nel proprio salotto, chi dal vicino di casa, chi al bar o nelle sezioni di partito: tutti quella notte assisterono a quel "miracolo umano".
La Rai- Radio Televisione Italiana trasmise sull'allora primo canale nazionale una edizione straordinaria del Telegiornale. Il giornalista Tito Stagno - da Roma, in collegamento con Ruggero Orlando da Houston - commentò passo passo quell'impresa epocale.
"Ha toccato, ha toccato il suolo lunare!", furono le indimenticabili parole del giornalista che alle 22 e 17 - ora italiana - annunciò l'avvenuto allunaggio. Sei ore dopo, Armstrong e poi Collins raggiunsero la superficie lunare a piedi.
Paura, emozione ed incredulità furono i sentimenti che assalirono tutti in quelle ore. Da quella notte, nulla fu più come prima, tranne lei. La luna è rimasta sempre la stessa. Continua ad affascinarci con la sua bellezza, ad ispirare i poeti e gli innamorati.
Ma, forse, fa molto di più. Nel silenzio dell'oscurità, ci sussurra qualcosa. Sembra dirci di credere nelle nostre potenzialità, proprio come abbiamo fatto mezzo secolo fa, quando quel "piccolo passo per l'uomo" regalò una "grande speranza" all'umanità.
"Fly me to the moon" - fammi volare sulla luna - cantava Frank Sinatra. Varcare i confini del cielo, esplorare l'Universo e arrivare fin lì, su quell'astro bianco, rotondo, lucente (anche se non di luce propria), che per millenni ha ispirato poeti, guidato i naviganti e consolato gli innamorati. Ma "volare sulla luna", fino a cinquant'anni fa, sembrava davvero un sogno. Una frase poetica, buona per le canzonette che gli innamorati ascoltavano (al chiaro di luna) sussurandosi parole d'amore.
Lei se ne stava lì: bella, misteriosa, "buciarda" com'era, secondo Peppino Di Capri, la luna che biancheggia sui Faraglioni nelle notti capresi.
Da quel 20 luglio del 1969, invece, la luna si fece conoscere dall'uomo. In quella calda notte, "volare sulla luna", divenne possibile.
Con la missione Apollo 11, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti trasformarono un sogno in realtà. L'astronauta americano Neil Armstrong diventò ufficialmente il primo uomo ad aver messo piede sul nostro satellite, seguito poco dopo da Buzz Aldrin.
Il terzo membro della missione, Michael Collins, invece, rimase sulla navicella, in orbita.
L'evento venne trasmesso in diretta televisiva mondiale. In Italia, i televisori erano ancora pochi, ma tutti, tutti coloro che c'erano ricordano quella notte straordinaria. Chi nel proprio salotto, chi dal vicino di casa, chi al bar o nelle sezioni di partito: tutti quella notte assisterono a quel "miracolo umano".
La Rai- Radio Televisione Italiana trasmise sull'allora primo canale nazionale una edizione straordinaria del Telegiornale. Il giornalista Tito Stagno - da Roma, in collegamento con Ruggero Orlando da Houston - commentò passo passo quell'impresa epocale.
"Ha toccato, ha toccato il suolo lunare!", furono le indimenticabili parole del giornalista che alle 22 e 17 - ora italiana - annunciò l'avvenuto allunaggio. Sei ore dopo, Armstrong e poi Collins raggiunsero la superficie lunare a piedi.
Paura, emozione ed incredulità furono i sentimenti che assalirono tutti in quelle ore. Da quella notte, nulla fu più come prima, tranne lei. La luna è rimasta sempre la stessa. Continua ad affascinarci con la sua bellezza, ad ispirare i poeti e gli innamorati.
Ma, forse, fa molto di più. Nel silenzio dell'oscurità, ci sussurra qualcosa. Sembra dirci di credere nelle nostre potenzialità, proprio come abbiamo fatto mezzo secolo fa, quando quel "piccolo passo per l'uomo" regalò una "grande speranza" all'umanità.
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