UN NUOVO "DOMANI", UNA NUOVA REPUBBLICA
"Il coraggio ce l'ho, è la paura che mi frega", diceva Totò. Ma nel Dopoguerra la paura ci aveva "fregati" fin troppo. Fu così che tirammo fuori un coraggio mai visto prima, pur di lasciarci alle spalle tutto e ricominciare.
Il 2 giugno del 1946 tutti gli italiani dimostrarono di non aver più paura e di essere pronti a scrivere il destino del proprio Paese.
Quel referendum istituzionale - che avrebbe deciso la forma di governo dell'Italia - vide un'affluenza straordinaria, dovuta anche alla presenza delle donne, per la prima volta al voto.
Gli elettori, in quell'occasione, scelsero anche i deputati della cosiddetta Assemblea Costituente: i famosi "padri" che - due anni dopo - avrebbero firmato la Costituzione.
Le elezioni si svolsero il 2 e il 3 giugno. Soltanto il 10, però, dopo un'attesa fatta di concitazione e speranza, la Corte di Cassazione comunicò la vittoria della Repubblica con 12 milioni di voti contro i 10 della Monarchia.
Alcide De Gasperi, segretario della Democrazia cristiana, assunse il ruolo di Capo provvisorio dello Stato, mentre il Re Umberto II di Savoia - succeduto a Vittorio Emanuele III che aveva abdicato - lasciò spontaneamente il Paese, trasferendosi con la famiglia in Portogallo e segnando così la fine di un'epoca e della sua dinastia.
Il volto di una "modella per caso", Anna Iberti, che sbuca dalla prima pagina del "Corriere della Sera" - in una notissima foto uscita sul settimanale "Tempo" il 15 giugno di quell'anno - diventò il simbolo di quell'atto di fiducia nel futuro: una giovane donna con lo sguardo rivolto verso l'alto,
speranzosa e sorridente.
Ecco, forse quello che manca all'Italia di oggi è proprio quel sorriso e quella speranza necessari per affrontare ogni giorno con la giusta grinta.
Settantatré anni fa la guerra si era portata via tutto, lasciando soltanto tanta amarezza. Eppure, tutti credemmo nella possibilità di un futuro migliore e le nostre speranze non sono andate deluse.
"Domani è un altro giorno", diceva Rossella O' Hara in "Via col vento". Quel "domani", carico di aspettative e di speranza, arrivò davvero e non è detto che non possa accadere anche oggi, se siamo disposti a crederci: un nuovo "domani", una nuova Repubblica. Auguri a tutti!
"Il coraggio ce l'ho, è la paura che mi frega", diceva Totò. Ma nel Dopoguerra la paura ci aveva "fregati" fin troppo. Fu così che tirammo fuori un coraggio mai visto prima, pur di lasciarci alle spalle tutto e ricominciare.
Il 2 giugno del 1946 tutti gli italiani dimostrarono di non aver più paura e di essere pronti a scrivere il destino del proprio Paese.
Quel referendum istituzionale - che avrebbe deciso la forma di governo dell'Italia - vide un'affluenza straordinaria, dovuta anche alla presenza delle donne, per la prima volta al voto.
Gli elettori, in quell'occasione, scelsero anche i deputati della cosiddetta Assemblea Costituente: i famosi "padri" che - due anni dopo - avrebbero firmato la Costituzione.
Le elezioni si svolsero il 2 e il 3 giugno. Soltanto il 10, però, dopo un'attesa fatta di concitazione e speranza, la Corte di Cassazione comunicò la vittoria della Repubblica con 12 milioni di voti contro i 10 della Monarchia.
Alcide De Gasperi, segretario della Democrazia cristiana, assunse il ruolo di Capo provvisorio dello Stato, mentre il Re Umberto II di Savoia - succeduto a Vittorio Emanuele III che aveva abdicato - lasciò spontaneamente il Paese, trasferendosi con la famiglia in Portogallo e segnando così la fine di un'epoca e della sua dinastia.
Il volto di una "modella per caso", Anna Iberti, che sbuca dalla prima pagina del "Corriere della Sera" - in una notissima foto uscita sul settimanale "Tempo" il 15 giugno di quell'anno - diventò il simbolo di quell'atto di fiducia nel futuro: una giovane donna con lo sguardo rivolto verso l'alto,
speranzosa e sorridente.
Ecco, forse quello che manca all'Italia di oggi è proprio quel sorriso e quella speranza necessari per affrontare ogni giorno con la giusta grinta.
Settantatré anni fa la guerra si era portata via tutto, lasciando soltanto tanta amarezza. Eppure, tutti credemmo nella possibilità di un futuro migliore e le nostre speranze non sono andate deluse.
"Domani è un altro giorno", diceva Rossella O' Hara in "Via col vento". Quel "domani", carico di aspettative e di speranza, arrivò davvero e non è detto che non possa accadere anche oggi, se siamo disposti a crederci: un nuovo "domani", una nuova Repubblica. Auguri a tutti!
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