ADDIO A FRANCO ZEFFIRELLI: "MAESTRO" DI UN SOGNO
Creatività, passione e dedizione. Forse anche un po' di sana follia, ma soprattutto tanto amore, come quello che emerge forte in tutte le sue produzioni. Con la scomparsa di Franco Zeffirelli - avvenuta stamane a Roma - si chiude per sempre un'epoca, fatta di arte sopraffina, dovizia di particolari e incessante ricerca del bello.
L'amore, in tutte le sue declinazioni, la bellezza della natura, erano gli ingredienti principali con cui realizzava le sue opere, che fossero testi, bozzetti, costumi o scenografie.
Zeffirelli - nato a Firenze il 12 febbraio del 1923 - esordì infatti come scenografo nel Dopoguerra, partecipando alla messa in scena di "Troilo e Cressida", diretta dal grande Luchino Visconti, col quale collaborò ancora - come aiuto regista - nella realizzazione di due film: "La terra trema" (1948) e "Senso" (1954).
Il vero successo, però, arriverà a partire dagli anni '60, quando Zeffirelli si dedicherà alla rivisitazione di importanti opere teatrali, come "Amleto"di Shakespeare, con Giorgio Albertazzi, o "La lupa" di Giovanni Verga, con l'immensa Anna Magnani.
Ma il successo internazionale arriverà alla fine di quel decennio, con due film tratti da due grandi opere shakespiriane: "La bisbetica domata", con Elizabeth Taylor e Richard Burton, nel 1967, e "Romeo e Giulietta" con Leonard Whiting e Olivia Hussey, nel 1968.
Di notevole successo furono anche il capolavoro "Fratello sole, sorella luna", nel 1971, e il kolossal per la Tv, "Gesù di Nazareth", nel 1976.
Tra i suoi ultimi lavori, il semiautobiografico "Un té con Mussolini", del 1999, "Callas Forever" del 2002, ed il documentario "Omaggio a Roma", del 2009.
Ma degne di nota sono le molteplici rivisitazioni di opere liriche portate in scena dal regista, sia in teatro che al cinema: da "La traviata" di Giuseppe Verdi, alla "Tosca" e alla "Turandot" di Giacomo Puccini.
Tre David di Donatello, un Nastro D'argento, una nomination all'Oscar - per "Romeo e Giulietta", nel 1968 - , due Emmy Award, sono soltanto alcuni dei riconoscimenti ottenuti da Franco Zeffirelli per la sua lunga e proficua carriera.
L'ultimo premio, proprio qualche mese fa, in Senato, da parte della Presidente Casellati: in virtù del grande contributo dato al "Genio e all'Eccellenza italiana".
Zeffirelli però, per tutti noi, resta semplicemente un grande artista, capace di regalarci intense emozioni col solo ausilio della fantasia.
"Se non si sogna, si muore ragazzi. Si deve sognare" - disse una volta. E noi continueremo a farlo, nel ricordo del "maestro" di un sogno, che non svanirà mai.
Creatività, passione e dedizione. Forse anche un po' di sana follia, ma soprattutto tanto amore, come quello che emerge forte in tutte le sue produzioni. Con la scomparsa di Franco Zeffirelli - avvenuta stamane a Roma - si chiude per sempre un'epoca, fatta di arte sopraffina, dovizia di particolari e incessante ricerca del bello.
L'amore, in tutte le sue declinazioni, la bellezza della natura, erano gli ingredienti principali con cui realizzava le sue opere, che fossero testi, bozzetti, costumi o scenografie.
Zeffirelli - nato a Firenze il 12 febbraio del 1923 - esordì infatti come scenografo nel Dopoguerra, partecipando alla messa in scena di "Troilo e Cressida", diretta dal grande Luchino Visconti, col quale collaborò ancora - come aiuto regista - nella realizzazione di due film: "La terra trema" (1948) e "Senso" (1954).
Il vero successo, però, arriverà a partire dagli anni '60, quando Zeffirelli si dedicherà alla rivisitazione di importanti opere teatrali, come "Amleto"di Shakespeare, con Giorgio Albertazzi, o "La lupa" di Giovanni Verga, con l'immensa Anna Magnani.
Ma il successo internazionale arriverà alla fine di quel decennio, con due film tratti da due grandi opere shakespiriane: "La bisbetica domata", con Elizabeth Taylor e Richard Burton, nel 1967, e "Romeo e Giulietta" con Leonard Whiting e Olivia Hussey, nel 1968.
Di notevole successo furono anche il capolavoro "Fratello sole, sorella luna", nel 1971, e il kolossal per la Tv, "Gesù di Nazareth", nel 1976.
Tra i suoi ultimi lavori, il semiautobiografico "Un té con Mussolini", del 1999, "Callas Forever" del 2002, ed il documentario "Omaggio a Roma", del 2009.
Ma degne di nota sono le molteplici rivisitazioni di opere liriche portate in scena dal regista, sia in teatro che al cinema: da "La traviata" di Giuseppe Verdi, alla "Tosca" e alla "Turandot" di Giacomo Puccini.
Tre David di Donatello, un Nastro D'argento, una nomination all'Oscar - per "Romeo e Giulietta", nel 1968 - , due Emmy Award, sono soltanto alcuni dei riconoscimenti ottenuti da Franco Zeffirelli per la sua lunga e proficua carriera.
L'ultimo premio, proprio qualche mese fa, in Senato, da parte della Presidente Casellati: in virtù del grande contributo dato al "Genio e all'Eccellenza italiana".
Zeffirelli però, per tutti noi, resta semplicemente un grande artista, capace di regalarci intense emozioni col solo ausilio della fantasia.
"Se non si sogna, si muore ragazzi. Si deve sognare" - disse una volta. E noi continueremo a farlo, nel ricordo del "maestro" di un sogno, che non svanirà mai.
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