AUDREY HEPBURN: IL DONO DI UN NOBILE SORRISO
Un portamento e un'eleganza inarrivabili, un fascino irresistibile. Se si pensa ad Audrey Hepburn non si può non provare un po' di nostalgia.
Nostalgia per quel cinema di un tempo: quello in bianco e nero, quello strappalacrime e pieno di sentimento.
Con quello sguardo dolce e l'aria sognante, la Hepburn ha dominato il grande schermo tra gli anni '50 e '60 del secolo scorso, raccogliendo successo e popolarità mondiali ad ogni pellicola.
Se un brutto male non se la fosse portata via venticinque anni fa, oggi il simbolo di un'eleganza senza tempo avrebbe compiuto novant'anni.
Audrey Hepburn infatti nacque il 4 maggio del 1929 a Bruxelles, figlia di Joseph Anthony Hepburn-Ruston, un banchiere simpatizzante nazista, e la sua seconda moglie, la baronessa Ella Van Heemstra. Cresciuta ad Arnhem, in Olanda, cominciò a praticare danza fin da bambina, per poi avvicinarsi al teatro e al cinema dopo essersi trasferita a Londra.
Il suo esordio sul grande schermo fu nel 1951, con il film "One Wild Oat", di Charles Saunders. Due anni dopo, la consacrazione.
Con il ruolo della principessa Ania - fuggita dalla sua corte per mescolarsi alla gente in una caotica e popolare Roma del Dopoguerra - la Hepburn debuttò ad Hollywood col film capolavoro di William Wyler, "Vacanze Romane", accanto a Gregory Peck - nel ruolo dello squattrinato giornalista Joe Bradley. Quel film le varrà un Oscar come migliore attrice protagonista, aprendole definitivamente le porte del successo.
L'anno dopo, nel 1954, fu di nuovo protagonista in "Sabrina", di Billy Wilder, affianco ad Humphrey Bogart. E come dimenticare l'ingenua ed eccentrica Holly di "Colazione da Tiffany", del 1961, o la principessa "Reggie" di "Sciarada", del 1963.
A sinistra, Audrey Hepburn con Gregory Peck in "Vacanze Romane"; a destra, con George Peppard in "Colazione da Tiffany".
Verso la fine degli anni '60, però, Audrey Hepburn cominciò gradualmente ad allontanarsi dal cinema, per dedicarsi alla sua famiglia.
Dopo il matrimonio con l'attore Mell Ferrer - che le diede il figlio Sean - nel 1969 sposò in seconde nozze lo psichiatra Andrea Dotti, dal quale ebbe il secondo figlio Luca, l'anno successivo.
Negli ultimi anni della sua vita - dopo il divorzio con Dotti nel 1982 - Audrey ebbe al suo fianco un compagno, l'attore olandese Robert Wolders. Fu proprio con lui che condivise il suo ultimo impegno: sostegno e vicinanza ai più bisognosi. Nel 1988, infatti, fu nominata Ambasciatrice dell'Unicef, e dedicò le sue ultime forze alla beneficenza, compiendo ella stessa molti viaggi in giro per il mondo, per portare aiuto e conforto. L'ultimo, nel 1992, in Somalia, al ritorno dal quale si scoprì malata: aveva un tumore al colon. Venne operata, ma non ci fu nulla da fare. Il tumore era ormai troppo esteso. Fece in tempo a rientrare in Svizzera prima di andarsene, la sera del 20 gennaio del 1993, con la stessa discrezione e riservatezza che l'aveva sempre contraddistinta, e con quel nobile sorriso che, fino all'ultimo, non ha mai smesso di donarci.
Un portamento e un'eleganza inarrivabili, un fascino irresistibile. Se si pensa ad Audrey Hepburn non si può non provare un po' di nostalgia.
Nostalgia per quel cinema di un tempo: quello in bianco e nero, quello strappalacrime e pieno di sentimento.
Con quello sguardo dolce e l'aria sognante, la Hepburn ha dominato il grande schermo tra gli anni '50 e '60 del secolo scorso, raccogliendo successo e popolarità mondiali ad ogni pellicola.
Se un brutto male non se la fosse portata via venticinque anni fa, oggi il simbolo di un'eleganza senza tempo avrebbe compiuto novant'anni.
Audrey Hepburn infatti nacque il 4 maggio del 1929 a Bruxelles, figlia di Joseph Anthony Hepburn-Ruston, un banchiere simpatizzante nazista, e la sua seconda moglie, la baronessa Ella Van Heemstra. Cresciuta ad Arnhem, in Olanda, cominciò a praticare danza fin da bambina, per poi avvicinarsi al teatro e al cinema dopo essersi trasferita a Londra.
Il suo esordio sul grande schermo fu nel 1951, con il film "One Wild Oat", di Charles Saunders. Due anni dopo, la consacrazione.
Con il ruolo della principessa Ania - fuggita dalla sua corte per mescolarsi alla gente in una caotica e popolare Roma del Dopoguerra - la Hepburn debuttò ad Hollywood col film capolavoro di William Wyler, "Vacanze Romane", accanto a Gregory Peck - nel ruolo dello squattrinato giornalista Joe Bradley. Quel film le varrà un Oscar come migliore attrice protagonista, aprendole definitivamente le porte del successo.
L'anno dopo, nel 1954, fu di nuovo protagonista in "Sabrina", di Billy Wilder, affianco ad Humphrey Bogart. E come dimenticare l'ingenua ed eccentrica Holly di "Colazione da Tiffany", del 1961, o la principessa "Reggie" di "Sciarada", del 1963.
A sinistra, Audrey Hepburn con Gregory Peck in "Vacanze Romane"; a destra, con George Peppard in "Colazione da Tiffany".
Verso la fine degli anni '60, però, Audrey Hepburn cominciò gradualmente ad allontanarsi dal cinema, per dedicarsi alla sua famiglia.
Dopo il matrimonio con l'attore Mell Ferrer - che le diede il figlio Sean - nel 1969 sposò in seconde nozze lo psichiatra Andrea Dotti, dal quale ebbe il secondo figlio Luca, l'anno successivo.
Negli ultimi anni della sua vita - dopo il divorzio con Dotti nel 1982 - Audrey ebbe al suo fianco un compagno, l'attore olandese Robert Wolders. Fu proprio con lui che condivise il suo ultimo impegno: sostegno e vicinanza ai più bisognosi. Nel 1988, infatti, fu nominata Ambasciatrice dell'Unicef, e dedicò le sue ultime forze alla beneficenza, compiendo ella stessa molti viaggi in giro per il mondo, per portare aiuto e conforto. L'ultimo, nel 1992, in Somalia, al ritorno dal quale si scoprì malata: aveva un tumore al colon. Venne operata, ma non ci fu nulla da fare. Il tumore era ormai troppo esteso. Fece in tempo a rientrare in Svizzera prima di andarsene, la sera del 20 gennaio del 1993, con la stessa discrezione e riservatezza che l'aveva sempre contraddistinta, e con quel nobile sorriso che, fino all'ultimo, non ha mai smesso di donarci.
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