ALBERTO BONUCCI: FINE INTERPRETE
Era l'alba del 5 aprile 1969 quando, in una clinica romana, ci lasciava Alberto Bonucci, brillante interprete teatrale, cinematografico e televisivo, molto attivo a cavallo tra gli anni '50 e '60.
Nato il 19 maggio del 1918 a Campobasso, Bonucci studiò all'Accademia d'arte drammatica per poi muovere i primi passi al Piccolo Teatro di Milano.
Dopo aver esordito nel teatro di rivista, raggiunse il successo nel 1951 quando, insieme ad altri due grandi interpreti - Vittorio Caprioli e Franca Valeri - mise su una piccola compagnia - il "Teatro dei Gobbi" - che rivoluzionò completamente il modo di fare spettacolo, basandosi soprattutto su costumi e scenografie.
Da sinistra, Vittorio Caprioli, Franca Valeri e Alberto Bonucci: il "Teatro dei Gobbi".
Attivo in radio a partire dagli anni quaranta - dove partecipò a diversi programmi -, nel decennio successivo Bonucci approdò al cinema, prendendo parte a oltre cinquanta film, spesso di matrice comica. Da "Totò a colori", con il Principe De Curtis, a "Luci del varietà" di Alberto Lattuada, fino a "Sedotti e Bidonati" con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Memorabile - a mio avviso - la sua partecipazione al film "I motorizzati", di Camillo Mastrocinque, nel 1962, dove - in veste di protagonista e voce narrante - illustra vizi e virtù dei primi automobilisti italiani, in un meraviglioso ed ironico spaccato dell'Italia ai tempi della "motorizzazione di massa".
Agli inizi degli anni '60, la sua figura e le sue capacità artistiche erano ormai note al grande pubblico, ma il destino giocò un brutto scherzo.
Nel 1964, infatti, durante le riprese di un film, Alberto Bonucci ebbe un collasso. Il male passò, lui tornò al lavoro, ma due anni dopo ebbe un secondo attacco, molto più grave. Ricoverato in un ospedale di Roma - città in cui l'attore viveva - gli venne diagnosticata una stenosi mitralica (un malfunzionamento della valvola cardiaca).
Necessitava di un'operazione chirurgica. Così, allontanatosi dal palcoscenico, si spostò a Londra in una clinica all'avanguardia ai tempi. Qui, però, una brutta sorpresa.
C'era una cosa ben più grave: una vera e propria lesione cardiaca. I medici gli imposero un periodo di riposo prima dell'operazione. Bonucci si sentiva bene.
Quasi sembrava ripresosi, tanto che ritornò al suo lavoro, partecipando alla pièce "L'isola" di Fabio Mauri. Fu però un insuccesso che lo allontanò nuovamente dal suo pubblico.
Era il 1966, non passò molto tempo. L'aggravarsi delle sue condizioni lo portò a ricoverarsi nella clinica dove morì esattamente cinquant'anni fa, a soli 51 anni.
Come tanti altri attori meno noti, anche Alberto Bonucci ha dato un grande contributo alla crescita e allo sviluppo del cinema e dello spettacolo italiano del secolo scorso.
Ed è per questo che ho deciso di ricordarlo qui nel mio blog, affinché la sua maestria, quale fine interprete del nostro spettacolo, non venga mai dimenticata e sottovalutata.
Era l'alba del 5 aprile 1969 quando, in una clinica romana, ci lasciava Alberto Bonucci, brillante interprete teatrale, cinematografico e televisivo, molto attivo a cavallo tra gli anni '50 e '60.
Nato il 19 maggio del 1918 a Campobasso, Bonucci studiò all'Accademia d'arte drammatica per poi muovere i primi passi al Piccolo Teatro di Milano.
Dopo aver esordito nel teatro di rivista, raggiunse il successo nel 1951 quando, insieme ad altri due grandi interpreti - Vittorio Caprioli e Franca Valeri - mise su una piccola compagnia - il "Teatro dei Gobbi" - che rivoluzionò completamente il modo di fare spettacolo, basandosi soprattutto su costumi e scenografie.
Da sinistra, Vittorio Caprioli, Franca Valeri e Alberto Bonucci: il "Teatro dei Gobbi".
Attivo in radio a partire dagli anni quaranta - dove partecipò a diversi programmi -, nel decennio successivo Bonucci approdò al cinema, prendendo parte a oltre cinquanta film, spesso di matrice comica. Da "Totò a colori", con il Principe De Curtis, a "Luci del varietà" di Alberto Lattuada, fino a "Sedotti e Bidonati" con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Memorabile - a mio avviso - la sua partecipazione al film "I motorizzati", di Camillo Mastrocinque, nel 1962, dove - in veste di protagonista e voce narrante - illustra vizi e virtù dei primi automobilisti italiani, in un meraviglioso ed ironico spaccato dell'Italia ai tempi della "motorizzazione di massa".
Agli inizi degli anni '60, la sua figura e le sue capacità artistiche erano ormai note al grande pubblico, ma il destino giocò un brutto scherzo.
Nel 1964, infatti, durante le riprese di un film, Alberto Bonucci ebbe un collasso. Il male passò, lui tornò al lavoro, ma due anni dopo ebbe un secondo attacco, molto più grave. Ricoverato in un ospedale di Roma - città in cui l'attore viveva - gli venne diagnosticata una stenosi mitralica (un malfunzionamento della valvola cardiaca).
Necessitava di un'operazione chirurgica. Così, allontanatosi dal palcoscenico, si spostò a Londra in una clinica all'avanguardia ai tempi. Qui, però, una brutta sorpresa.
C'era una cosa ben più grave: una vera e propria lesione cardiaca. I medici gli imposero un periodo di riposo prima dell'operazione. Bonucci si sentiva bene.
Quasi sembrava ripresosi, tanto che ritornò al suo lavoro, partecipando alla pièce "L'isola" di Fabio Mauri. Fu però un insuccesso che lo allontanò nuovamente dal suo pubblico.
Era il 1966, non passò molto tempo. L'aggravarsi delle sue condizioni lo portò a ricoverarsi nella clinica dove morì esattamente cinquant'anni fa, a soli 51 anni.
Come tanti altri attori meno noti, anche Alberto Bonucci ha dato un grande contributo alla crescita e allo sviluppo del cinema e dello spettacolo italiano del secolo scorso.
Ed è per questo che ho deciso di ricordarlo qui nel mio blog, affinché la sua maestria, quale fine interprete del nostro spettacolo, non venga mai dimenticata e sottovalutata.
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