TERENCE HILL: 80 ANNI DI SEMPLICITA'
Tra il cowboy del West, dal volto scuro e polveroso illuminato da due vivi occhi azzurri, e lo sguardo sereno e confortante di un prete di provincia, non c'è poi molta differenza. Eppure, dallo spolverino di Trinità alla tonaca di don Matteo sono trascorsi più di quarant'anni, esattamente la metà della sua vita. Anche se, va detto, Terence Hill - al secolo Mario Girotti - di "vite" ne ha vissute ben tre.
La prima cominciò a Venezia, il 29 marzo di ottant'anni fa. "Il fu Mario Girotti" - per dirla alla Pirandello - , figlio di padre italiano e madre tedesca, trascorse gran parte dell'infanzia in Sassonia (Germania) per poi trasferirsi a Roma nel Dopoguerra. Fin da bambino cominciò a praticare sport, in particolare ginnastica artistica e nuoto. Proprio ad una gara di nuoto venne notato dal regista Dino Risi, che gli offrì un piccolo ruolo nel film "Vacanze col gangster", nel 1951.
Grazie al suo fisico, atletico e prestante, ed al suo bell'aspetto, Mario Girotti cominciò così la sua carriera cinematografica interpretando giovani rubacuori di belle speranze. Tra i film più noti si ricordano "Lazzarella", del 1957, con Alessandra Panaro ,"Cerasella", del 1959, con Claudia Mori, e il ruolo del Conte Cavriaghi ne "Il Gattopardo" di Luchino Visconti., nel 1963.
Ma la notorietà nazionale ed internazionale arrivò a partire dalla seconda metà degli anni '60, quando Mario Girotti divenne "Terence Hill" e approdò al genere che lo avrebbe consacrato al successo: il western.
Nel 1967 l'incontro - casuale ma vincente - con la sua metà: più di un partner, più di un amico, un fratello. In altre parole, semplicemente Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Nacque così un sodalizio artistico che a partire dal primo film, "Dio perdona...io no!", nel 1967, fino all'ultimo, "Botte di Natale", del 1994, ci ha regalato risate sincere.
Le "padellate" di fagioli, le scazzottate - frutto di ore ed ore di preparazione atletica -, cavalcate e sparatorie, sono impresse nelle memoria di tutti.
"I quattro dell'Ave Maria" , "Lo chiamavano Trinità...", "...più forte ragazzi!","Il mio nome è Nessuno" e "...altrimenti ci arrabbiamo!", sono solo alcune delle pellicole più note regalateci da questa straordinaria coppia, la cui bravura e serietà venne premiata nel 2010 con un David di Donatello alla carriera.
Negli anni '90, però, Terence Hill ha un forte periodo di crisi, dovuto soprattutto al dolore per la scomparsa del giovane figlio adottivo Ross - deceduto in un incidente stradale a soli 16 anni - con il quale aveva recitato nei film "Don Camillo", del 1983, e "Renegade - un osso troppo duro", del 1987. Con "Potenza virtuale" nel 1997 - film mai distribuito in Italia - Terence Hill diede anche addio al cinema. Ma, come ricorda il titolo di un vecchio film: "solo chi cade può risorgere".
E infatti, la terza vita di Terence Hill cominciò proprio nei primi giorni del nuovo millennio, quando approdò in televisione con "Don Matteo".
Il ruolo del prete detective che scorrazza in bicicletta per le vie di Gubbio (poi di Spoleto) riporterà Terence Hill al successo di un tempo. E forse don Matteo - che in realtà conserva in sé qualcosa del vecchio cowboy - ha molto di più del "vero" Mario Girotti, a cominciare dalla voce. Se infatti, per anni, Terence Hill è stato doppiato dalle più grandi "voci" italiane - da Pino Locchi a Michele Gammino - in "Don Matteo" recita per la prima volta con la propria voce.
Ma oltre a "Don Matteo" - undici serie e ascolti stellari - Terence Hill negli ultimi anni ha anche interpretato il forestale Pietro, nelle prime tre stagioni della fiction Rai "Un passo dal cielo", ha recitato da protagonista in vari film tv - come "L'uomo che cavalcava nel buio" e "L'uomo che sognava con le aquile" - ed è anche tornato ad indossare il suo spolverino nella miniserie "Doc West", diretta da Giulio Base. Inoltre, lo scorso anno, è tornato al cinema dirigendo se stesso nel film "Il mio nome è Thomas", dedicato al suo grande compagno di avventure, Bud Spencer.
Insomma, che indossasse i panni del bravo ragazzo, il cinturone da cowboy o l'abito talare, Terence Hill è stato ed è ancora oggi uno degli attori più amati e conosciuti di sempre, forse grazie anche alla riservatezza e alla bontà che lo hanno sempre contraddistinto. Pertanto, auguri di cuore Terence e grazie per averci insegnato la bellezza della semplicità!
Tra il cowboy del West, dal volto scuro e polveroso illuminato da due vivi occhi azzurri, e lo sguardo sereno e confortante di un prete di provincia, non c'è poi molta differenza. Eppure, dallo spolverino di Trinità alla tonaca di don Matteo sono trascorsi più di quarant'anni, esattamente la metà della sua vita. Anche se, va detto, Terence Hill - al secolo Mario Girotti - di "vite" ne ha vissute ben tre.
La prima cominciò a Venezia, il 29 marzo di ottant'anni fa. "Il fu Mario Girotti" - per dirla alla Pirandello - , figlio di padre italiano e madre tedesca, trascorse gran parte dell'infanzia in Sassonia (Germania) per poi trasferirsi a Roma nel Dopoguerra. Fin da bambino cominciò a praticare sport, in particolare ginnastica artistica e nuoto. Proprio ad una gara di nuoto venne notato dal regista Dino Risi, che gli offrì un piccolo ruolo nel film "Vacanze col gangster", nel 1951.
Grazie al suo fisico, atletico e prestante, ed al suo bell'aspetto, Mario Girotti cominciò così la sua carriera cinematografica interpretando giovani rubacuori di belle speranze. Tra i film più noti si ricordano "Lazzarella", del 1957, con Alessandra Panaro ,"Cerasella", del 1959, con Claudia Mori, e il ruolo del Conte Cavriaghi ne "Il Gattopardo" di Luchino Visconti., nel 1963.
Ma la notorietà nazionale ed internazionale arrivò a partire dalla seconda metà degli anni '60, quando Mario Girotti divenne "Terence Hill" e approdò al genere che lo avrebbe consacrato al successo: il western.
Terence Hill e Bud Spencer in "Lo chiamavano Trinità". |
Nel 1967 l'incontro - casuale ma vincente - con la sua metà: più di un partner, più di un amico, un fratello. In altre parole, semplicemente Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Nacque così un sodalizio artistico che a partire dal primo film, "Dio perdona...io no!", nel 1967, fino all'ultimo, "Botte di Natale", del 1994, ci ha regalato risate sincere.
Le "padellate" di fagioli, le scazzottate - frutto di ore ed ore di preparazione atletica -, cavalcate e sparatorie, sono impresse nelle memoria di tutti.
"I quattro dell'Ave Maria" , "Lo chiamavano Trinità...", "...più forte ragazzi!","Il mio nome è Nessuno" e "...altrimenti ci arrabbiamo!", sono solo alcune delle pellicole più note regalateci da questa straordinaria coppia, la cui bravura e serietà venne premiata nel 2010 con un David di Donatello alla carriera.
Negli anni '90, però, Terence Hill ha un forte periodo di crisi, dovuto soprattutto al dolore per la scomparsa del giovane figlio adottivo Ross - deceduto in un incidente stradale a soli 16 anni - con il quale aveva recitato nei film "Don Camillo", del 1983, e "Renegade - un osso troppo duro", del 1987. Con "Potenza virtuale" nel 1997 - film mai distribuito in Italia - Terence Hill diede anche addio al cinema. Ma, come ricorda il titolo di un vecchio film: "solo chi cade può risorgere".
E infatti, la terza vita di Terence Hill cominciò proprio nei primi giorni del nuovo millennio, quando approdò in televisione con "Don Matteo".
Il ruolo del prete detective che scorrazza in bicicletta per le vie di Gubbio (poi di Spoleto) riporterà Terence Hill al successo di un tempo. E forse don Matteo - che in realtà conserva in sé qualcosa del vecchio cowboy - ha molto di più del "vero" Mario Girotti, a cominciare dalla voce. Se infatti, per anni, Terence Hill è stato doppiato dalle più grandi "voci" italiane - da Pino Locchi a Michele Gammino - in "Don Matteo" recita per la prima volta con la propria voce.
Ma oltre a "Don Matteo" - undici serie e ascolti stellari - Terence Hill negli ultimi anni ha anche interpretato il forestale Pietro, nelle prime tre stagioni della fiction Rai "Un passo dal cielo", ha recitato da protagonista in vari film tv - come "L'uomo che cavalcava nel buio" e "L'uomo che sognava con le aquile" - ed è anche tornato ad indossare il suo spolverino nella miniserie "Doc West", diretta da Giulio Base. Inoltre, lo scorso anno, è tornato al cinema dirigendo se stesso nel film "Il mio nome è Thomas", dedicato al suo grande compagno di avventure, Bud Spencer.
Insomma, che indossasse i panni del bravo ragazzo, il cinturone da cowboy o l'abito talare, Terence Hill è stato ed è ancora oggi uno degli attori più amati e conosciuti di sempre, forse grazie anche alla riservatezza e alla bontà che lo hanno sempre contraddistinto. Pertanto, auguri di cuore Terence e grazie per averci insegnato la bellezza della semplicità!
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