MARCELLO BOLDRINI: IL PROFESSORE CHE RISOLLEVO' LE SORTI DELL'ITALIA
Ci sono uomini che rischiano di essere dimenticati. Non perché non abbiano fatto nulla di rilevante, anzi. Ma per il semplice motivo che, pur essendo stati partecipi - se non fautori - di importanti imprese, il loro merito è stato sempre nascosto. E principalmente per volontà dei diretti interessati.
Si tratta di uomini semplici, schivi. Abituati a lavorare nell'ombra, senza mai esporsi per precisa volontà.
Questo è il caso del professor Marcello Boldrini, un uomo il cui nome è legato a doppio filo a quello di un protagonista assoluto della Ricostruzione post-bellica del nostro Paese: l'ingegner Enrico Mattei, imprenditore di successo e fondatore, nel 1953, dell'Eni, ente petrolifero di Stato di cui fu presidente fino alla improvvisa morte - su cui aleggia ancora il mistero.
Ebbene, se Enrico Mattei ha fatto quel che ha fatto, gran parte del merito è del professor Boldrini, suo amico e, soprattutto, suo maestro.
Marcello Boldrini nacque a Matelica, un piccolo paesino delle Marche, il 9 febbraio del 1890. Proveniva da un illustre famiglia di intellettuali e artisti. Dopo il diploma, si laureò in economia alla Bocconi di Milano, a soli ventidue anni, e cominciò la sua carriera come assistente. Avrà incarichi all'Università di Messina, Padova per poi passare all'Università Cattolica di Milano - dove divenne professore ordinario - e, infine, all'Università La Sapienza di Roma. Scrisse anche diverse pubblicazioni inerenti la statistica, la demografia e la biometria, ovvero le materie di cui si occupava.
In sostanza, era un accademico: un professore stimato, brillante e molto preparato.
Per l'Italia e per la sua storia, però, Boldrini non contribuì soltanto alla diffusione della cultura e allo sviluppo delle università, ma fece ben altro. Innanzitutto, contribuì alla lotta contro il nazifascimo.
Il suo studio all'Università Cattolica divenne un centro di organizzazione e diffusione della propaganda antifascista. Dal 1944 - dopo essersi arruolato volontario negli alpini - fece ritorno nella sua Matelica, dove si occupò del coordinamento della Resistenza locale. Controllava l'organizzazione dei partigiani "bianchi", ovvero quelli cattolici. Boldrini, infatti, partecipò anche alla ricostituzione del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, portando così alla nascita della Democrazia cristiana.
Enrico Mattei cominciò la sua ascesa proprio a partire dalle fila della Resistenza e della Dc, grazie a Boldrini.
Anche Mattei era di Matelica. In realtà non nacque lì, ma vi si trasferì con la famiglia all'età di tredici anni, e andò ad abitare in un palazzo adiacente a quello della famiglia Boldrini. Anche se Marcello aveva ben sedici anni più di Enrico, i due divennero amici. Boldrini capì subito le potenzialità di Mattei. Per questo si attivò per farlo entrare tra i partigiani, spianandogli la strada che l'avrebbe portato ai vertici della politica e della società.
Mattei, però, non aveva studiato. Non era colto, ma aveva voglia di riscattarsi e migliorare la propria condizione. Boldrini si occupò così anche della sua formazione culturale e politica. Fu sempre grazie a Boldrini se riuscì a prendersi il diploma e diventare ragioniere - la laurea "honoris causa" in ingegneria arrivò dopo .
Così come fu sempre grazie al professore che il futuro presidente dell'Eni ottenne l'occasione della sua vita. Come molti di voi sapranno, alla fine degli anni '40, Mattei fu nominato dal Governo commissario liquidatore dell'Agip - compagnia petrolifera di Stato che si occupava della ricerca del petrolio in Italia. Mattei, però, non liquidò affatto l'azienda, bensì la risollevò fondando un nuovo ente, l'Eni, e portando l'Italia a competere con le più grandi potenze petrolifere mondiali.
Se l'Italia, quindi, riuscì a raggiungere l'indipendenza energetica - quale si addice ad una nazione industrializzata - il merito va anche a Boldrini, che difatti affiancò Mattei nella sua impresa. Fu prima presidente dell'Agip, dal 1948 al 1953, e poi vicepresidente dell'Eni, dal 1953 al 1962.
Inoltre, alla morte di Mattei - avvenuta in un misterioso incidente aereo il 27 ottobre del 1962 -, fu lui a prendere le redini dell'azienda, assumendone la presidenza. Fu però costretto a farlo. Lui non si sentiva tagliato per quel ruolo. Era un intellettuale e si riteneva inadatto ad una responsabilità così grande. Infatti, ben presto passò il comando ad Eugenio Cefis - personaggio ambiguo, di cui si potrebbe dire tanto. Resta il fatto che Boldrini rimase ai vertici dell'Eni come supervisore fino al 1967.
Morirà due anni dopo, esattamente cinquant'anni fa, il 5 marzo del 1969, quando l'Eni era ormai una solida azienda di Stato al centro dell'economia mondiale.
Credo sia giusto non dimenticare una figura del genere. Un uomo sobrio, dal volto serio, nascosto dietro un paio di modeste lenti. Modeste proprio come lui: il professore che contribuì a risollevare le sorti dell'Italia del Dopoguerra.
Ci sono uomini che rischiano di essere dimenticati. Non perché non abbiano fatto nulla di rilevante, anzi. Ma per il semplice motivo che, pur essendo stati partecipi - se non fautori - di importanti imprese, il loro merito è stato sempre nascosto. E principalmente per volontà dei diretti interessati.
Si tratta di uomini semplici, schivi. Abituati a lavorare nell'ombra, senza mai esporsi per precisa volontà.
Questo è il caso del professor Marcello Boldrini, un uomo il cui nome è legato a doppio filo a quello di un protagonista assoluto della Ricostruzione post-bellica del nostro Paese: l'ingegner Enrico Mattei, imprenditore di successo e fondatore, nel 1953, dell'Eni, ente petrolifero di Stato di cui fu presidente fino alla improvvisa morte - su cui aleggia ancora il mistero.
Ebbene, se Enrico Mattei ha fatto quel che ha fatto, gran parte del merito è del professor Boldrini, suo amico e, soprattutto, suo maestro.
Enrico Mattei. |
Marcello Boldrini nacque a Matelica, un piccolo paesino delle Marche, il 9 febbraio del 1890. Proveniva da un illustre famiglia di intellettuali e artisti. Dopo il diploma, si laureò in economia alla Bocconi di Milano, a soli ventidue anni, e cominciò la sua carriera come assistente. Avrà incarichi all'Università di Messina, Padova per poi passare all'Università Cattolica di Milano - dove divenne professore ordinario - e, infine, all'Università La Sapienza di Roma. Scrisse anche diverse pubblicazioni inerenti la statistica, la demografia e la biometria, ovvero le materie di cui si occupava.
In sostanza, era un accademico: un professore stimato, brillante e molto preparato.
Per l'Italia e per la sua storia, però, Boldrini non contribuì soltanto alla diffusione della cultura e allo sviluppo delle università, ma fece ben altro. Innanzitutto, contribuì alla lotta contro il nazifascimo.
Il suo studio all'Università Cattolica divenne un centro di organizzazione e diffusione della propaganda antifascista. Dal 1944 - dopo essersi arruolato volontario negli alpini - fece ritorno nella sua Matelica, dove si occupò del coordinamento della Resistenza locale. Controllava l'organizzazione dei partigiani "bianchi", ovvero quelli cattolici. Boldrini, infatti, partecipò anche alla ricostituzione del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, portando così alla nascita della Democrazia cristiana.
Enrico Mattei cominciò la sua ascesa proprio a partire dalle fila della Resistenza e della Dc, grazie a Boldrini.
Anche Mattei era di Matelica. In realtà non nacque lì, ma vi si trasferì con la famiglia all'età di tredici anni, e andò ad abitare in un palazzo adiacente a quello della famiglia Boldrini. Anche se Marcello aveva ben sedici anni più di Enrico, i due divennero amici. Boldrini capì subito le potenzialità di Mattei. Per questo si attivò per farlo entrare tra i partigiani, spianandogli la strada che l'avrebbe portato ai vertici della politica e della società.
Mattei, però, non aveva studiato. Non era colto, ma aveva voglia di riscattarsi e migliorare la propria condizione. Boldrini si occupò così anche della sua formazione culturale e politica. Fu sempre grazie a Boldrini se riuscì a prendersi il diploma e diventare ragioniere - la laurea "honoris causa" in ingegneria arrivò dopo .
Cartellone pubblicitario benzina Agip - "Supercortemaggiore", durante la gestione Eni Mattei/Boldrini. |
Così come fu sempre grazie al professore che il futuro presidente dell'Eni ottenne l'occasione della sua vita. Come molti di voi sapranno, alla fine degli anni '40, Mattei fu nominato dal Governo commissario liquidatore dell'Agip - compagnia petrolifera di Stato che si occupava della ricerca del petrolio in Italia. Mattei, però, non liquidò affatto l'azienda, bensì la risollevò fondando un nuovo ente, l'Eni, e portando l'Italia a competere con le più grandi potenze petrolifere mondiali.
Se l'Italia, quindi, riuscì a raggiungere l'indipendenza energetica - quale si addice ad una nazione industrializzata - il merito va anche a Boldrini, che difatti affiancò Mattei nella sua impresa. Fu prima presidente dell'Agip, dal 1948 al 1953, e poi vicepresidente dell'Eni, dal 1953 al 1962.
Inoltre, alla morte di Mattei - avvenuta in un misterioso incidente aereo il 27 ottobre del 1962 -, fu lui a prendere le redini dell'azienda, assumendone la presidenza. Fu però costretto a farlo. Lui non si sentiva tagliato per quel ruolo. Era un intellettuale e si riteneva inadatto ad una responsabilità così grande. Infatti, ben presto passò il comando ad Eugenio Cefis - personaggio ambiguo, di cui si potrebbe dire tanto. Resta il fatto che Boldrini rimase ai vertici dell'Eni come supervisore fino al 1967.
Morirà due anni dopo, esattamente cinquant'anni fa, il 5 marzo del 1969, quando l'Eni era ormai una solida azienda di Stato al centro dell'economia mondiale.
Credo sia giusto non dimenticare una figura del genere. Un uomo sobrio, dal volto serio, nascosto dietro un paio di modeste lenti. Modeste proprio come lui: il professore che contribuì a risollevare le sorti dell'Italia del Dopoguerra.
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