PAOLO FERRARI: IL "PORTAMENTO" DELLO SPETTACOLO ITALIANO
Presenza, eleganza, una voce pacata, gentile e inconfondibile. Paolo Ferrari è stato un grande protagonista del secolo scorso. Il suo fascino, accresciutosi col passare degli anni, gli ha permesso di trovare sempre - nel corso di oltre tre decenni - un ruolo adatto alle proprie doti fisiche, che hanno contribuito non poco alla massima espressione delle eccellenti doti artistiche.
Esordì nel mondo dello spettacolo ancora bambino, nel 1938. Prima in radio, all'allora EIAR, in un programma dove interpretava il ruolo del balilla Paolo. Poi al cinema, con un film di Alessandro Blasetti, "Ettore Fieramosca". Da lì, la sua carriera fu una continua ascesa. Continuò con la radio, conducendo diverse trasmissioni tra gli anni '50 e '70. Ma continuò soprattutto col cinema, prendendo parte a circa quaranta film, tra gli anni '40 e i primi del nuovo millennio, recitando al fianco dei più grandi attori: da Vittorio Gassman a Michele Placido, da Totò a Carlo Verdone. Nel 1960, presentò anche la decima edizione del Festival di Sanremo, al fianco di Enza Sampò.
Un giovane Ferrari insieme a Totò.
Dalla fine degli anni '50, cominciò l'attività televisiva. Prese parte a diversi programmi - come "Il mattatore", con Vittorio Gassman - e sceneggiati, fino ad approdare alle moderne fiction, negli ultimi anni di attività. Tra le sue interpretazioni più note, sicuramente quella del marchese Giuseppe Obrofari, nelle tre stagioni della fiction "Orgoglio" (2004-2006).
Paolo Ferrari nel ruolo del marchese Obrofari, sul set di "Orgoglio".
Ma un grande contributo alla sua notorietà va riconosciuto ai numerosi "Carosello" del detersivo Dash, di cui fu testimonial a partire dai primi anni '70, quando, con i suoi modi garbati, cercava di convincere la massaia di turno a scambiare il proprio fustino Dash con due fustini di un detersivo qualsiasi, ricevendo sempre la solita risposta negativa.
Il famoso "Carosello" del fustino Dash.
Ferrari fu anche un apprezzatissimo doppiatore. Per anni "voce" ufficiale di Humphrey Bogart, doppiò anche Richard Burton, Roger Moore, Dean Martin e tanti altri.
A mio avviso, però, uno dei contributi più notevoli come doppiatore, lo diede nel film "Il sorpasso", di Dino Risi: road-movie con protagonisti Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Quello che è considerato un capolavoro della "commedia all'italiana" non sarebbe stato lo stesso senza la voce di Ferrari, che col suo carisma riuscì a rendere nel migliore dei modi i monologhi interiori di Trintignant - che interpretava la parte del timido Roberto, "sequestrato" da un simpatico e mascalzone Gassman e spinto all'avventura in una calda mattina di Ferragosto.
Oggi, Paolo Ferrari avrebbe compiuto novant'anni, se solo una brutta malattia non se lo fosse portato via lo scorso maggio. Alcuni di voi ricorderanno che scrissi anch'io un piccolo pezzo in occasione della sua scomparsa.
Ho voluto però ricordarlo anche oggi, giorno del suo compleanno, ritenendo un dovere - oltre che un piacere - omaggiare la carriera e i successi di un grande artista che ha interpretato appieno la classe e, soprattutto, il "portamento" dello spettacolo italiano.
Presenza, eleganza, una voce pacata, gentile e inconfondibile. Paolo Ferrari è stato un grande protagonista del secolo scorso. Il suo fascino, accresciutosi col passare degli anni, gli ha permesso di trovare sempre - nel corso di oltre tre decenni - un ruolo adatto alle proprie doti fisiche, che hanno contribuito non poco alla massima espressione delle eccellenti doti artistiche.
Esordì nel mondo dello spettacolo ancora bambino, nel 1938. Prima in radio, all'allora EIAR, in un programma dove interpretava il ruolo del balilla Paolo. Poi al cinema, con un film di Alessandro Blasetti, "Ettore Fieramosca". Da lì, la sua carriera fu una continua ascesa. Continuò con la radio, conducendo diverse trasmissioni tra gli anni '50 e '70. Ma continuò soprattutto col cinema, prendendo parte a circa quaranta film, tra gli anni '40 e i primi del nuovo millennio, recitando al fianco dei più grandi attori: da Vittorio Gassman a Michele Placido, da Totò a Carlo Verdone. Nel 1960, presentò anche la decima edizione del Festival di Sanremo, al fianco di Enza Sampò.
Un giovane Ferrari insieme a Totò.
Dalla fine degli anni '50, cominciò l'attività televisiva. Prese parte a diversi programmi - come "Il mattatore", con Vittorio Gassman - e sceneggiati, fino ad approdare alle moderne fiction, negli ultimi anni di attività. Tra le sue interpretazioni più note, sicuramente quella del marchese Giuseppe Obrofari, nelle tre stagioni della fiction "Orgoglio" (2004-2006).
Paolo Ferrari nel ruolo del marchese Obrofari, sul set di "Orgoglio".
Ma un grande contributo alla sua notorietà va riconosciuto ai numerosi "Carosello" del detersivo Dash, di cui fu testimonial a partire dai primi anni '70, quando, con i suoi modi garbati, cercava di convincere la massaia di turno a scambiare il proprio fustino Dash con due fustini di un detersivo qualsiasi, ricevendo sempre la solita risposta negativa.
Il famoso "Carosello" del fustino Dash.
Ferrari fu anche un apprezzatissimo doppiatore. Per anni "voce" ufficiale di Humphrey Bogart, doppiò anche Richard Burton, Roger Moore, Dean Martin e tanti altri.
A mio avviso, però, uno dei contributi più notevoli come doppiatore, lo diede nel film "Il sorpasso", di Dino Risi: road-movie con protagonisti Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Quello che è considerato un capolavoro della "commedia all'italiana" non sarebbe stato lo stesso senza la voce di Ferrari, che col suo carisma riuscì a rendere nel migliore dei modi i monologhi interiori di Trintignant - che interpretava la parte del timido Roberto, "sequestrato" da un simpatico e mascalzone Gassman e spinto all'avventura in una calda mattina di Ferragosto.
Oggi, Paolo Ferrari avrebbe compiuto novant'anni, se solo una brutta malattia non se lo fosse portato via lo scorso maggio. Alcuni di voi ricorderanno che scrissi anch'io un piccolo pezzo in occasione della sua scomparsa.
Ho voluto però ricordarlo anche oggi, giorno del suo compleanno, ritenendo un dovere - oltre che un piacere - omaggiare la carriera e i successi di un grande artista che ha interpretato appieno la classe e, soprattutto, il "portamento" dello spettacolo italiano.
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