ANGELO INFANTI: "L'UOMO CHE NON DEVE CHIEDERE MAI"
Barbone e capelli brizzolati, un fisico prestante e il sorriso di chi la sa lunga. È bastato questo a fare di Angelo Infanti un vero sex-symbol del cinema italiano. O meglio, anche questo. Perché un particolare contributo va riconosciuto alla sua voce: calda, suadente, sicura.
Infanti nacque ottant'anni fa, a circa quaranta chilometri dalla Capitale, a Zagarolo, il 16 febbraio del 1939.
Cominciò la sua carriera a partire dagli anni '60, districandosi tra produzioni nazionali ed internazionali. Prese parte anche ad un "colosso" della cinematografia mondiale, "Il padrino" di Francis Ford Coppola, nel 1972, al fianco di Marlon Brando ed Al Pacino. Lì era Fabrizio, un "picciotto" che guardava le spalle a Michael Corleone (Pacino), il figlio del padrino, che si rifugiò in Sicilia, nel paese paterno, dopo aver commesso un duplice omicidio negli Stati Uniti.
Tra gli anni '70 ed '80 è presente in molteplici pellicole italiane, passando dal western all'italiana, al poliziottesco, fino al thriller.
La notorietà arrivò negli anni ottanta, grazie ai primi film dell'attore Carlo Verdone.
Il primo ruolo fu quello dell'affascinante Raoul che fece breccia nel cuore della povera Magda (Irina Sanpiter), alle prese con un pedante e logorroico marito, Furio (Verdone). Il film era il cult "Bianco, Rosso e Verdone", del 1981.
Ma il successo vero - che gli valse anche un David di Donatello come migliore attore non protagonista - arrivò con il terzo film dell'attore e regista romano, "Borotalco", nel 1982.
"Non sapevo che fare...e così me ne andai di casa e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana..." - è una delle tante "fregnacce" raccontate da Manuel Fantoni, personaggio dal passato travagliato, pieno di fallimenti e - probabilmente - guai con la giustizia, che si dà l'aria di essere un avventuriero che ha collezionato amori tormentati e complicate amicizie con grandi star di Hollywood, lasciando a bocca aperta un timido venditore porta a porta, Sergio Benvenuti (Verdone), che proverà ad emularlo pur di conquistare la bella Nadia (Eleonora Giorgi).
Nonostante fino alla sua scomparsa - avvenuta nel 2010, a causa di un attacco cardiaco- sia apparso ancora al cinema e soprattutto in Tv, in alcune fiction, Angelo Infanti è rimasto per sempre legato al suo ruolo più celebre, quello di Manuel Fantoni. Ed ancora oggi, nell'immaginario collettivo, è ricordato come un'icona: quella dell'uomo audace e fascinoso che "non deve chiedere mai".
Barbone e capelli brizzolati, un fisico prestante e il sorriso di chi la sa lunga. È bastato questo a fare di Angelo Infanti un vero sex-symbol del cinema italiano. O meglio, anche questo. Perché un particolare contributo va riconosciuto alla sua voce: calda, suadente, sicura.
Infanti nacque ottant'anni fa, a circa quaranta chilometri dalla Capitale, a Zagarolo, il 16 febbraio del 1939.
Cominciò la sua carriera a partire dagli anni '60, districandosi tra produzioni nazionali ed internazionali. Prese parte anche ad un "colosso" della cinematografia mondiale, "Il padrino" di Francis Ford Coppola, nel 1972, al fianco di Marlon Brando ed Al Pacino. Lì era Fabrizio, un "picciotto" che guardava le spalle a Michael Corleone (Pacino), il figlio del padrino, che si rifugiò in Sicilia, nel paese paterno, dopo aver commesso un duplice omicidio negli Stati Uniti.
Tra gli anni '70 ed '80 è presente in molteplici pellicole italiane, passando dal western all'italiana, al poliziottesco, fino al thriller.
La notorietà arrivò negli anni ottanta, grazie ai primi film dell'attore Carlo Verdone.
Il primo ruolo fu quello dell'affascinante Raoul che fece breccia nel cuore della povera Magda (Irina Sanpiter), alle prese con un pedante e logorroico marito, Furio (Verdone). Il film era il cult "Bianco, Rosso e Verdone", del 1981.
Ma il successo vero - che gli valse anche un David di Donatello come migliore attore non protagonista - arrivò con il terzo film dell'attore e regista romano, "Borotalco", nel 1982.
"Non sapevo che fare...e così me ne andai di casa e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana..." - è una delle tante "fregnacce" raccontate da Manuel Fantoni, personaggio dal passato travagliato, pieno di fallimenti e - probabilmente - guai con la giustizia, che si dà l'aria di essere un avventuriero che ha collezionato amori tormentati e complicate amicizie con grandi star di Hollywood, lasciando a bocca aperta un timido venditore porta a porta, Sergio Benvenuti (Verdone), che proverà ad emularlo pur di conquistare la bella Nadia (Eleonora Giorgi).
Nonostante fino alla sua scomparsa - avvenuta nel 2010, a causa di un attacco cardiaco- sia apparso ancora al cinema e soprattutto in Tv, in alcune fiction, Angelo Infanti è rimasto per sempre legato al suo ruolo più celebre, quello di Manuel Fantoni. Ed ancora oggi, nell'immaginario collettivo, è ricordato come un'icona: quella dell'uomo audace e fascinoso che "non deve chiedere mai".
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