SI SPENGONO LE "CANDELE" MARELLI
Non è la prima e forse non sarà neanche l'ultima. Eppure, questa mattina, l'apprendere la notizia della cessione definitiva della "Magneti Marelli" - azienda produttrice di componenti per auto - da parte della Fiat-Chrysler, mi ha profondamente turbato. Per uno come me, appassionato di meccanica, motori ed "affini" - come direbbe Totò -, non è certo piacevole rendersi conto che le industrie che hanno fatto la storia della meccanica italiana siano ormai in mani straniere. Da tempo abbiamo detto addio alla "Pirelli" e alla "AnsaldoBreda" (grande azienda produttrice di veicoli ferroviari nel Sud).
Qualche settimana fa hanno perso gli illustri natali italici anche i motocicli della "Moto Morini". Ed ora è il turno della "Magneti Marelli". Nata nel 1919 a Sesto San Giovanni (Milano), da un accordo tra la "Ercole Marelli" - azienda milanese produttrice di apparecchiature elettriche - e la Fiat, l'azienda divenne in poco tempo un fiore all'occhiello dell'industria Italiana. Partì con la produzione di magneti per automobili, ma produsse anche televisori, radio, autoradio, per poi estendersi a tutto ciò che riguarda la componente elettrica ed elettronica delle automobili.
Senz'altro, però, i prodotti più conosciuti restano le candele per i motori a scoppio, che hanno "acceso" centinaia di automobili: dai vecchi motori delle spartane Fiat 500 e 600, fino ai più moderni motori elettronicamente monitorati da spie e sensori.
La "Magneti Marelli" per gli automobilisti è sempre stata garanzia di qualità e convenienza. Ricordo una vecchia pubblicità, vista su un numero di "Quattroruote" degli anni '70: metteva a confronto una Fiat 500 ed una Ferrari Dino e - riferendosi al numero di candele per cilindro rispetto ai due modelli - esordiva dicendo: "2 o 12 non fa differenza". Ed era proprio questa la filosofia della Magneti Marelli: offrire prodotti di grande pregio ed affidabilità, a prezzi contenuti e per qualsiasi tipo di automobilista. Non importava se l'acquirente fosse un padre di famiglia con una utilitaria o il "figlio di papà" con la spider: ciò che contava era garantire prodotti in grado di esprimere al meglio le prestazioni della propria automobile.
Ma, ovviamente, questi - forse - sono inutili sentimentalismi che servono soltanto per fare storia. Intanto, la Fiat-Chrysler (unica proprietaria della Magneti Marelli dal 1967) ha deciso di cedere questa sua "costola" alla giapponese CK Holdings, già leader nella produzione di componenti d'auto nel Sol Levante, privandoci dell'ennesimo tassello dell'ormai povero mosaico dell'Italia industrializzata.
Siamo ormai prossimi al 2019. Potevamo festeggiare il primo centenario della più grande azienda mondiale di componenti d'auto. Ma, invece di spegnere con gioia le candeline su una bella torta farcita, ci tocca assistere allo spegnimento anticipato e definitivo delle "candele" che hanno fatto la storia dell'industria automobilistica italiana.
Non è la prima e forse non sarà neanche l'ultima. Eppure, questa mattina, l'apprendere la notizia della cessione definitiva della "Magneti Marelli" - azienda produttrice di componenti per auto - da parte della Fiat-Chrysler, mi ha profondamente turbato. Per uno come me, appassionato di meccanica, motori ed "affini" - come direbbe Totò -, non è certo piacevole rendersi conto che le industrie che hanno fatto la storia della meccanica italiana siano ormai in mani straniere. Da tempo abbiamo detto addio alla "Pirelli" e alla "AnsaldoBreda" (grande azienda produttrice di veicoli ferroviari nel Sud).
Qualche settimana fa hanno perso gli illustri natali italici anche i motocicli della "Moto Morini". Ed ora è il turno della "Magneti Marelli". Nata nel 1919 a Sesto San Giovanni (Milano), da un accordo tra la "Ercole Marelli" - azienda milanese produttrice di apparecchiature elettriche - e la Fiat, l'azienda divenne in poco tempo un fiore all'occhiello dell'industria Italiana. Partì con la produzione di magneti per automobili, ma produsse anche televisori, radio, autoradio, per poi estendersi a tutto ciò che riguarda la componente elettrica ed elettronica delle automobili.
Senz'altro, però, i prodotti più conosciuti restano le candele per i motori a scoppio, che hanno "acceso" centinaia di automobili: dai vecchi motori delle spartane Fiat 500 e 600, fino ai più moderni motori elettronicamente monitorati da spie e sensori.
La "Magneti Marelli" per gli automobilisti è sempre stata garanzia di qualità e convenienza. Ricordo una vecchia pubblicità, vista su un numero di "Quattroruote" degli anni '70: metteva a confronto una Fiat 500 ed una Ferrari Dino e - riferendosi al numero di candele per cilindro rispetto ai due modelli - esordiva dicendo: "2 o 12 non fa differenza". Ed era proprio questa la filosofia della Magneti Marelli: offrire prodotti di grande pregio ed affidabilità, a prezzi contenuti e per qualsiasi tipo di automobilista. Non importava se l'acquirente fosse un padre di famiglia con una utilitaria o il "figlio di papà" con la spider: ciò che contava era garantire prodotti in grado di esprimere al meglio le prestazioni della propria automobile.
Ma, ovviamente, questi - forse - sono inutili sentimentalismi che servono soltanto per fare storia. Intanto, la Fiat-Chrysler (unica proprietaria della Magneti Marelli dal 1967) ha deciso di cedere questa sua "costola" alla giapponese CK Holdings, già leader nella produzione di componenti d'auto nel Sol Levante, privandoci dell'ennesimo tassello dell'ormai povero mosaico dell'Italia industrializzata.
Siamo ormai prossimi al 2019. Potevamo festeggiare il primo centenario della più grande azienda mondiale di componenti d'auto. Ma, invece di spegnere con gioia le candeline su una bella torta farcita, ci tocca assistere allo spegnimento anticipato e definitivo delle "candele" che hanno fatto la storia dell'industria automobilistica italiana.
Commenti
Posta un commento