IL PAPA BUONO
"La vera pace è tranquillità nella libertà". Era questo che desiderava Papa Giovanni XXIII: pace e libertà per tutti. Era un conservatore, ma alla base del suo pontificato - cominciato esattamente sessant'anni fa, il 28 ottobre del 1958 - c'era soltanto l'augurio di un mondo unito, dove ciascun popolo comunicasse con l'altro e nel rispetto reciproco.
E la prima condizione per la pace era la libertà: economica, sociale e di parola.
Il piccolo Angelo Roncalli lo sapeva bene, lo aveva provato sulla propria pelle.
Nato a Sotto il Monte, un paesino del bergamasco, il 25 novembre del 1881, era figlio di contadini. Riuscì a studiare da prete grazie all'aiuto economico dello zio, che si fece carico del suo avvenire.
Studiò prima al seminario minore di Bergamo e poi, grazie ad una borsa di studio, all'Apollinare di Roma.
Nel 1904 venne ordinato sacerdote, e l'anno dopo divenne segretario del vescovo di Bergamo, Giacomo Radini-Tedeschi, suo maestro. Insieme a lui, venne condannato (e poi prosciolto) dal Sant'Uffizio per aver appoggiato e sostenuto gli operai in sciopero a Redina (Bergamo). Il giovane sacerdote mostrò subito interesse e comprensione per i problemi della gente. Soprattutto per le persone come lui, nate in miseria e desiderose di serenità e riscatto sociale.
La sua tenacia e la sua bontà d'animo, che andavano oltre le normali funzioni pastorali, lo portarono anche all'estero, impegnato in alcune missioni apostoliche in Oriente. Nominato vescovo, fu prima in Bulgaria - dove cercò di riappacificare le locali comunità cattoliche ed ortodosse - e poi ad Istambul, in Turchia. Ma fu anche inviato a Parigi come nunzio apostolico.
Nel 1953, tornato in Italia, fu nominato Patriarca di Venezia da Papa Pio XII. Incontrò subito il calore e l'affetto della gente, per il suo modo di fare e per la sua presenza: un sacerdote dal profilo rotondo, che camminava col bastone, faceva lunghe passeggiate e salutava cordialmente tutti, mettendosi a disposizione di chiunque avesse bisogno di conforto o di un concreto aiuto. In quello stesso anno venne nominato cardinale, e solo cinque anni dopo, con suo immenso stupore, salì al soglio di Pietro, come Pontefice.
Per molti doveva essere un Papa di "transizione", vista la sua età avanzata. Eppure, in soli cinque anni (1958-1963), Papa Roncalli riuscì a trasformare la Chiesa, o perlomeno a porre le basi del cambiamento.
Nell'Italia del 1958, proiettata verso il futuro, in piena crescita economica ed evoluzione sociale, Papa Giovanni XXIII mostrò a tutti il suo adeguamento ai tempi. Per la prima volta in assoluto, un Papa usciva dalle mura Vaticane. Passò il primo Natale del pontificato all'ospedale "Bambino Gesù" di Roma, distribuendo regali ai bambini malati, che lo avevano scambiato per Babbo Natale. Il giorno successivo, Santo Stefano, portò la sua vicinanza ed il suo conforto ai detenuti del carcere di "Regina Coeli".
La libertà, il perdono, la pace sono un dono che Dio ha concesso a tutti, e vuole che la gente lo sappia. Perché Roncalli parla, dialoga con tutti. Dentro e fuori le mura Vaticane.
È convinto dell'importanza della parola. Ascoltare e comprendere è l'unica strada per la salvezza.
Nonostante la Ricostruzione ed il "Boom", l'Italia si trovava in una posizione difficile. Era divisa in due: c'era chi appoggiava gli Stati Uniti, che ci avevano salvato dalla guerra, e chi l'Urss, i sovietici che preparavano la rivoluzione. La costruzione del Muro di Berlino, nel 1961, la "Crisi missilistica" di Cuba - che seminò terrore col pericolo di una guerra nucleare tra Usa e Urss - furono alcuni dei problemi che Papa Roncalli cercò di risolvere con i suoi metodi: il dialogo, la comunicazione. Per lui la parola era l'unica arma da utilizzare.
Nel 1962, sempre in virtù del dialogo, diede inizio al Concilio Vaticano II: fu il primo concilio della storia organizzato in poco tempo. La società stava cambiando, era volta al progresso e all'innovazione. Roncalli era un conservatore. Le verità della Chiesa erano sacrosante ed immutabili: ma il modo di esporle e di spiegarle andava adeguato ai tempi.
Quelle sue parole, dolci, piene di comprensione, furono un segno di forte rottura con il passato: un gesto di cristiana ed umana apertura al mondo, fedele all'insegnamento di Gesù.
Memorabile resta il cosiddetto "Discorso della luna" dell'11 ottobre 1962. Era la sera d'apertura del Concilio. Il Papa si affacciò alla Loggia. Doveva semplicemente benedire la folla di Fedeli presenti in piazza San Pietro ed invece pronunciò un discorso a braccio, che restò nel cuore di tutti i presenti: "il Papa è con voi", disse, specialmente nei momenti di "tristezza ed amarezza".
Ma, come previsto da molti, le sue condizioni di salute si aggravarono, a causa di un cancro allo stomaco, che già aveva colpito i suoi fratelli.
La sua ultima fatica fu l'enciclica "Pacem in Terris", dell'11 aprile del 1963: ancora una volta un'invocazione per la pace nel mondo.
Alla sua morte, avvenuta il 3 giugno del 1963, anche i lavori del Concilio vennero sospesi - per poi essere ripresi e portati a termine due anni dopo dal suo successore, Paolo VI.
Ma Papa Giovanni XXIII resta senz'altro uno dei pontefici più rivoluzionari di sempre. Un uomo dell'800, che i giovani del tempo avrebbero potuto definire "un matusa", un vecchio retrogrado, e che invece fu in grado di capire meglio di tutti le necessità delle nuove generazioni, della società moderna, portando la Chiesa ad adeguarsi al cambiamento, pur restando fedele ai suoi precetti.
Se oggi in ambito ecclesiastico sono stati fatti passi da gigante in termini di apertura, dialogo e cooperazione tra i popoli, il merito di aver posto la "prima pietra" è tutto di Angelo Roncalli: un uomo, un beato, un santo, ma da tutti ricordato, con affetto, come "il Papa Buono".
"La vera pace è tranquillità nella libertà". Era questo che desiderava Papa Giovanni XXIII: pace e libertà per tutti. Era un conservatore, ma alla base del suo pontificato - cominciato esattamente sessant'anni fa, il 28 ottobre del 1958 - c'era soltanto l'augurio di un mondo unito, dove ciascun popolo comunicasse con l'altro e nel rispetto reciproco.
E la prima condizione per la pace era la libertà: economica, sociale e di parola.
Il piccolo Angelo Roncalli lo sapeva bene, lo aveva provato sulla propria pelle.
Nato a Sotto il Monte, un paesino del bergamasco, il 25 novembre del 1881, era figlio di contadini. Riuscì a studiare da prete grazie all'aiuto economico dello zio, che si fece carico del suo avvenire.
Studiò prima al seminario minore di Bergamo e poi, grazie ad una borsa di studio, all'Apollinare di Roma.
Nel 1904 venne ordinato sacerdote, e l'anno dopo divenne segretario del vescovo di Bergamo, Giacomo Radini-Tedeschi, suo maestro. Insieme a lui, venne condannato (e poi prosciolto) dal Sant'Uffizio per aver appoggiato e sostenuto gli operai in sciopero a Redina (Bergamo). Il giovane sacerdote mostrò subito interesse e comprensione per i problemi della gente. Soprattutto per le persone come lui, nate in miseria e desiderose di serenità e riscatto sociale.
La sua tenacia e la sua bontà d'animo, che andavano oltre le normali funzioni pastorali, lo portarono anche all'estero, impegnato in alcune missioni apostoliche in Oriente. Nominato vescovo, fu prima in Bulgaria - dove cercò di riappacificare le locali comunità cattoliche ed ortodosse - e poi ad Istambul, in Turchia. Ma fu anche inviato a Parigi come nunzio apostolico.
Nel 1953, tornato in Italia, fu nominato Patriarca di Venezia da Papa Pio XII. Incontrò subito il calore e l'affetto della gente, per il suo modo di fare e per la sua presenza: un sacerdote dal profilo rotondo, che camminava col bastone, faceva lunghe passeggiate e salutava cordialmente tutti, mettendosi a disposizione di chiunque avesse bisogno di conforto o di un concreto aiuto. In quello stesso anno venne nominato cardinale, e solo cinque anni dopo, con suo immenso stupore, salì al soglio di Pietro, come Pontefice.
Per molti doveva essere un Papa di "transizione", vista la sua età avanzata. Eppure, in soli cinque anni (1958-1963), Papa Roncalli riuscì a trasformare la Chiesa, o perlomeno a porre le basi del cambiamento.
Nell'Italia del 1958, proiettata verso il futuro, in piena crescita economica ed evoluzione sociale, Papa Giovanni XXIII mostrò a tutti il suo adeguamento ai tempi. Per la prima volta in assoluto, un Papa usciva dalle mura Vaticane. Passò il primo Natale del pontificato all'ospedale "Bambino Gesù" di Roma, distribuendo regali ai bambini malati, che lo avevano scambiato per Babbo Natale. Il giorno successivo, Santo Stefano, portò la sua vicinanza ed il suo conforto ai detenuti del carcere di "Regina Coeli".
La libertà, il perdono, la pace sono un dono che Dio ha concesso a tutti, e vuole che la gente lo sappia. Perché Roncalli parla, dialoga con tutti. Dentro e fuori le mura Vaticane.
È convinto dell'importanza della parola. Ascoltare e comprendere è l'unica strada per la salvezza.
Nonostante la Ricostruzione ed il "Boom", l'Italia si trovava in una posizione difficile. Era divisa in due: c'era chi appoggiava gli Stati Uniti, che ci avevano salvato dalla guerra, e chi l'Urss, i sovietici che preparavano la rivoluzione. La costruzione del Muro di Berlino, nel 1961, la "Crisi missilistica" di Cuba - che seminò terrore col pericolo di una guerra nucleare tra Usa e Urss - furono alcuni dei problemi che Papa Roncalli cercò di risolvere con i suoi metodi: il dialogo, la comunicazione. Per lui la parola era l'unica arma da utilizzare.
Nel 1962, sempre in virtù del dialogo, diede inizio al Concilio Vaticano II: fu il primo concilio della storia organizzato in poco tempo. La società stava cambiando, era volta al progresso e all'innovazione. Roncalli era un conservatore. Le verità della Chiesa erano sacrosante ed immutabili: ma il modo di esporle e di spiegarle andava adeguato ai tempi.
Quelle sue parole, dolci, piene di comprensione, furono un segno di forte rottura con il passato: un gesto di cristiana ed umana apertura al mondo, fedele all'insegnamento di Gesù.
Memorabile resta il cosiddetto "Discorso della luna" dell'11 ottobre 1962. Era la sera d'apertura del Concilio. Il Papa si affacciò alla Loggia. Doveva semplicemente benedire la folla di Fedeli presenti in piazza San Pietro ed invece pronunciò un discorso a braccio, che restò nel cuore di tutti i presenti: "il Papa è con voi", disse, specialmente nei momenti di "tristezza ed amarezza".
Ma, come previsto da molti, le sue condizioni di salute si aggravarono, a causa di un cancro allo stomaco, che già aveva colpito i suoi fratelli.
La sua ultima fatica fu l'enciclica "Pacem in Terris", dell'11 aprile del 1963: ancora una volta un'invocazione per la pace nel mondo.
Alla sua morte, avvenuta il 3 giugno del 1963, anche i lavori del Concilio vennero sospesi - per poi essere ripresi e portati a termine due anni dopo dal suo successore, Paolo VI.
Ma Papa Giovanni XXIII resta senz'altro uno dei pontefici più rivoluzionari di sempre. Un uomo dell'800, che i giovani del tempo avrebbero potuto definire "un matusa", un vecchio retrogrado, e che invece fu in grado di capire meglio di tutti le necessità delle nuove generazioni, della società moderna, portando la Chiesa ad adeguarsi al cambiamento, pur restando fedele ai suoi precetti.
Se oggi in ambito ecclesiastico sono stati fatti passi da gigante in termini di apertura, dialogo e cooperazione tra i popoli, il merito di aver posto la "prima pietra" è tutto di Angelo Roncalli: un uomo, un beato, un santo, ma da tutti ricordato, con affetto, come "il Papa Buono".
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