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I PANNI SPORCHI NON SI LAVERANNO PIU' "IN FAMIGLIA"

Quest'oggi è stato annunciato l'acquisto della "Candy" - storica fabbrica italiana di elettrodomestici - da parte del gruppo cinese Haier.
 Siamo consapevoli che di "made in Italy", di "fatto in Italia", in termini materiali, non c'è rimasto quasi nulla. Ma non possiamo non rattristarci al pensiero che colossi dell'industria che hanno contribuito alla crescita del nostro Paese non ci appartengano più.
 Specialmente se parliamo di un marchio come "Candy", le cui lavatrici hanno per decenni aiutato le nostre madri, le nostre nonne nelle faccende domestiche.




Tutto cominciò con le "Officine Meccaniche Eden Fumagalli", società fondata da Eden Fumagalli nel 1945, a Monza. Un' azienda a conduzione familiare - padre e figli al comando - divenuta "Candy" nel 1946, con la presentazione della prima lavatrice alla Fiera di Milano. Nel corso degli anni l'azienda ha poi aperto stabilimenti in tutto il mondo e ampliato il proprio settore produttivo passando alle lavastoviglie, ai frigoriferi ed ai microonde.
 È stata la lavatrice, però, a far sì che la Candy passasse alla storia, contribuendo al cambiamento delle abitudini e dei costumi italiani, specialmente quelli femminili. Ed è per questo che ho deciso di parlarne qui, nel mio blog.
Oggi può far sorridere, ma fino a sessant'anni fa la lavatrice era un oggetto rivoluzionario.
 Nel Dopoguerra, gli elettrodomestici cominciavano a comparire per la prima volta nelle case degli italiani, incontrando il favore dei giovani - proiettati verso il futuro -, e l'ostinazione dei vecchi - restii alle novità e legati alle antiche abitudini.
 La lavatrice ha senza dubbio reso più semplice la vita delle donne. Alla fine degli anni '50, la maggior parte di esse stava in casa ad occuparsi dei figli e della cucina.
 Ma anche loro cominciavano a desiderare di più. Volevano cambiare la propria vita, cercando nuovi stimoli ed interessi al di fuori del focolare domestico. Ecco che arriva un piccolo contributo alla risoluzione dei loro problemi: la lavatrice.
Bastava firmare un pacchetto di "leggere" cambiali - come si usava allora - e ti portavi a casa un piccolo prodigio della tecnologia. Finalmente, le donne, sempre più decise ad emanciparsi dal ruolo di mogli e di madri, potevano uscire più spesso, andare dal parrucchiere, godersi la lettura di un bel libro o un bel film al cinema. Grazie ai molteplici elettrodomestici esistenti, il tempo da dedicare alla cura della propria dimora si riduceva. Basta ore ed ore passate a lavare i panni a mano (e non solo al caldo di casa, se si considera che, al tempo, c'era chi ancora non aveva l'acqua corrente, ed i panni doveva lavarli al fiume anche d'inverno). Ora tutto ciò non serviva più: bastava aprire l'oblò, inserire i panni, il detersivo in polvere, spingere un bottone e la macchina faceva tutto da sola. In questo modo tutte le donne diventavano come quelle degli spot di "Carosello": belle, sorridenti, curate nel vestire. Perché la loro casa, la loro cucina, era ormai piena di tutte quelle "diavolerie moderne" che rendevano tutto più bello e semplice.
 E la diavoleria più bella era senz'altro lei, la lavatrice "Candy", la regina delle lavatrici: il sogno tutto italiano di tutte le donne italiane.
Oggi quel sogno si infrange, restando solo un vecchio ricordo di quell' Italia volenterosa e produttiva. Il gruppo Haier ha dichiarato di voler, comunque, mantenere il quartier generale europeo a Brugherio, in Brianza - dove vi è la sede principale. Ma i panni sporchi degli italiani, d'ora in poi, non saranno più lavati "in famiglia".

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