FRANCO FRANCHI: IL VOLTO BUFFO DEL CINEMA ITALIANO
"Dobbiamo lasciare qualcosa ai posteriori". Sebbene questa sia solo una battuta da copione, recitata per esigenze sceniche, effettivamente i "posteriori" hanno avuto un grande lascito da parte sua.
Sto parlando di Franco Franchi - attore, presentatore, cantante - noto a tutti per aver costituito, insieme al conterraneo Ciccio Ingrassia, un duo comico di grande successo che ha dominato le scene artistiche e cinematografiche nazionali a cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70 del secolo scorso. Oggi avrebbe compiuto novant'anni.
Era nato infatti a Palermo il 18 settembre del 1928. La sua famiglia era povera e numerosa. Lui era il quarto di diciotto figli. Abbandonò gli studi prestissimo per lavorare ed aiutare la propria famiglia. Fece i mestieri più disparati: muratore, artigiano, facchino, pasticcere. Alcune volte, per necessità, fu costretto anche a rubare. Ma l'arte, la recitazione era la sua passione. La strada fu la sua maestra. Cominciò ad esibirsi lì, nelle piazze o davanti alle trattorie, con la "posteggia", ovvero richiamando l'attenzione dei passanti suonando una grancassa e intrattenendoli poi con piccole esibizioni. Di solito cantava oppure imitava personaggi famosi, come Hitler o il suo amato Totò. Piccolo di statura, tarchiato, atletico, era in grado di muoversi agilmente, fare capriole, saltare, fingere cadute. Ma la sua gran forza era la mimica facciale. Aveva un volto praticamente "di gomma". Era infatti in grado di muovere in sincronia orecchie, fronte, occhi e mascelle, assumendo espressioni buffe, grottesche, che diverranno il suo asso nella manica negli anni a venire.
La svolta della sua vita arrivò nel 1954, quando incontrò un altro orgoglio artistico siciliano, Francesco Ingrassia, in arte "Ciccio". I due sembravano fatti apposta per stare insieme: l'uno alto e magro, l'altro basso e tarchiato. Ciccio nel ruolo dell'intelligente, Franco in quello dello sciocco. Come dissero loro stessi in un film, insieme erano: "Il braccio e la mente, il gatto e la volpe, Giulietta e Romeo". E difatti "Franco e Ciccio" era una coppia a tutti gli effetti. Il loro debutto cinematografico avvenne nel 1960, in un film di Mario Mattoli, "Appuntamento a Ischia". Erano stati notati ed apprezzati da Domenico Modugno, che li aveva voluti con sé nel film. E proprio con il cantante di Polignano a Mare, si esibirono anche nel "Rinaldo in campo" di Garinei e Giovannini: i "tre somari e tre briganti sulla strada longa longa".
Dopo quel primo film girato "in tandem", Franco e Ciccio diedero vita ad un vincente sodalizio che li porterà a girare oltre cento film, molto apprezzati dal pubblico - e un po' meno dalla critica.
Dopo quel primo film girato "in tandem", Franco e Ciccio diedero vita ad un vincente sodalizio che li porterà a girare oltre cento film, molto apprezzati dal pubblico - e un po' meno dalla critica.
Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Tra le pellicole più note, ci sono senz'altro le parodie di film dell'epoca: "Sedotti e bidonati" ( parodia di "Sedotta e abbandonata"), "I due figli del leopardo" ( "Il Gattopardo" di Visconti), "Per un pugno nell'occhio" ("Per un pugno di dollari"), solo per citarne alcuni.
Ma si dedicarono anche al cinema più "impegnato", diretti dai registi più famosi del tempo: si pensi al ruolo del Gatto e della Volpe ne "Le avventure di Pinocchio" (1972) di Luigi Comencini, o alla partecipazione all'episodio "Che cosa sono le nuvole?", diretto da Pier Paolo Pasolini e tratto dal film "Capriccio all'italiana"(1968). "Kaos", diretto dai Fratelli Taviani, nel 1984, è invece l'ultimo film girato dalla coppia.
Coppia che, in realtà, ebbe un momento di crisi. Per un periodo, infatti, tra i due ci furono delle discussioni: Franco si dedicò alla musica, incidendo qualche disco, mentre Ciccio partecipò da solo ad alcuni film simili a quelli girati fino a quel momento.
Ma si sa: l'amore non è bello se non è litigarello. E loro si amavano tanto.
Erano come sincronizzati, non avevano bisogno di confrontarsi. Più che su un copione recitavano su un semplice canovaccio. Le battute più spassose, le gag più esilaranti erano quasi sempre frutto dell'improvvisazione. Per la gioia del pubblicò, però, quel momento di pausa passò e tornarono insieme, sostenendosi anche in un momento di forte difficoltà per Franco.
Nel 1989, infatti, il giudice Giovanni Falcone, gli inviò un avviso di garanzia con l'accusa di associazione mafiosa. Lui, però, si difese, dichiarando che sì, aveva incontrato alcune volte dei boss, ma soltanto ad alcune feste a cui era stato invitato come personaggio pubblico. Difatti, fu prosciolto da ogni accusa, ma quell'evento lo segnò profondamente.
Ma il pubblico non ci aveva mai creduto. E dimenticò in fretta, "soprassedendo", e non nel senso di "sedere sopra", come ironicamente intendeva Franco, saltando in braccio a Ciccio in una esilarante scenetta divenuta un tormentone della tv. Perché Franco, insieme a Ciccio, ebbe molto successo anche in televisione, prima alla Rai e poi sulle reti Mediaset, negli anni '80.
Gli ultimi programmi a cui presero parte insieme furono "Grand Hotel", sulle reti Mediaset, e poi "Avanspettacolo", su Rai tre, nel 1992. Fu l'ultima apparizione di Franco.
Era malato, ormai distrutto dalla cirrosi epatica. Si sentì anche male durante la registrazione di una puntata, lasciando Ciccio solo alla conduzione.
Fece in tempo a ritornare per l'ultima puntata. Visibilmente provato, dimagrito, ringraziò il pubblico che li aveva "sempre voluti bene e sempre sostenuti", prendendosi gli ultimi applausi della propria carriera. Applausi che, poco dopo, il 9 dicembre, si trasformarono in un triste silenzio, al suo funerale, che vide migliaia di partecipanti, tra cui, naturalmente, anche il suo fidato compagno Ciccio, che lo seguirà undici anni dopo.
Coppia che, in realtà, ebbe un momento di crisi. Per un periodo, infatti, tra i due ci furono delle discussioni: Franco si dedicò alla musica, incidendo qualche disco, mentre Ciccio partecipò da solo ad alcuni film simili a quelli girati fino a quel momento.
Ma si sa: l'amore non è bello se non è litigarello. E loro si amavano tanto.
Erano come sincronizzati, non avevano bisogno di confrontarsi. Più che su un copione recitavano su un semplice canovaccio. Le battute più spassose, le gag più esilaranti erano quasi sempre frutto dell'improvvisazione. Per la gioia del pubblicò, però, quel momento di pausa passò e tornarono insieme, sostenendosi anche in un momento di forte difficoltà per Franco.
Nel 1989, infatti, il giudice Giovanni Falcone, gli inviò un avviso di garanzia con l'accusa di associazione mafiosa. Lui, però, si difese, dichiarando che sì, aveva incontrato alcune volte dei boss, ma soltanto ad alcune feste a cui era stato invitato come personaggio pubblico. Difatti, fu prosciolto da ogni accusa, ma quell'evento lo segnò profondamente.
Ma il pubblico non ci aveva mai creduto. E dimenticò in fretta, "soprassedendo", e non nel senso di "sedere sopra", come ironicamente intendeva Franco, saltando in braccio a Ciccio in una esilarante scenetta divenuta un tormentone della tv. Perché Franco, insieme a Ciccio, ebbe molto successo anche in televisione, prima alla Rai e poi sulle reti Mediaset, negli anni '80.
Gli ultimi programmi a cui presero parte insieme furono "Grand Hotel", sulle reti Mediaset, e poi "Avanspettacolo", su Rai tre, nel 1992. Fu l'ultima apparizione di Franco.
Era malato, ormai distrutto dalla cirrosi epatica. Si sentì anche male durante la registrazione di una puntata, lasciando Ciccio solo alla conduzione.
Fece in tempo a ritornare per l'ultima puntata. Visibilmente provato, dimagrito, ringraziò il pubblico che li aveva "sempre voluti bene e sempre sostenuti", prendendosi gli ultimi applausi della propria carriera. Applausi che, poco dopo, il 9 dicembre, si trasformarono in un triste silenzio, al suo funerale, che vide migliaia di partecipanti, tra cui, naturalmente, anche il suo fidato compagno Ciccio, che lo seguirà undici anni dopo.
E proprio oggi, quella stessa tristezza si fa sentire, al pensiero di averlo perso troppo presto.
Per fortuna - come mi piace ricordare sempre - l'arte rende immortali. Ciò ci consente di rivederlo ancora nei suoi film, di continuare a ridere alle sue battute, ai suoi battibecchi con Ciccio. Con una sola grande certezza: Franco Franchi era e resterà unico. Nessuno potrà mai rimpiazzare il volto buffo del cinema italiano.
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