ALBINO LUCIANI: IL SORRISO DI DIO
"Neppure Cristo è riuscito ad accontentare tutti. Non prendiamocela troppo se non riusciamo noi". Sembra strano, eppure a pronunciare queste parole fu proprio Papa Giovanni Paolo I. Sembra strano perché, se c'è un uomo - perché questo era, prima ancora che un prelato - che ha dato tutto se stesso per gli altri, senz'altro quell'uomo è lui: Albino Luciani. E prima ancora di essere eletto Papa, il 26 agosto di quarant'anni fa, quando, intorno alle diciannove e trenta, la famosa "fumata bianca" si mescolò alle nuvole dissolvendosi nei cieli di Roma.
Albino nacque a Canale D'Agorno - un piccolo paese di montagna del bellunese, in Veneto - il 17 ottobre 1912. Entrò in seminario giovanissimo, nel 1923: prima a Feltre e poi a Belluno.
Ordinato sacerdote nel 1935, cominciò la propria missione nella parrocchia di Canale. Il suo sogno, la sua massima aspirazione era quella: lavorare in parrocchia, occuparsi dei più bisognosi, stare a contatto con i giovani. Dimostrò subito di saperci fare. Ma la sua opera non poteva esaurirsi in una parrocchia di provincia.
Infatti, ben presto, divenne docente e poi vice-direttore del Seminario Maggiore di Belluno.
Prese anche una laurea in teologia, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, nel 1947.
Luciani è bravo, capace e quel fisico gracile, quella vocina sottile, sono destinati - nonostante le apparenze - a portarlo lontano. Nel 1958 venne nominato vescovo di Vittorio Veneto da Angelo Roncalli - futuro Papa Giovanni XXIII -, quando questi era Patriarca di Venezia. Prese parte, poi, al Concilio Vaticano II, tra il 1962 e il 1965. Il Concilio fu inizialmente presieduto da Papa Giovanni XXIII, alla cui morte, nel 1963, subentrò Paolo VI - Giovanni Battista Montini.
Ed è stato proprio Paolo VI a portare Albino Luciani ancora più in alto: nel 1969, nominandolo Patriarca di Venezia e poi, nel 1973, cardinale. Negli stessi anni in cui era Patriarca a Venezia, Luciani entrò in conflitto con lo IOR - "La Banca Vaticana" - guidato dal cardinale Paul Marcinkus, il quale, senza neanche informare il Patriarca, aveva ceduto la Banca Veneta - che si occupava di assicurare assistenza ai più bisognosi - al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
Nel 1977 poi, ci fu l'incontro con suor Lucia, l'unica superstite dei tre pastorelli a cui, nel 1912, apparve la Madonna a Fatima. Il dialogo con la suora lo turbò molto, sebbene non si sia mai saputo cosa effettivamente si dissero in quell'occasione.
L'anno successivo, Paolo VI morì, in un momento difficile per il nostro Paese: Aldo Moro, presidente della Dc, era stato da poco assassinato dalle Brigate Rosse, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone si era dimesso, ed era stato eletto Sandro Pertini.
Senza nemmeno rendersene conto, Luciani si ritrovò tra i candidati alla successione di Pietro. Il 10 agosto lasciò Venezia, per l'inizio del Conclave che, solo dopo sedici giorni, portò alla sua elezione. Ancora una volta Dio aveva scelto lui. Decise di chiamarsi Giovanni Paolo in onore dei suoi due predecessori, ai quali era molto legato, e riconoscente per la fiducia datagli. Proprio questa sua obbedienza senza condizione, questo suo voler sempre garantire il bene degli altri sopra ogni cosa, lo avevano portato lì.
Aveva sempre voluto "accontentare tutti" e cercò di farlo anche da Papa. Infatti, nonostante il suo pontificato durò soltanto trentatré giorni, Luciani riuscì ad operare diversi cambiamenti. Abolì il "pluralia maiestatis", rivolgendosi quindi al popolo non più con il "noi", ma dando del "tu". Fu il primo a introdurre l'usanza di affacciarsi al balcone, per salutare i fedeli in Piazza San Pietro, subito dopo l'elezione. Chiese delle indagini interne, in merito soprattutto agli affari dello IOR, guidato ancora da Marcinkus. Insomma, nonostante l'insicurezza e la preoccupazione, nonostante il peso delle responsabilità, cercò come sempre di mettercela tutta. Purtroppo, però, non ebbe molto tempo. Il 28 settembre del 1978, dopo appena un mese dalla sua nomina, Papa Giovanni Paolo I venne ritrovato morto nel suo letto, per un infarto miocardico. C'è chi ha anche ipotizzato non si trattasse di una morte naturale, ma di un omicidio, sebbene non sia mai stato appurato nulla in tal senso.
Comunque siano andate le cose, però, la sua opera non è andata in fumo, e vive ancora oggi. Come viva e vitale è la sua immagine: un Papa magrolino, umile e semplice come un prete di campagna, che sapeva parlare al cuore della gente. E con quel sorriso che, a ragion del vero, molti hanno paragonato a quello di Dio.
Ordinato sacerdote nel 1935, cominciò la propria missione nella parrocchia di Canale. Il suo sogno, la sua massima aspirazione era quella: lavorare in parrocchia, occuparsi dei più bisognosi, stare a contatto con i giovani. Dimostrò subito di saperci fare. Ma la sua opera non poteva esaurirsi in una parrocchia di provincia.
Infatti, ben presto, divenne docente e poi vice-direttore del Seminario Maggiore di Belluno.
Prese anche una laurea in teologia, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, nel 1947.
Luciani è bravo, capace e quel fisico gracile, quella vocina sottile, sono destinati - nonostante le apparenze - a portarlo lontano. Nel 1958 venne nominato vescovo di Vittorio Veneto da Angelo Roncalli - futuro Papa Giovanni XXIII -, quando questi era Patriarca di Venezia. Prese parte, poi, al Concilio Vaticano II, tra il 1962 e il 1965. Il Concilio fu inizialmente presieduto da Papa Giovanni XXIII, alla cui morte, nel 1963, subentrò Paolo VI - Giovanni Battista Montini.
Ed è stato proprio Paolo VI a portare Albino Luciani ancora più in alto: nel 1969, nominandolo Patriarca di Venezia e poi, nel 1973, cardinale. Negli stessi anni in cui era Patriarca a Venezia, Luciani entrò in conflitto con lo IOR - "La Banca Vaticana" - guidato dal cardinale Paul Marcinkus, il quale, senza neanche informare il Patriarca, aveva ceduto la Banca Veneta - che si occupava di assicurare assistenza ai più bisognosi - al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
Nel 1977 poi, ci fu l'incontro con suor Lucia, l'unica superstite dei tre pastorelli a cui, nel 1912, apparve la Madonna a Fatima. Il dialogo con la suora lo turbò molto, sebbene non si sia mai saputo cosa effettivamente si dissero in quell'occasione.
L'anno successivo, Paolo VI morì, in un momento difficile per il nostro Paese: Aldo Moro, presidente della Dc, era stato da poco assassinato dalle Brigate Rosse, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone si era dimesso, ed era stato eletto Sandro Pertini.
Senza nemmeno rendersene conto, Luciani si ritrovò tra i candidati alla successione di Pietro. Il 10 agosto lasciò Venezia, per l'inizio del Conclave che, solo dopo sedici giorni, portò alla sua elezione. Ancora una volta Dio aveva scelto lui. Decise di chiamarsi Giovanni Paolo in onore dei suoi due predecessori, ai quali era molto legato, e riconoscente per la fiducia datagli. Proprio questa sua obbedienza senza condizione, questo suo voler sempre garantire il bene degli altri sopra ogni cosa, lo avevano portato lì.
Aveva sempre voluto "accontentare tutti" e cercò di farlo anche da Papa. Infatti, nonostante il suo pontificato durò soltanto trentatré giorni, Luciani riuscì ad operare diversi cambiamenti. Abolì il "pluralia maiestatis", rivolgendosi quindi al popolo non più con il "noi", ma dando del "tu". Fu il primo a introdurre l'usanza di affacciarsi al balcone, per salutare i fedeli in Piazza San Pietro, subito dopo l'elezione. Chiese delle indagini interne, in merito soprattutto agli affari dello IOR, guidato ancora da Marcinkus. Insomma, nonostante l'insicurezza e la preoccupazione, nonostante il peso delle responsabilità, cercò come sempre di mettercela tutta. Purtroppo, però, non ebbe molto tempo. Il 28 settembre del 1978, dopo appena un mese dalla sua nomina, Papa Giovanni Paolo I venne ritrovato morto nel suo letto, per un infarto miocardico. C'è chi ha anche ipotizzato non si trattasse di una morte naturale, ma di un omicidio, sebbene non sia mai stato appurato nulla in tal senso.
Comunque siano andate le cose, però, la sua opera non è andata in fumo, e vive ancora oggi. Come viva e vitale è la sua immagine: un Papa magrolino, umile e semplice come un prete di campagna, che sapeva parlare al cuore della gente. E con quel sorriso che, a ragion del vero, molti hanno paragonato a quello di Dio.
Commenti
Posta un commento