ALBA AD ALTA QUOTA
Ore quattro del mattino. Scendo dal letto su "chiamata", dopo il vano tentativo - un'ora prima - di scattare in piedi al suono della sveglia, che invece ho spento senza rendermene conto, riaddormentandomi. Il profumo del caffé e il borbottio della macchinetta aiutano il risveglio dei sensi costretti, loro malgrado, a questa levataccia.
Tempo di vestirsi, indossare gli scarponi e saliamo sul fuoristrada. Obiettivo: vedere l'alba in montagna, a circa 2000 metri di altezza. Le previsioni meteo non promettono bene. Già in strada si vedono lampi in lontananza, ma la pioggia era prevista in tarda mattinata. Dopo aver percorso la strada provinciale 26 - che da Lagonegro (PZ) conduce a Moliterno (PZ) - sforzandoci di mantenere gli occhi aperti, arriviamo alle pendici del Monte Sirino, il nostro obiettivo. Lasciamo la provinciale e ci inerpichiamo per la strada che conduce in cima - dove vi è il Santuario della Madonna della Neve (Madonna di Sirino) - asfaltata per gran parte del suo percorso. Nonostante sia ancora scuro, è bellissimo osservare la natura ancora dormiente, assopita. Come assopite sono alcune vacche che, ogni tanto, spuntano qua e là: sui bordi della strada, sugli spiazzi erbosi, dietro i cespugli.
Arriviamo così all'ultimo tratto di montagna, sterrato e sconnesso. Con marce ridotte e quattro ruote motrici inserite, il fuoristrada comincia ad arrampicarsi aggrappandosi saldamente al terreno.
In breve tempo arriviamo in cima, dove si trovano la cappella della Madonna e il rifugio dei pellegrini.
Il cielo è nuvoloso, ma arrivare lì su non è stato vano. Lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi è meraviglioso. Una fascia di colori, variabili dal rosso al rosa, dall'arancione al giallo, si staglia all'orizzonte, illuminando le punte dei monti e sovrastando la vallata, sormontata da batuffoli di nebbia che sembrano delineare il confine tra terra e cielo, tra realtà e fantasia.
Pian piano il cielo si schiarisce, e i colori dell'alba cominciano a confondersi con l'azzurro, come mescolati su una tavolozza da pittore. Sono circa le cinque e venticinque, il sole dovrebbe sorgere a momenti, ed infatti, in breve tempo, lo vediamo far capolino da una nuvola. Ma, d'improvviso, la nebbia sale su avvolgendo tutto, come i fumogeni ad un concerto rock. Abbiamo appena il tempo di salire in macchina che di colpo comincia a piovere. Scendiamo adagio lungo le coste della montagna, districandoci tra fango e buche, e pian piano ritorniamo di nuovo sulla strada provinciale che ci ha ricondotti a casa.
Se non ci avesse colto la pioggia, avremmo potuto vedere molto di più, ma comunque ne è valsa la pena. Non c'era modo migliore di cominciare una giornata che con un'alba ad alta quota!
Ore quattro del mattino. Scendo dal letto su "chiamata", dopo il vano tentativo - un'ora prima - di scattare in piedi al suono della sveglia, che invece ho spento senza rendermene conto, riaddormentandomi. Il profumo del caffé e il borbottio della macchinetta aiutano il risveglio dei sensi costretti, loro malgrado, a questa levataccia.
Tempo di vestirsi, indossare gli scarponi e saliamo sul fuoristrada. Obiettivo: vedere l'alba in montagna, a circa 2000 metri di altezza. Le previsioni meteo non promettono bene. Già in strada si vedono lampi in lontananza, ma la pioggia era prevista in tarda mattinata. Dopo aver percorso la strada provinciale 26 - che da Lagonegro (PZ) conduce a Moliterno (PZ) - sforzandoci di mantenere gli occhi aperti, arriviamo alle pendici del Monte Sirino, il nostro obiettivo. Lasciamo la provinciale e ci inerpichiamo per la strada che conduce in cima - dove vi è il Santuario della Madonna della Neve (Madonna di Sirino) - asfaltata per gran parte del suo percorso. Nonostante sia ancora scuro, è bellissimo osservare la natura ancora dormiente, assopita. Come assopite sono alcune vacche che, ogni tanto, spuntano qua e là: sui bordi della strada, sugli spiazzi erbosi, dietro i cespugli.
Arriviamo così all'ultimo tratto di montagna, sterrato e sconnesso. Con marce ridotte e quattro ruote motrici inserite, il fuoristrada comincia ad arrampicarsi aggrappandosi saldamente al terreno.
In breve tempo arriviamo in cima, dove si trovano la cappella della Madonna e il rifugio dei pellegrini.
Il cielo è nuvoloso, ma arrivare lì su non è stato vano. Lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi è meraviglioso. Una fascia di colori, variabili dal rosso al rosa, dall'arancione al giallo, si staglia all'orizzonte, illuminando le punte dei monti e sovrastando la vallata, sormontata da batuffoli di nebbia che sembrano delineare il confine tra terra e cielo, tra realtà e fantasia.
Pian piano il cielo si schiarisce, e i colori dell'alba cominciano a confondersi con l'azzurro, come mescolati su una tavolozza da pittore. Sono circa le cinque e venticinque, il sole dovrebbe sorgere a momenti, ed infatti, in breve tempo, lo vediamo far capolino da una nuvola. Ma, d'improvviso, la nebbia sale su avvolgendo tutto, come i fumogeni ad un concerto rock. Abbiamo appena il tempo di salire in macchina che di colpo comincia a piovere. Scendiamo adagio lungo le coste della montagna, districandoci tra fango e buche, e pian piano ritorniamo di nuovo sulla strada provinciale che ci ha ricondotti a casa.
Se non ci avesse colto la pioggia, avremmo potuto vedere molto di più, ma comunque ne è valsa la pena. Non c'era modo migliore di cominciare una giornata che con un'alba ad alta quota!
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