I SOLITI IGNOTI: LA SPERANZA ALL'ITALIANA
26 luglio 1958. Nelle sale italiane esce un film destinato a fare epoca. Una vera e propria pietra miliare della cinematografia italiana: "I soliti ignoti".
La banda degli "ignoti". Da sinistra: Renato Salvatori, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni.
La regia è affidata ad uno dei più grandi maestri del nostro cinema, Mario Monicelli. Il cast, poi, oserei definirlo stellare. Tutti attori ed attrici destinati ad avere successo sul grande schermo:
Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Memmo Carotenuto. Per non parlare della straordinaria partecipazione di Totò.
Il film - il cui titolo originale doveva essere "Le madame", poi cambiato perché considerato offensivo nei confronti delle forze dell'ordine - narra la storia di un gruppo di ladruncoli romani che, in preda alla misera e alla fame, decidono di fare un colpo che li sistemi per tutta la vita: svaligiare la cassaforte del Monte di Pietà. Tutto comincia con Cosimo (Memmo Carotenuto) che finisce in carcere per un furto d'auto ed apprende lì la dritta per il colpo al Monte: la stanza in cui si trova la cassaforte, infatti, ha un muro in comune con un appartamento sfitto dello stesso stabile.
Così, Cosimo chiede al suo compagno di lavoro, il vecchio "Capannelle" (Pisacane), di cercare qualcuno che faccia la "pecora", ovvero vada in carcere al posto suo, assumendosi la colpa in cambio di denaro. Capannelle prova con tutti i suoi amici del giro: il giovane Mario (Salvatori), il siciliano Michele "Ferribotte" (Tiberio Murgia), Tiberio il fotografo (Mastroianni), ma nessuno accetta. Così, decide di puntare sugli incesurati e la scelta cade su un certo Peppe detto "Er Pantera"(Gassman), pugile squattrinato e dedito al k.o. , che pur di fare un po' di soldi, accetta. Ma, una volta costituitosi, il commissario non gli crede e sbatte lui e Cosimo in galera. Peppe viene a sapere dell'idea del colpo da Cosimo, e uscendo di prigione (con la condizionale, in quanto incensurato) si reca subito da suoi ex amici per organizzare il colpo.
Alcune scene; a sinistra, Renato Salvatori e Claudia Cardinale. A destra, Vittorio Gassman e Memmo Carotenuto.
Così partono gli appostamenti, i furti del materiale per organizzare il colpo - come la cinepresa rubata a Porta Portese con il trucco del "braccio rotto"- ed anche le "lezioni" dal maestro scassinatore Dante Cruciani (Totò) che, nonostante sia sotto sorveglianza della polizia, campa vendendo "batterie" complete per i colpi e tenendo corsi su come aprire le casseforti.
La prima difficoltà si ha quando gli "ignoti" scoprono che l'appartamento di fianco al Monte non è sfitto, bensì abitato da due anziane signore. Allora Peppe decide di sedurre la giovane servetta che lavora da loro, Nicoletta (Carla Gravina), per avere informazioni e scegliere il momento opportuno per agire. Ma finisce per innamorarsi di lei, al punto di restituire - una volta entratone in possesso - le chiavi dell'appartamento pur di non farle avere guai. Così, dopo la rinuncia di Mario - che nel frattempo si è anche innamorato della sorella di Michele, la bella Carmela (Claudia Cardinale) - il colpo si fa. Gli ignoti seguono alla lettera le istruzioni, arrivano anche a sfondare la parete che li avrebbe portati dritti alla cassaforte, ma purtroppo la parete è quella sbagliata e così finiscono per irrompere nella cucina della casa stessa, dove si consoleranno con un bel piatto di pasta e ceci.
Gli "ignoti" con Dante Cruciani (Totò).
Consiglio a tutti coloro che non hanno mai visto questo film di provvedere quanto prima.
Innanzitutto, perché è un capolavoro della cinematografia italiana che è impossibile non conoscere. Poi perché, oltre la regia di Monicelli - che è una garanzia assoluta - , gli interpreti sono tutti grandi attori che hanno davvero fatto la storia del nostro cinema, anche quelli spesso dimenticati, come Renato Salvatori - noto a tutti per il ruolo di Salvatore nella trilogia di Dino Risi "Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari"- , oppure Tiberio Murgia - il sardo che inventò "il siciliano", avendo sempre interpretato lo stereotipo dell'uomo siculo, bassino, coi capelli neri tirati indietro dalla brillantina e i baffetti appuntiti - qui alla sua prima interpretazione, essendo stato scoperto proprio da Monicelli.
Il successo del film è tale che nel 1959 viene prodotto un sequel, per la regia di Nanni Loy, "Audace colpo dei soliti ignoti", con quasi tutto il cast precedente eccetto Marcello Mastroianni il cui posto viene preso da Nino Manfredi. Inoltre nel 1985, per la regia di Amanzio Todini, esce "I soliti ignoti vent'anni dopo", con tre dei personaggi storici: Gassman, Mastroianni e Murgia. Un nostalgico quanto amaro bilancio di come sia cambiato il Paese in vent'anni - soprattutto Roma - in cui i protagonisti ricordano con nostalgia i tempi andati.
Perché, a mio avviso, la particolarità del film "I soliti ignoti" è quella di aver reso, con allegria e spirito, l'atmosfera dell'Italia di sessant'anni fa.
È ambientato a Roma, ma può essere esemplificativo per qualsiasi grande città del tempo: l'Italia della ripresa economica, del benessere che però non ha raggiunto tutti. Perché, a fianco alle famiglie con una casa di proprietà e la Fiat 600 pagata a rate, c'erano anche uomini e donne che vivevano nelle borgate, nei quartieri più poveri, dove rubare era (quasi) l'unico modo per poter sopravvivere. Ed era un rubare per necessità, per aver la possibilità di procurari da mangiare e da vestire.
Il finale a "pasta e ceci".
Perché gli "ignoti" esistevano davvero. Ed erano proprio così: persone profondamente buone, costrette alla disonestà per necessità, non per precisa volontà di delinquere.
Il finale lo dimostra: nonostante sia andato male il colpo, la pasta e ceci che li allieta nella cucina dell'appartamento fa quasi dimenticare loro tutto il resto. Inoltre Peppe, quando, dopo il colpo, i vari protagonisti si sparpagliano per la città, si ritrova - sebbene contro la sua volontà - in mezzo ad una folla di persone in attesa di essere assunti "a giornata" in un cantiere, e si lascia trascinare nella mischia perché capisce che quella è la scelta migliore.
Credo che rivedere questo film, in un epoca non facile come la nostra, sia un vero e proprio toccasana. Dimostra come, davanti a qualsiasi difficoltà, ce la siamo sempre saputa cavare, grazie a quella "speranza all'italiana", fatta di ironia ed espedienti.
26 luglio 1958. Nelle sale italiane esce un film destinato a fare epoca. Una vera e propria pietra miliare della cinematografia italiana: "I soliti ignoti".
La banda degli "ignoti". Da sinistra: Renato Salvatori, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni.
La regia è affidata ad uno dei più grandi maestri del nostro cinema, Mario Monicelli. Il cast, poi, oserei definirlo stellare. Tutti attori ed attrici destinati ad avere successo sul grande schermo:
Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Memmo Carotenuto. Per non parlare della straordinaria partecipazione di Totò.
Il film - il cui titolo originale doveva essere "Le madame", poi cambiato perché considerato offensivo nei confronti delle forze dell'ordine - narra la storia di un gruppo di ladruncoli romani che, in preda alla misera e alla fame, decidono di fare un colpo che li sistemi per tutta la vita: svaligiare la cassaforte del Monte di Pietà. Tutto comincia con Cosimo (Memmo Carotenuto) che finisce in carcere per un furto d'auto ed apprende lì la dritta per il colpo al Monte: la stanza in cui si trova la cassaforte, infatti, ha un muro in comune con un appartamento sfitto dello stesso stabile.
Così, Cosimo chiede al suo compagno di lavoro, il vecchio "Capannelle" (Pisacane), di cercare qualcuno che faccia la "pecora", ovvero vada in carcere al posto suo, assumendosi la colpa in cambio di denaro. Capannelle prova con tutti i suoi amici del giro: il giovane Mario (Salvatori), il siciliano Michele "Ferribotte" (Tiberio Murgia), Tiberio il fotografo (Mastroianni), ma nessuno accetta. Così, decide di puntare sugli incesurati e la scelta cade su un certo Peppe detto "Er Pantera"(Gassman), pugile squattrinato e dedito al k.o. , che pur di fare un po' di soldi, accetta. Ma, una volta costituitosi, il commissario non gli crede e sbatte lui e Cosimo in galera. Peppe viene a sapere dell'idea del colpo da Cosimo, e uscendo di prigione (con la condizionale, in quanto incensurato) si reca subito da suoi ex amici per organizzare il colpo.
Alcune scene; a sinistra, Renato Salvatori e Claudia Cardinale. A destra, Vittorio Gassman e Memmo Carotenuto.
Così partono gli appostamenti, i furti del materiale per organizzare il colpo - come la cinepresa rubata a Porta Portese con il trucco del "braccio rotto"- ed anche le "lezioni" dal maestro scassinatore Dante Cruciani (Totò) che, nonostante sia sotto sorveglianza della polizia, campa vendendo "batterie" complete per i colpi e tenendo corsi su come aprire le casseforti.
La prima difficoltà si ha quando gli "ignoti" scoprono che l'appartamento di fianco al Monte non è sfitto, bensì abitato da due anziane signore. Allora Peppe decide di sedurre la giovane servetta che lavora da loro, Nicoletta (Carla Gravina), per avere informazioni e scegliere il momento opportuno per agire. Ma finisce per innamorarsi di lei, al punto di restituire - una volta entratone in possesso - le chiavi dell'appartamento pur di non farle avere guai. Così, dopo la rinuncia di Mario - che nel frattempo si è anche innamorato della sorella di Michele, la bella Carmela (Claudia Cardinale) - il colpo si fa. Gli ignoti seguono alla lettera le istruzioni, arrivano anche a sfondare la parete che li avrebbe portati dritti alla cassaforte, ma purtroppo la parete è quella sbagliata e così finiscono per irrompere nella cucina della casa stessa, dove si consoleranno con un bel piatto di pasta e ceci.
Gli "ignoti" con Dante Cruciani (Totò).
Consiglio a tutti coloro che non hanno mai visto questo film di provvedere quanto prima.
Innanzitutto, perché è un capolavoro della cinematografia italiana che è impossibile non conoscere. Poi perché, oltre la regia di Monicelli - che è una garanzia assoluta - , gli interpreti sono tutti grandi attori che hanno davvero fatto la storia del nostro cinema, anche quelli spesso dimenticati, come Renato Salvatori - noto a tutti per il ruolo di Salvatore nella trilogia di Dino Risi "Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari"- , oppure Tiberio Murgia - il sardo che inventò "il siciliano", avendo sempre interpretato lo stereotipo dell'uomo siculo, bassino, coi capelli neri tirati indietro dalla brillantina e i baffetti appuntiti - qui alla sua prima interpretazione, essendo stato scoperto proprio da Monicelli.
Il successo del film è tale che nel 1959 viene prodotto un sequel, per la regia di Nanni Loy, "Audace colpo dei soliti ignoti", con quasi tutto il cast precedente eccetto Marcello Mastroianni il cui posto viene preso da Nino Manfredi. Inoltre nel 1985, per la regia di Amanzio Todini, esce "I soliti ignoti vent'anni dopo", con tre dei personaggi storici: Gassman, Mastroianni e Murgia. Un nostalgico quanto amaro bilancio di come sia cambiato il Paese in vent'anni - soprattutto Roma - in cui i protagonisti ricordano con nostalgia i tempi andati.
Perché, a mio avviso, la particolarità del film "I soliti ignoti" è quella di aver reso, con allegria e spirito, l'atmosfera dell'Italia di sessant'anni fa.
È ambientato a Roma, ma può essere esemplificativo per qualsiasi grande città del tempo: l'Italia della ripresa economica, del benessere che però non ha raggiunto tutti. Perché, a fianco alle famiglie con una casa di proprietà e la Fiat 600 pagata a rate, c'erano anche uomini e donne che vivevano nelle borgate, nei quartieri più poveri, dove rubare era (quasi) l'unico modo per poter sopravvivere. Ed era un rubare per necessità, per aver la possibilità di procurari da mangiare e da vestire.
Il finale a "pasta e ceci".
Perché gli "ignoti" esistevano davvero. Ed erano proprio così: persone profondamente buone, costrette alla disonestà per necessità, non per precisa volontà di delinquere.
Il finale lo dimostra: nonostante sia andato male il colpo, la pasta e ceci che li allieta nella cucina dell'appartamento fa quasi dimenticare loro tutto il resto. Inoltre Peppe, quando, dopo il colpo, i vari protagonisti si sparpagliano per la città, si ritrova - sebbene contro la sua volontà - in mezzo ad una folla di persone in attesa di essere assunti "a giornata" in un cantiere, e si lascia trascinare nella mischia perché capisce che quella è la scelta migliore.
Credo che rivedere questo film, in un epoca non facile come la nostra, sia un vero e proprio toccasana. Dimostra come, davanti a qualsiasi difficoltà, ce la siamo sempre saputa cavare, grazie a quella "speranza all'italiana", fatta di ironia ed espedienti.
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