LE BASI DI UN SOLIDO FUTURO
Una "notte di lacrime e preghiere" si appresta ad essere, per molti studenti italiani, l'epilogo di questa giornata. Questa, almeno, era la descrizione che Antonello Venditti dava della propria "notte prima degli esami", nell'omonimo brano diventato un po' il manifesto di generazioni di maturandi.
Centinaia saranno i giovani che domattina, armati di vocabolari, penne e buona volontà, affronteranno la prima prova - identica per tutte le scuole - degli esami di stato.
Un tempo ufficialmente - oggi nell'accezione comune- si chiamava "esame di maturità", come ad indicare che il superamento dello stesso dovesse testare la preparazione e la consapevolezza raggiunti dallo studente. Che poi, effettivamente, se si possa giudicare adulto o meno uno studente sulla base dell'esito di un esame è molto discutibile.
Resta però, senz'altro, una prova importante. Rappresenta una fine, ma anche un inizio: la fine della adolescenza, della scuola dell'obbligo e della spensieratezza, ma anche l'inizio dell'età adulta, delle responsabilità e dei problemi.
Naturalmente, ciascun ragazzo vive questa esperienza in modo differente. La reazione varia da studente a studente: c'è chi è in ansia già da un mese prima e si è barricato in casa a studiare, in preda al panico, al caldo e all'ansia. Ci sono poi quelli - per certi versi da lodare- che invece riescono a mantenere un certo self-control, restando calmi e riuscendo anche, in poco tempo, a fare quello che la maggior parte dei cosiddetti "sgobboni" fanno in un mese, aiutandosi con sintesi, bignami dei testi e - soprattutto - tanta faccia tosta.
Al di là di tutto, però, un po' di paura c'è sempre. Sono convinto che anche la persona più "easy" di questo mondo passerà questa notte in agitazione.
Il motivo di tanta preoccupazione, però, credo non sia soltanto l'esame in sé: grosso modo, in base al profitto dell'intero anno ed alle medie aritmetiche, tutti gli studenti già sanno in anticipo quale sarà l'esito approssimativo del proprio esame.
La paura vera, invece, è il "dopo". Ci si rende conto - se non si è già consapevoli- che finita la scuola, quell'immensa "tortura" impostaci fin dai primi anni di vita, si raggiunge, finalmente, una maggiore libertà, una maggiore indipendenza, ma anche molte più responsabilità.
Si comprende come, d'ora in poi, ogni scelta segnerà la propria vita e che per ogni azione ci saranno delle conseguenze, a volte anche pesanti. Ed è forse proprio questa la preoccupazione più grande: la certezza di trovarsi nella condizione di dover abbandonare per sempre il mondo dei giochi e cercare di indirizzare la propria vita verso qualcosa di concreto. E nell'epoca del "provvisorio" ciò non è semplice.
C'è anche chi ha le idee ben chiare e sa già cosa vuole fare in futuro: alcuni, magari poco portati per lo studio, sono già pronti a gettarsi a capofitto nel mondo del lavoro. C'è chi invece è pronto per affrontare i test di ingresso alle università e seguire il proprio sogno, pieno di speranza e ottimismo. Ma ci sono anche gli indecisi, coloro che non sanno ancora bene cosa fare nel prossimo futuro. Sono quelli, forse, ad avere più paura di tutti. Dobbiamo far loro una colpa di questa indecisione? Certamente no. "Diciotto anni sono pochi, per promettersi il futuro" - cantava sempre Venditti, in un altro noto brano, ed aveva ragione. Capire cosa fare della propria vita quando si è (a mio avviso) ancora molto giovani, è abbastanza complicato.
Avendo superato da tempo queste "colonne d'Ercole" credo di essere in grado di dare un consiglio: non abbiate né paura, né fretta. Mantenete i nervi saldi, studiate e impegnatevi quanto più potete. Concentratevi sull'obiettivo e portate a casa il risultato, qualunque esso sia. Non sarà il voto che prenderete a valorizzare il vostro operato, ma la responsabilità e la consapevolezza con cui avrete affrontato la prova. Dopodiché, prendetevi una pausa: andate al mare, divertitevi, rilassatevi e datevi del tempo per pensare. Riflettete bene su ciò che davvero conta per voi. Lasciatevi consigliare, ma prendete sempre una decisione con la vostra testa. Seguite i vostri sogni, senza paura, e vedrete che riuscirete a fare grandi cose.
Lanciatevi nel vostro futuro, con prudenza ma senza paura. Siate consapevoli che ben altre prove vi attenderanno sul vostro cammino. Incontrerete degli ostacoli, è naturale, ma non permettete mai che ciò vi freni nel vostro percorso, ma bensì vi sproni a fare sempre meglio. "Gli esami non finiscono mai", diceva il grande Eduardo De Filippo, ma questi esami saranno le basi per costruire un solido e roseo futuro. In bocca al lupo!
Una "notte di lacrime e preghiere" si appresta ad essere, per molti studenti italiani, l'epilogo di questa giornata. Questa, almeno, era la descrizione che Antonello Venditti dava della propria "notte prima degli esami", nell'omonimo brano diventato un po' il manifesto di generazioni di maturandi.
Centinaia saranno i giovani che domattina, armati di vocabolari, penne e buona volontà, affronteranno la prima prova - identica per tutte le scuole - degli esami di stato.
Un tempo ufficialmente - oggi nell'accezione comune- si chiamava "esame di maturità", come ad indicare che il superamento dello stesso dovesse testare la preparazione e la consapevolezza raggiunti dallo studente. Che poi, effettivamente, se si possa giudicare adulto o meno uno studente sulla base dell'esito di un esame è molto discutibile.
Resta però, senz'altro, una prova importante. Rappresenta una fine, ma anche un inizio: la fine della adolescenza, della scuola dell'obbligo e della spensieratezza, ma anche l'inizio dell'età adulta, delle responsabilità e dei problemi.
Naturalmente, ciascun ragazzo vive questa esperienza in modo differente. La reazione varia da studente a studente: c'è chi è in ansia già da un mese prima e si è barricato in casa a studiare, in preda al panico, al caldo e all'ansia. Ci sono poi quelli - per certi versi da lodare- che invece riescono a mantenere un certo self-control, restando calmi e riuscendo anche, in poco tempo, a fare quello che la maggior parte dei cosiddetti "sgobboni" fanno in un mese, aiutandosi con sintesi, bignami dei testi e - soprattutto - tanta faccia tosta.
Al di là di tutto, però, un po' di paura c'è sempre. Sono convinto che anche la persona più "easy" di questo mondo passerà questa notte in agitazione.
Il motivo di tanta preoccupazione, però, credo non sia soltanto l'esame in sé: grosso modo, in base al profitto dell'intero anno ed alle medie aritmetiche, tutti gli studenti già sanno in anticipo quale sarà l'esito approssimativo del proprio esame.
La paura vera, invece, è il "dopo". Ci si rende conto - se non si è già consapevoli- che finita la scuola, quell'immensa "tortura" impostaci fin dai primi anni di vita, si raggiunge, finalmente, una maggiore libertà, una maggiore indipendenza, ma anche molte più responsabilità.
Si comprende come, d'ora in poi, ogni scelta segnerà la propria vita e che per ogni azione ci saranno delle conseguenze, a volte anche pesanti. Ed è forse proprio questa la preoccupazione più grande: la certezza di trovarsi nella condizione di dover abbandonare per sempre il mondo dei giochi e cercare di indirizzare la propria vita verso qualcosa di concreto. E nell'epoca del "provvisorio" ciò non è semplice.
C'è anche chi ha le idee ben chiare e sa già cosa vuole fare in futuro: alcuni, magari poco portati per lo studio, sono già pronti a gettarsi a capofitto nel mondo del lavoro. C'è chi invece è pronto per affrontare i test di ingresso alle università e seguire il proprio sogno, pieno di speranza e ottimismo. Ma ci sono anche gli indecisi, coloro che non sanno ancora bene cosa fare nel prossimo futuro. Sono quelli, forse, ad avere più paura di tutti. Dobbiamo far loro una colpa di questa indecisione? Certamente no. "Diciotto anni sono pochi, per promettersi il futuro" - cantava sempre Venditti, in un altro noto brano, ed aveva ragione. Capire cosa fare della propria vita quando si è (a mio avviso) ancora molto giovani, è abbastanza complicato.
Avendo superato da tempo queste "colonne d'Ercole" credo di essere in grado di dare un consiglio: non abbiate né paura, né fretta. Mantenete i nervi saldi, studiate e impegnatevi quanto più potete. Concentratevi sull'obiettivo e portate a casa il risultato, qualunque esso sia. Non sarà il voto che prenderete a valorizzare il vostro operato, ma la responsabilità e la consapevolezza con cui avrete affrontato la prova. Dopodiché, prendetevi una pausa: andate al mare, divertitevi, rilassatevi e datevi del tempo per pensare. Riflettete bene su ciò che davvero conta per voi. Lasciatevi consigliare, ma prendete sempre una decisione con la vostra testa. Seguite i vostri sogni, senza paura, e vedrete che riuscirete a fare grandi cose.
Lanciatevi nel vostro futuro, con prudenza ma senza paura. Siate consapevoli che ben altre prove vi attenderanno sul vostro cammino. Incontrerete degli ostacoli, è naturale, ma non permettete mai che ciò vi freni nel vostro percorso, ma bensì vi sproni a fare sempre meglio. "Gli esami non finiscono mai", diceva il grande Eduardo De Filippo, ma questi esami saranno le basi per costruire un solido e roseo futuro. In bocca al lupo!
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