C'ERA UNA VOLTA... LA "STANDA"!
Vent'anni fa, si concludeva, dopo oltre sessant'anni di attività, la storia della "Standa", la catena di grandi magazzini più famosa e diffusa d'Italia. Una storia cominciata a Milano, nel 1931, quando Franco Monzino, ex direttore dell'Upim (altra grande azienda del settore), fondò la "Società Anonima Magazzini Standard", con un capitale iniziale di 50mila lire.
Il nome venne cambiato in Standa (Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Abbigliamento) nel 1938, poiché le leggi fasciste impedivano l'utilizzo di nomi stranieri.
Il vero successo, però, arrivò dopo la Seconda Guerra, negli anni '50. La ripresa economica ed il consumismo avevano cambiato completamente le abitudini degli italiani.
La gente cominciava a spendere e comprare a dismisura. Ed invece di gironzolare per negozietti e botteghe, come si era sempre fatto, ecco risolto anche il problema del tempo, in una società che chiedeva di correre sempre di più: i grandi magazzini. Luoghi in cui era possibile trovare di tutto: vestiti, elettrodomestici, utensili vari, complementi d'arredo, giocattoli ed alimenti. Tutto in un unico meganegozio: più piani sovrapposti, raccordati tra loro da lunghe scale mobili. Corridoi infiniti, illuminati a giorno, musiche di sottofondo, che allietano i clienti durante la scelta degli articoli. Decine di commesse in divisa, sorridenti e pronte a soddisfare i desideri dell'acquirente di turno.
Il già citato "Upim" (il più piccolo), "La Rinascente" (quella più "chic") e la Standa, i principali magazzini italiani, furono una vera e propria rivoluzione per l'epoca. La Standa resta senz'altro la più ricordata.
Era amata da tutti, grandi e piccoli, genitori e figli: per i primi, era un posto in cui risparmiare un sacco di tempo, acquistando tanti prodotti di qualità, ma a prezzi abbordabili. Per i secondi, invece, era un vero e proprio luna park gratuito, dove correre, divertirsi e, magari, guadagnarsi anche un bel regalino. Quanti "babbo natale" hanno fatto la propria spesa alla Standa, e quanti bambini hanno comprato grembiuli, zainetti, penne, quaderni e diari per il rientro a scuola, dopo le vacanze passate al mare - magari con addosso costumi, ciambelle o braccioli acquistati negli stessi magazzini.
Avendo vissuto i miei primi anni di vita alla fine del ventesimo secolo, posso dire di aver conosciuto la Standa. È vero, erano gli ultimi anni di attività, quasi il declino, ma mi ritengo fortunato per aver avuto il privilegio di girare per quei corridoi e quegli scaffali. Ricordo di un bel castoro di peluche, a cui ero molto affezionato, che acquistai proprio in uno di questi magazzini. E ricordo, purtroppo, anche le vetrine vuote e gli enormi cartelli con su scritto "Sconti", "Fuori tutto", via via che i vari punti vendita cominciavano ad abbassare le serrande, prima della chiusura definitiva della catena, alle soglie del nuovo millennio.
Parlo del 1996-1997, praticamente gli ultimi anni di vita della società, il triste epilogo di una breve ma intensa ripresa cominciata dieci anni prima, col cambio di guida al comando. Infatti, la Standa ha una storia molto travagliata, ed ha avuto più proprietari. Nel 1966 Monzino, il fondatore, cedette la Standa alla Montedison, che acquistando vecchi locali dismessi o abbandonati, aprì nuovi punti vendita in tutta Italia. Dopo vent'anni, poi, l'allora patron della Montedison, Raul Gardini, vendette la Standa alla Fininvest di Silvio Berlusconi, allora semplice imprenditore. Era il 15 luglio del 1988, quasi trent'anni fa.
Quest'ultima ha lasciato che l'insegna "Standa supermercati" campeggiasse in molti negozi, anche fuori dall'Italia, fino al 2010, quando decise di abolirla definitavamente in favore della più apprezzata (secondo un sondaggio) Billa.
Così, con la scomparsa dell'ultima "costola" dell'ex regina dei grandi magazzini, la Standa scompariva definitivamente dalla scena. Ma il suo ricordo resta. Non solo nella mente e nel cuore degli italiani, ma anche - con qualche traccia - nei vecchi armadi, appeso ad una gruccia, nelle cucine e nelle soffitte delle case, come a dire: non è stato un sogno...c'era una volta la Standa!
Vent'anni fa, si concludeva, dopo oltre sessant'anni di attività, la storia della "Standa", la catena di grandi magazzini più famosa e diffusa d'Italia. Una storia cominciata a Milano, nel 1931, quando Franco Monzino, ex direttore dell'Upim (altra grande azienda del settore), fondò la "Società Anonima Magazzini Standard", con un capitale iniziale di 50mila lire.
Il nome venne cambiato in Standa (Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Abbigliamento) nel 1938, poiché le leggi fasciste impedivano l'utilizzo di nomi stranieri.
Il vero successo, però, arrivò dopo la Seconda Guerra, negli anni '50. La ripresa economica ed il consumismo avevano cambiato completamente le abitudini degli italiani.
La gente cominciava a spendere e comprare a dismisura. Ed invece di gironzolare per negozietti e botteghe, come si era sempre fatto, ecco risolto anche il problema del tempo, in una società che chiedeva di correre sempre di più: i grandi magazzini. Luoghi in cui era possibile trovare di tutto: vestiti, elettrodomestici, utensili vari, complementi d'arredo, giocattoli ed alimenti. Tutto in un unico meganegozio: più piani sovrapposti, raccordati tra loro da lunghe scale mobili. Corridoi infiniti, illuminati a giorno, musiche di sottofondo, che allietano i clienti durante la scelta degli articoli. Decine di commesse in divisa, sorridenti e pronte a soddisfare i desideri dell'acquirente di turno.
Il già citato "Upim" (il più piccolo), "La Rinascente" (quella più "chic") e la Standa, i principali magazzini italiani, furono una vera e propria rivoluzione per l'epoca. La Standa resta senz'altro la più ricordata.
Era amata da tutti, grandi e piccoli, genitori e figli: per i primi, era un posto in cui risparmiare un sacco di tempo, acquistando tanti prodotti di qualità, ma a prezzi abbordabili. Per i secondi, invece, era un vero e proprio luna park gratuito, dove correre, divertirsi e, magari, guadagnarsi anche un bel regalino. Quanti "babbo natale" hanno fatto la propria spesa alla Standa, e quanti bambini hanno comprato grembiuli, zainetti, penne, quaderni e diari per il rientro a scuola, dopo le vacanze passate al mare - magari con addosso costumi, ciambelle o braccioli acquistati negli stessi magazzini.
Avendo vissuto i miei primi anni di vita alla fine del ventesimo secolo, posso dire di aver conosciuto la Standa. È vero, erano gli ultimi anni di attività, quasi il declino, ma mi ritengo fortunato per aver avuto il privilegio di girare per quei corridoi e quegli scaffali. Ricordo di un bel castoro di peluche, a cui ero molto affezionato, che acquistai proprio in uno di questi magazzini. E ricordo, purtroppo, anche le vetrine vuote e gli enormi cartelli con su scritto "Sconti", "Fuori tutto", via via che i vari punti vendita cominciavano ad abbassare le serrande, prima della chiusura definitiva della catena, alle soglie del nuovo millennio.
Parlo del 1996-1997, praticamente gli ultimi anni di vita della società, il triste epilogo di una breve ma intensa ripresa cominciata dieci anni prima, col cambio di guida al comando. Infatti, la Standa ha una storia molto travagliata, ed ha avuto più proprietari. Nel 1966 Monzino, il fondatore, cedette la Standa alla Montedison, che acquistando vecchi locali dismessi o abbandonati, aprì nuovi punti vendita in tutta Italia. Dopo vent'anni, poi, l'allora patron della Montedison, Raul Gardini, vendette la Standa alla Fininvest di Silvio Berlusconi, allora semplice imprenditore. Era il 15 luglio del 1988, quasi trent'anni fa.
Cominciò così la ripresa - ma anche il canto del cigno - della Standa, che tornò alla ribalta nazionale
attraverso una martellante pubblicità sulle reti Mediaset - anch'esse di proprietà Fininvest- con testimonial molto noti al pubblico dell'epoca: Marco Columbro, Lino Banfi, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Wilma De Angelis ed Enzo Iacchetti.
Lo slogan "la casa degli italiani", con cui i magazzini furono rilanciati, è rimasto nel cuore di tutti coloro che consideravano, davvero, la Standa come la propria dimora.
Ma fu una rinascita breve. Infatti, nel 1998, Silvio Berlusconi decise di vendere la Standa, smembrandola: la parte tessile (abbigliamento) al "Gruppo Coin", che riconvertì tutti i magazzini in Ovs e Coin. La parte alimentare, invece, all'austriaca "Billa", gestita dall'azienda tedesca Rewe Group.Quest'ultima ha lasciato che l'insegna "Standa supermercati" campeggiasse in molti negozi, anche fuori dall'Italia, fino al 2010, quando decise di abolirla definitavamente in favore della più apprezzata (secondo un sondaggio) Billa.
Così, con la scomparsa dell'ultima "costola" dell'ex regina dei grandi magazzini, la Standa scompariva definitivamente dalla scena. Ma il suo ricordo resta. Non solo nella mente e nel cuore degli italiani, ma anche - con qualche traccia - nei vecchi armadi, appeso ad una gruccia, nelle cucine e nelle soffitte delle case, come a dire: non è stato un sogno...c'era una volta la Standa!
rimpiago quei periodi dal m69 al 98 poi sono andato in pensione e non ho assistito al declino ma ricordo estrma cortesia e grande affiatamento tra tutti i dipendenti dove il superiore ti dava del lei e ti diceva x cortesia faccia............. bei tempi tutta una grande famiglia
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