Passa ai contenuti principali
IL VERO "ADDIO" A CAROLINA


Ha attraversato rapidamente l'universo cinematografico italiano, tra gli anni '50 e '60. Poi, il ritiro dalle scene. Potremmo definirla una cometa. Ed infatti, anche il suo passaggio ha lasciato un segno, una scia.
Sto parlando di Anna Maria Ferrero, brillante attrice di cinema e televisione, scomparsa quest'oggi all'età di 84 anni. La notizia è stata comunicata da suo marito, Jean Sorel - anche lui attore - , con cui era sposata dal 1962.


Bella, minuta, aveva una "forte intensità negli occhi", come dichiarò Claudio Gora, attore e regista. Fu lui a scoprirla, a Roma, per strada. Le offrì subito una parte ne "Il cielo è rosso", del 1949, aprendole così le porte del cinema. La Ferrero prese parte ad oltre quaranta film e venne diretta dai più grandi registi del tempo: De Sica, Comencini, Lizzani, Monicelli, De Filippo, Bragaglia.
Compagna di Vittorio Gassman per ben sette anni, recitò al suo fianco in alcuni film ed anche in un "Amleto" per la Rai.
A mio avviso, però, una delle sue migliori interpetazioni resta senz'altro quella di "Carolina", nel bellissimo film di Monicelli, "Totò e Carolina", al fianco del principe Antonio De Curtis.
Anna Maria interpreta la parte di una giovane ragazza che - fuggita dal suo paese perché rimasta incinta - viene scambiata per una donna di vita e coinvolta in una retata della polizia. L'agente di polizia (Totò), che l'aveva prelevata per sbaglio, viene costretto dal suo commissario a ricondurla al suo paese, per evitare uno scandalo.
Al termine di varie peripezie, l'uomo - vedovo con padre e figlio a carico - fallito il tentativo di sistemarla presso qualche familiare, decide di prenderla con sé in casa.
Quest'ultimo particolare, come la caricatura di un agente di polizia proposta da Totò (considerata offensiva) o i temi scabrosi trattati (prostituzione, gravidanze prematrimoniali), furono la causa dei mille tagli a cui il film venne sottoposto dalla rigida censura dell'epoca. Solo qualche anno fa, infatti, la pellicola è stata riproposta integralmente. Anche il titolo inizialmente proposto venne rifiutato. Si sarebbe dovuto intitolare "Addio Carolina". Oggi, purtroppo, il momento dell'addio è arrivato davvero. Ciao Anna Maria!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...