ENZO TORTORA: LA TV CHE CI MANCA
18 maggio 1988. Enzo Tortora se ne va, a causa di un cancro che a poco a poco lo aveva consumato. In realtà, però, la sua "agonia" - umana e professionale - comincia molto prima: il 17 giugno del 1983, quando viene prelevato dai carabinieri, nel cuore della notte, ed arrestato con l'accusa di associazione camorristica e spaccio di droga. Secondo gli inquirenti, il popolare conduttore e giornalista, è un affiliato della N.C.O - la Nuova Camorra Organizzata - facente capo a Raffaele Cutolo, 'o prufessore. L'accusa proviene da due pentiti, Giovanni Pandico e Pasquale Barra, ai quali si aggiungono altri. Si tratta di tardivi "mea culpa" a scopo salvifico - per ottenere privilegi e sconti di pena.
Sembra un incubo. Tortora non riesce a spiegarsi quanto gli è accaduto. La gente non se lo spiega. Proprio lui, un volto amato della televisione di Stato, che dal 1977 conduce un programma di successo, "Portobello", ispirato al famoso mercatino londinese, con un pappagallo col becco giallo, un Bing Ben che dice stop, e 28 milioni di telespettatori ad applaudirlo.
È l'apice di un successo cominciato in radio, nel 1951, col programma "Campanile d'oro". La prima apparizione in tv, invece, cinque anni dopo, con "Primo applauso", in coppia con Silvana Pampanini. E poi "Campanile Sera", "La Domenica Sportiva" ed altri. Dopo un periodo passato in alcune tv regionali rientra in Rai nella seconda metà degli anni '70, tornando alla ribalta del pubblico con "Portobello".
È la televisione in giacca e cravatta, quella di Mike, Corrado e Pippo Baudo. La televisione "per bene", che entra in punta di piedi nelle case degli italiani, regalando sorrisi, gioie ed emozioni. Tortora fa parte di quel mondo, è quel mondo. O meglio era, fino a quel maledetto giorno in cui si ritrova catapultato in quel girone infernale, una spirale che sembra non arrestarsi più. Ci vollero quattro anni, tra carcere e arresti domiciliari - passando per l'elezione ad eurodeputato nelle liste del Partito Radicale di Marco Pannella - affinché la verità venisse a galla e Tortora fosse prosciolto completamente da ogni accusa. Esattamente quattro anni dopo l'arresto, il 17 giugno del 1987, con la sentenza di Cassazione.
Ma l'amarezza, l'umiliazione, l'onta mediatica di cui fu vittima, non passeranno mai e resteranno come una macchia, indelebili nel suo animo, buono e generoso.
Riesce a salutare il suo pubblico. Il 20 febbraio del 1987, infatti, riappare in tv con "Portobello" e con quelle parole, quel "dove eravamo rimasti?" che entra nel cuore di un'Italia che l'ha amato ed ha continuato a farlo anche in quegli anni bui e dolorosi. Voleva ricominciare "come faceva una volta", disse quella sera. Ma non ebbe molto tempo. Poco più di un anno dopo, quel male assurdo se lo portò via, insieme alla signorilità e alla gentilezza di una televisione di cui sentiamo l'assenza.
18 maggio 1988. Enzo Tortora se ne va, a causa di un cancro che a poco a poco lo aveva consumato. In realtà, però, la sua "agonia" - umana e professionale - comincia molto prima: il 17 giugno del 1983, quando viene prelevato dai carabinieri, nel cuore della notte, ed arrestato con l'accusa di associazione camorristica e spaccio di droga. Secondo gli inquirenti, il popolare conduttore e giornalista, è un affiliato della N.C.O - la Nuova Camorra Organizzata - facente capo a Raffaele Cutolo, 'o prufessore. L'accusa proviene da due pentiti, Giovanni Pandico e Pasquale Barra, ai quali si aggiungono altri. Si tratta di tardivi "mea culpa" a scopo salvifico - per ottenere privilegi e sconti di pena.
Sembra un incubo. Tortora non riesce a spiegarsi quanto gli è accaduto. La gente non se lo spiega. Proprio lui, un volto amato della televisione di Stato, che dal 1977 conduce un programma di successo, "Portobello", ispirato al famoso mercatino londinese, con un pappagallo col becco giallo, un Bing Ben che dice stop, e 28 milioni di telespettatori ad applaudirlo.
È l'apice di un successo cominciato in radio, nel 1951, col programma "Campanile d'oro". La prima apparizione in tv, invece, cinque anni dopo, con "Primo applauso", in coppia con Silvana Pampanini. E poi "Campanile Sera", "La Domenica Sportiva" ed altri. Dopo un periodo passato in alcune tv regionali rientra in Rai nella seconda metà degli anni '70, tornando alla ribalta del pubblico con "Portobello".
È la televisione in giacca e cravatta, quella di Mike, Corrado e Pippo Baudo. La televisione "per bene", che entra in punta di piedi nelle case degli italiani, regalando sorrisi, gioie ed emozioni. Tortora fa parte di quel mondo, è quel mondo. O meglio era, fino a quel maledetto giorno in cui si ritrova catapultato in quel girone infernale, una spirale che sembra non arrestarsi più. Ci vollero quattro anni, tra carcere e arresti domiciliari - passando per l'elezione ad eurodeputato nelle liste del Partito Radicale di Marco Pannella - affinché la verità venisse a galla e Tortora fosse prosciolto completamente da ogni accusa. Esattamente quattro anni dopo l'arresto, il 17 giugno del 1987, con la sentenza di Cassazione.
Ma l'amarezza, l'umiliazione, l'onta mediatica di cui fu vittima, non passeranno mai e resteranno come una macchia, indelebili nel suo animo, buono e generoso.
Riesce a salutare il suo pubblico. Il 20 febbraio del 1987, infatti, riappare in tv con "Portobello" e con quelle parole, quel "dove eravamo rimasti?" che entra nel cuore di un'Italia che l'ha amato ed ha continuato a farlo anche in quegli anni bui e dolorosi. Voleva ricominciare "come faceva una volta", disse quella sera. Ma non ebbe molto tempo. Poco più di un anno dopo, quel male assurdo se lo portò via, insieme alla signorilità e alla gentilezza di una televisione di cui sentiamo l'assenza.
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