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CINEMA, MUSICA E LETTERATURA: LE "CAVERNE" D'OGGI

"La televisione è l'oppio dei popoli" - disse Leonardo Sciascia. Lui la intendeva come una vera e propria dipendenza. Ed in passato lo è stata. Oggi, invece, sarebbe più giusto parlare di "smartphonedipendenti" che di "teledipendenti".
Senz'altro, però, una cosa è certa: la televisione, come il cinema, la letteratura e la musica possono essere una cura per l'animo umano. Sono strumenti in grado di alleviare le nostre pene quotidiane - oltre che offrirci piacevoli passatempi.


Cominciamo da bambini, quando i nostri genitori ci leggono le favole oppure quando guardiamo i cartoni animati. Poi, crescendo, passiamo ai film, alle serie tv, alla musica e - per quelli più sensibili e audaci - ai libri.
Qual è il motivo? Perché, fin dalle nostre origini, sentiamo il bisogno di tuffarci nel mondo della fantasia?  Probabilmente perché la fantasia, il più delle volte, ci mostra il mondo così come lo vorremmo.
A guardare un film - anche drammatico - sembra tutto possibile: possono capitarti le peggiori sciagure, a volte anche le più improbabili. Il lieto fine, però, è sempre assicurato. Ed è proprio questo che distingue la realtà dalla finzione. Nei racconti, si parla di sofferenze, pene d'amore, malattie gravi. Ma quando si arriva all'ultima pagina - se si tratta di un libro - o alla fine del secondo tempo - se si tratta di un film - c'è sempre il colpo di scena, quello che mette tutto a posto.
Inutile raccontarsi bugie. Magari fosse così.
Purtroppo la realtà è ben diversa, e bisogna farci i conti ogni giorno. Come è possibile, però, vivere in un mondo del genere se non si ha la possibilità di evadere dalla realtà, anche solo per qualche istante? Ecco qui la soluzione: l'immaginazione. Attraverso l'estro di un musicista o di uno sceneggiatore, noi abbiamo la possibilità di estraniarci, di entrare in un'altra dimensione, in grado di allietarci, anche se solo per poche ore o qualche minuto.
Credo che tutti possiamo essere paragonati un po' all'uomo della caverna, quello di cui parla Platone nel noto "Mito della caverna". Dice il filosofo che, all'interno di una caverna, degli uomini sono incatenati faccia al muro, in modo tale da non poter vedere cosa ci sia alle loro spalle. L'unica cosa che vedono, sono le ombre - di persone e cose al di fuori della caverna - che un fuoco proietta sulla parete che hanno davanti. Questi individui credono, pertanto, che quelle ombre siano persone e cose vere, non avendo mai visto altro.
A questo punto, Platone dice che l'uomo dovrebbe liberarsi di quelle catene, uscire dalla caverna e raggiungere la luce del sole, in modo tale da rendersi conto di come sia davvero il mondo reale ed imparare, così, a distinguerlo dalla falsità. Io - umilmente- mi sono permesso di fare un'ipotesi.
Sono convinto che, se uno di quegli uomini uscisse dalla caverna - dopo essersi fatto per anni una sua idea sul mondo e sulle cose - rimarrebbe talmente deluso che preferirebbe ritornare di corsa dentro e ricominciare a fantasticare su quelle ombre.
Non è quello che ci capita quotidianamente? Ognuno di noi ha una "caverna" in cui rifugiarsi per scappare dai propri problemi. Basta accendere la tv o il computer. Infilare le cuffiette dell'Ipod, andare al cinema, oppure prendere un libro in mano, ed il gioco è fatto.
 I dialoghi di un film, le pagine di un romanzo o il testo di una canzone, sono in grado di avvolgerci, come un caldo abbraccio, di coccolarci e restituirci un po' d'ottimismo. Perché il grande pregio del cinema, della musica e della letteratura è questo: restituirci quella speranza che, al giorno d'oggi, ci manca sempre di più.
 "La vita non è un film", cantavano gli Articolo 31, ma a volte un film può aiutare a vivere!

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