ADDIO: LA SPERANZA DI UN NUOVO INIZIO
Addio. Quante volte abbiamo pronunciato questa parola? Per scherzo o no, almeno un centinaio di volte. "Addio vacanze!" o "Addio estate!", dicono gli studenti dopo aver letto le date d'esame della sessione estiva. "Si, addio!", esclamiamo quando ci sembra ormai tutto perduto.
E poi ci sono "gli addii", quelli veri, che fanno male: l'addio ad una persona cara che viene a mancare, l'addio alla persona amata, l'addio ad un sogno. È capitato a tutti. Dire addio, nell'accezione comune, significa prendere consapevolezza che qualcosa sia finito, che da quel momento nulla sarà più come prima.
Ma è davvero così? Non è forse vero che dietro questa semplice parola si nasconde la voglia di non rassegnarsi, di sperare ancora?
Certamente ci viene in aiuto l'origine del termine. La parola "ADDIO", infatti, deriva da "A DIO", ovvero "Ti raccomando a Dio, ti metto nelle mani di Dio", o "ci metto nelle mani di Dio".
Sembra più la volontà di affidare al Padreterno un eventuale sviluppo che rassegnarsi ad una conclusione. In altre parole, sollevare noi, comuni mortali, dal decidere l'evolversi di una situazione ed affidare all'Eterno il compito di scrivere il resto della storia. Che vuol dire questo?
A mio parere che, in realtà, l'addio non è mai una pietra tombale, il capolinea di un lungo viaggio.
È più una richiesta di aiuto dall'Alto per risolvere un problema che non siamo in grado di sbrogliare da soli. Possiamo anche fare un altro esempio: pensiamo alla morte. La morte può essere intesa anche - per chi crede - un addio alla vita terrena in attesa di quella ultraterrena. Quell'addio al nostro caro defunto non è forse un saluto in attesa di ritrovarsi in quell'Oltre in cui alcuni di noi sperano?
La stessa cosa penso si possa dire dell'amore. Quando due innamorati si separano - magari non per loro volere, ma per contrarie vicissitudini - non sperano forse che sia solo un allontanamento momentaneo e che ci sia ancora, in fondo, un futuro per loro? Io penso di sì. Per questo ritengo che l'addio non sia "la fine", ma la speranza di un nuovo inizio.
Addio. Quante volte abbiamo pronunciato questa parola? Per scherzo o no, almeno un centinaio di volte. "Addio vacanze!" o "Addio estate!", dicono gli studenti dopo aver letto le date d'esame della sessione estiva. "Si, addio!", esclamiamo quando ci sembra ormai tutto perduto.
E poi ci sono "gli addii", quelli veri, che fanno male: l'addio ad una persona cara che viene a mancare, l'addio alla persona amata, l'addio ad un sogno. È capitato a tutti. Dire addio, nell'accezione comune, significa prendere consapevolezza che qualcosa sia finito, che da quel momento nulla sarà più come prima.
Ma è davvero così? Non è forse vero che dietro questa semplice parola si nasconde la voglia di non rassegnarsi, di sperare ancora?
Certamente ci viene in aiuto l'origine del termine. La parola "ADDIO", infatti, deriva da "A DIO", ovvero "Ti raccomando a Dio, ti metto nelle mani di Dio", o "ci metto nelle mani di Dio".
Sembra più la volontà di affidare al Padreterno un eventuale sviluppo che rassegnarsi ad una conclusione. In altre parole, sollevare noi, comuni mortali, dal decidere l'evolversi di una situazione ed affidare all'Eterno il compito di scrivere il resto della storia. Che vuol dire questo?
A mio parere che, in realtà, l'addio non è mai una pietra tombale, il capolinea di un lungo viaggio.
È più una richiesta di aiuto dall'Alto per risolvere un problema che non siamo in grado di sbrogliare da soli. Possiamo anche fare un altro esempio: pensiamo alla morte. La morte può essere intesa anche - per chi crede - un addio alla vita terrena in attesa di quella ultraterrena. Quell'addio al nostro caro defunto non è forse un saluto in attesa di ritrovarsi in quell'Oltre in cui alcuni di noi sperano?
La stessa cosa penso si possa dire dell'amore. Quando due innamorati si separano - magari non per loro volere, ma per contrarie vicissitudini - non sperano forse che sia solo un allontanamento momentaneo e che ci sia ancora, in fondo, un futuro per loro? Io penso di sì. Per questo ritengo che l'addio non sia "la fine", ma la speranza di un nuovo inizio.
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