Passa ai contenuti principali
CONOSCERE È RICORDARE


Mezzo secolo. È passato mezzo secolo da quel 4 aprile del 1968 : Martin Luther King, pastore protestante nero, leader della propaganda non violenta a favore dell'integrazione tra i popoli (bianchi e neri) veniva ucciso da un cecchino, mentre rincasava nel suo motel - dopo aver partecipato allo sciopero organizzato dai netturbini locali - a Memphis, nel Tennessee.





Si concludeva così il suo "dream", il suo sogno. "I have a dream" furono le quattro parole con cui aprì il suo famoso discorso a Washington, nel 1963. Parlava di un sogno di speranza : un mondo in cui tutti fossero uguali a parità di sesso, colore della pelle ed estrazione sociale. Sogno che, tuttora, in molti paesi, resta un'utopia. "Ciò che è accaduto accadrà" diceva Seneca. Ed infatti il passato è un eterno presente. Dopo di lui (King) altre persone si sono battute e si battono ancora per gli stessi ideali. Tanti altri hanno subito gli stessi soprusi degli afroamericani all'epoca dei ghetti. Noi stessi italiani, emigrati in America a partire dal ventesimo secolo, siamo stati ghettizzati, ovvero "rinchiusi" all'interno di quartieri-recinto, come appestati in quarantena. Anche nel nostro stesso Paese qualcosa di simile è accaduto nel passato. Negli anni '60 del secolo scorso, i cartelli "non si affitta ai meridionali" - affissi sulle palazzine - non consentivano ai nostri padri, ai nostri nonni di poter trovare un luogo pulito, dignitoso, dove sistemarsi appenna arrivati nel Nord industrializzato, con la valigia di cartone e poche lire in tasca, alla ricerca di una vita migliore, per sé e per i propri figli. Oggi capita lo stesso a tanta povera gente onesta - perché ce n'è - che arriva qui da noi per sfuggire alla fame, alla guerra nel proprio paese. Può sembrare ripetitivo a molti parlare sempre delle stesse cose: fatti, persone, circostanze ormai fin troppo note - ma forse non abbastanza.
Se però si smette di esercitare la memoria, se si dimentica è impossibile far si che questo mondo possa cambiare. Se non si è consapevoli di ciò che è stato non si può dar vita ad alcuna mutazione. Perché se non si ricorda, si dimentica, e se si dimentica significa che non si conosce davvero. Come diceva Platone: "Conoscere è ricordare".

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...