Passa ai contenuti principali
TRENT'ANNI FA CI LASCIAVA RENATO SALVATORI, IL "POVERO MA BELLO"

In punta di piedi: se ne andò via così Renato Salvatori, ormai da qualche anno lontano dai riflettori - per sua spontanea volontà. Era il 27 marzo del 1988. Aveva appena compiuto 55 anni. Era nato infatti il 20 marzo del 1933 a Querceta di Seravezza, in provincia di Lucca, in piena Versilia.

Salvatori e Marisa Allasio in "Belle ma povere".


Figlio di uno scalpellino, cominciò a lavorare giovanissimo facendo i mestieri più disparati. In estate, invece, faceva il bagnino a Forte Dei Marmi. Fu scoperto, durante un provino, dal regista Luciano Emmer che gli offrì una piccola parte nel film "Le ragazze di piazza di Spagna", del 1952, dove interpretava il fidanzato di una delle "ragazze", la bellissima Lucia Bosè .



Renato Salvatori  a sinistra con Lucia Bosè, a destra con Belinda Lee. I film sono rispettivamente "Le ragazze di piazza di Spagna"e "I magliari".


Alto, biondo e di bell'aspetto, Salvatori ottenne subito il favore del pubblico. La notorietà, però, arrivò tra il 1956 e il 1958, con il ruolo di Salvatore nella trilogia di Dino Risi ,"Poveri ma belli", "Belle ma povere" e "Poveri milionari", al fianco di Maurizio Arena, Marisa Allasio, Alessandra Panaro e Lorella De Luca. Un meraviglioso spaccato della Roma degli anni '50: giovani scapestrati - Arena e Salvatori -, scansafatiche e un po' "farfalloni", ma profondamente buoni ed ingenui che - al termine della saga - finiranno per sposarsi e metter su famiglia con le rispettive sorelle (interpretate dalla Panaro e dalla De Luca). Discreto successo ebbero anche "La nonna Sabella" del 1957, per la regia di Dino Risi ed il seguito, "La nipote Sabella", del 1958, per la regia di Giorgio Bianchi -  in cui recitò con Tina Pica e Sylva Koscina.
Sempre nell '58 partecipò a "I soliti ignoti", film cult di Mario Monicelli, dove interpretava la parte di Mario, uno degli "ignoti" che tentarono il colpo al Monte di Pietà e conquistarono pasta e ceci. La celebre banda di ladri sgangherati era composta da: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Carlo Pisacane (Capannelle) e l'esordiente Tiberio Murgia - il famoso "Ferribotte"- , con la partecipazione straordinaria del grande Totò. Salvatori poi, insieme ad alcuni di loro, partecipò anche al sequel "Audace colpo dei soliti ignoti", del 1959, per la regia di Nanni Loy.
Oltre che nei ruoli comici, diede però prova del suo talento anche in ruoli drammatici, come nel film " I magliari" (1959) di Francesco Rosi, al fianco di Alberto Sordi e della bellissima attrice britannica Belinda Lee.

Salvatori ne "I soliti ignoti", a sinistra, con Marcello Mastroianni; a destra con Alain Delon in "Rocco e i suoi fratelli".

La sua massima interpretazione drammatica è comunque considerata quella di Simone, nel film di Luchino Visconti , "Rocco e i suoi fratelli", del 1960 -  ispirato al romanzo "Il ponte della Ghisolfa" di Giovanni Testori. Sul set di questo film conobbe la sua futura moglie, l'attrice francese Annie Girardot, con la quale ebbe poi una figlia, Giulia, anch'ella attrice. Inoltre, strinse una importante amicizia con l'attore Alain Delon - che nel film interpretava Rocco - che lo volle con sé in alcune produzioni, durante la sua crisi artistica. Infatti, dopo il periodo d'oro, a cavallo tra gli anni '50 e '60, che lo vide protagonista al cinema - ma anche sui rotocalchi nell'ambito della "paparazzata" Dolce Vita romana - la sua presenza al cinema andò via via diradandosi. Negli anni '70 le sue apparizioni divennero sempre più sporadiche. Forse proprio per questo, deluso ed un po' amareggiato, si rifugiò nell'alcol. Arrivò anche a separarsi dalla moglie, nonostante rimasero comunque in buoni rapporti.
Ai primi degli anni '80, infine, decise definitivamente di lasciare il cinema, in cui non si riconosceva più. Cambiò definitivamente mestiere, divenendo responsabile delle relazioni esterne presso il Gabinetto dell'allora Ministro dei Trasporti, Claudio Signorile. Era il 1984. Quattro anni dopo se ne andò, ormai indebolito dalla cirrosi epatica - a causa dell'abuso d'alcol - scomparendo così, nel silenzio, insieme al "suo" cinema : quello che lo aveva visto protagonista e che - come aveva lui stesso capito - non sarebbe tornato più.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...