OGNUNO HA IL SUO IPERURANIO IN TESTA MA LA VITA REALE E' DIVERSA, PERO'...
"Ognuno ha il suo Iperuranio in testa ma la vita reale è diversa". Questo pseudo-aforisma l'ho inventato io. Ricordo che ero in viaggio, come al solito immerso nei miei pensieri. Guardavo fuori dal finestrino dell'auto. Era un momento particolare perché, sebbene non lo dessi a vedere, stavo un po' giù. Avevo avuto una brutta delusione. Con quella frase, che mi venne in quell'istante, cercavo di spiegare a me stesso come stessero davvero le cose.
Chi come me è un profondo sognatore sa benissimo di cosa sto parlando. E' difficile per quelli come noi, perennemente con la testa fra le nuvole, riuscire ad essere obiettivi. Ci lasciamo sempre trasportare dal sentimento, dalle convinzioni profonde radicate in noi.
Iperuranio, per chi non lo sapesse, è il termine con cui il filosofo Platone definisce "il mondo delle idee", ovvero una sorta di universo parallelo, al di là della volta celeste, in cui vivono le Idee, entità perfette ed immutabili. Senza voler esser troppo "filosofi", per capirci, si tratta di un mondo perfetto, ideale, un "paradiso" , situato al di là del mondo sensibile, quello in cui viviamo. Il mondo terrestre, in sostanza, rappresenta una brutta copia di questo mondo extraterrestre, ideale e perfetto. Quello che volevo indicare con quel termine, nel contesto della frase, è questo: ognuno di noi, anche l'individuo più razionale possibile, ama sognare. Desidera qualcosa. Spesso molte cose, e si illude di poterle ottenere. Ciascuno di noi ha " un Iperuranio in testa " , un suo mondo fantastico, in cui tutto sembra possibile, anche le cose più impensate. Una sorta di zona franca in cui rifugiarsi, specialmente quando si è tristi, abbattuti. Questo Iperuranio possiamo anche pensarlo come un libro, un film. Nei romanzi o nelle invenzioni cinematografiche sembra tutto possibile: il Bene vince sul Male, l'amore trionfa, le difficoltà si risolvono sempre. Magari in maniera rocambolesca, ma si arriva ad una conclusione. Però, purtroppo, il mondo "in carne ed ossa" è differente. Raramente il Bene vince sul Male ed i problemi si risolvono con uno schiocco di dita. In fondo, anche il più illuso di questo mondo lo sa. O almeno se ne rende conto, quando la vita lo riporta con i piedi per terra.
A me capita spesso. Sono particolarmente pronto a fantasticare, ad illudermi. Ed ogni volta, nonostante tutto, nonostante le delusioni, sono lì a sperare ancora. Spesso credo di avere addosso, fin dalla nascita, le famose "lenti azzurrate" di cui parlava il filosofo e matematico Leibniz, ovvero quelle lenti - le credenze, le apparenze - che impediscono all'uomo di vedere la realtà per quella che è, dandone invece una rappresentazione sfalsata.
Pensiamo sempre di sapere come stiano le cose quando invece, nella maggior parte dei casi, non sappiamo nulla. Però, alla fine, resto convinto di una cosa: per quanto immaginare, fantasticare, credere in un mondo diverso, possa rischiare di farci soffrire, penso che sia l'unico modo che l'uomo ha per sopravvivere. Forse è illusione anche questa? Voglio credere di no.
"Ognuno ha il suo Iperuranio in testa ma la vita reale è diversa". Questo pseudo-aforisma l'ho inventato io. Ricordo che ero in viaggio, come al solito immerso nei miei pensieri. Guardavo fuori dal finestrino dell'auto. Era un momento particolare perché, sebbene non lo dessi a vedere, stavo un po' giù. Avevo avuto una brutta delusione. Con quella frase, che mi venne in quell'istante, cercavo di spiegare a me stesso come stessero davvero le cose.
Chi come me è un profondo sognatore sa benissimo di cosa sto parlando. E' difficile per quelli come noi, perennemente con la testa fra le nuvole, riuscire ad essere obiettivi. Ci lasciamo sempre trasportare dal sentimento, dalle convinzioni profonde radicate in noi.
Iperuranio, per chi non lo sapesse, è il termine con cui il filosofo Platone definisce "il mondo delle idee", ovvero una sorta di universo parallelo, al di là della volta celeste, in cui vivono le Idee, entità perfette ed immutabili. Senza voler esser troppo "filosofi", per capirci, si tratta di un mondo perfetto, ideale, un "paradiso" , situato al di là del mondo sensibile, quello in cui viviamo. Il mondo terrestre, in sostanza, rappresenta una brutta copia di questo mondo extraterrestre, ideale e perfetto. Quello che volevo indicare con quel termine, nel contesto della frase, è questo: ognuno di noi, anche l'individuo più razionale possibile, ama sognare. Desidera qualcosa. Spesso molte cose, e si illude di poterle ottenere. Ciascuno di noi ha " un Iperuranio in testa " , un suo mondo fantastico, in cui tutto sembra possibile, anche le cose più impensate. Una sorta di zona franca in cui rifugiarsi, specialmente quando si è tristi, abbattuti. Questo Iperuranio possiamo anche pensarlo come un libro, un film. Nei romanzi o nelle invenzioni cinematografiche sembra tutto possibile: il Bene vince sul Male, l'amore trionfa, le difficoltà si risolvono sempre. Magari in maniera rocambolesca, ma si arriva ad una conclusione. Però, purtroppo, il mondo "in carne ed ossa" è differente. Raramente il Bene vince sul Male ed i problemi si risolvono con uno schiocco di dita. In fondo, anche il più illuso di questo mondo lo sa. O almeno se ne rende conto, quando la vita lo riporta con i piedi per terra.
A me capita spesso. Sono particolarmente pronto a fantasticare, ad illudermi. Ed ogni volta, nonostante tutto, nonostante le delusioni, sono lì a sperare ancora. Spesso credo di avere addosso, fin dalla nascita, le famose "lenti azzurrate" di cui parlava il filosofo e matematico Leibniz, ovvero quelle lenti - le credenze, le apparenze - che impediscono all'uomo di vedere la realtà per quella che è, dandone invece una rappresentazione sfalsata.
Pensiamo sempre di sapere come stiano le cose quando invece, nella maggior parte dei casi, non sappiamo nulla. Però, alla fine, resto convinto di una cosa: per quanto immaginare, fantasticare, credere in un mondo diverso, possa rischiare di farci soffrire, penso che sia l'unico modo che l'uomo ha per sopravvivere. Forse è illusione anche questa? Voglio credere di no.
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